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Nata a Roma, all’età
di sei anni Marisa Muzi va ad abitare a Villa Strohl-Fern, dove a quei
tempi vivono Francesco Trombadori, Marcello Avenali, Carlo Levi, Carlo
Socrate, Ercole Drei, Lorenzo Guerrini e altri artisti della Scuola
Romana. L’aria impregnata di arte non la lascia incontaminata, ma la sua
prima passione è legata alla poesia. Il suo percorso pittorico, invece,
ha inizio nel 1985, l’anno dell’incontro con il suo primo maestro,
l’architetto Angelo Palloni, che la incoraggia a percorrere la strada
dell’arte, convincendola che la pittura è alla portata del suo mondo
fantastico e della sua sensibilità artistica. Da quel momento si impegna
affinché l’uso del pennello divenga strumento di espressione come lo è
la sua penna. Gli studi proseguono con Marina Haas, tedesca, che le
impartisce lezioni di prospettiva e disegno. Contemporaneamente
frequenta lo studio di Kristien De Neve, belga, che la guida negli
orizzonti dell’arte contemporanea. Con lei impara ad amare la materia e
sperimentare l’uso di tecniche e materiali sempre nuovi: argento,
sabbia, cemento, tessuti, cristalli, resine e pietre, uniti ad oli,
smalti e acrilici. Per esprimersi sceglie dei temi, che sono anche il
percorso della sua vita: la tartaruga (l’arrancare nella vita), i
bicchieri (la solidità e la trasparenza), gli uccelli (l’innalzarsi e
mantenere il volo), l’elefante con le sue orme (il frutto del vissuto,
la necessità di lasciare orme), i bambù che l’hanno accompagnata nei
suoi giochi fanciulleschi (che ora rappresentano barriere, gabbie o
rampe di lancio). |