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Roma, 22 luglio, h 18.00, "IL
TEVERE A ROMA - Da ferita nella Città a luogo di vita di coesione"
La valorizzazione del Tevere a
Roma (e, in subordine, dell’Aniene e dei corsi d’acqua secondari) può
considerarsi una sfida veramente strategica per l’Amministrazione
Capitolina, implicando molteplici aspetti di ricerca preliminare,
coinvolgimento partecipativo, azione, per un possibile piano a medio
termine dal grande impatto culturale e socio-economico, da seguire nel
tempo, oltre che nuovo esempio di “buona politica” nella gestione dei
beni pubblici. Le valenze interdisciplinari, intersettoriali e
interamministrative sono difatti tali e tante da dar luogo a una
complessità che inevitabilmente porta a
saturazione l’efficacia di
interventi parziali. Come per tutte le grandi Capitali, il fiume può
diventare risorsa e dimensione urbana speciale. Visto lo stato attuale
del Tevere a Roma, quasi corpo estraneo alla Città, per i più mero
toponimo (pur conosciuto in tutto il mondo), un’azione oculata darebbe
grandi risultati in termini di rapporto fra benefici e fondi impiegati,
al di là dei modi di reperimento; non basta, per renderlo attrattivo a
cittadini e visitatori, la pur necessaria manutenzione. Attorno a questa
linea che taglia Roma, e allo stesso tempo la lega sia al mare sia al
suo hinterland naturale (il bacino idrografico, o regione Tiberina), si
sintetizzano gli elementi chiave di una possibile geografia
dell’intervento urbano: |
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- l’inquinamento e la
protezione civile, ove il Tevere raccoglie sia influenze endogene sia
influenze esterne, considerando che le acque confluenti a Roma derivano
da 6 Regioni attraversate dal corso principale e dagli affluenti,
- gli ecosistemi e i parchi
urbani,
- l’urbanistica e le
periferie, con il fiume ad asse attorno cui la Città ha preso forma,
influenzata dallo stesso in maniera decisiva, sviluppandosi con
stratificazioni successive fino a poter percorrere e interpretare le
differenze sostanziali da una sponda all’altra, dal centro dell’urbe ai
lembi estremi, dalle zone curate alle zone degradate,
- la storia e le storie, la
cultura, l’architettura, l’arte, sia patrimonio acquisito sia nuova
creatività per mettere a frutto – anche con modalità minimaliste – un
ambiente molto particolare che attraversa la Città, trattabile
diversamente zona per zona,
- gli sport e le attività
ricreative, sia sull’acqua sia sulle sponde (canoa, canottaggio,
bicicletta, podismo, etc),
- le infrastrutture, i
trasporti e il turismo, su una via d’acqua dalle caratteristiche
stagionali molto discontinue, ma sempre caratterizzata da una
prospettiva affascinante per percorrere tratti significativi di Roma, se
il servizio è di qualità e risulta attrattivo, |
- l’associazionismo, coinvolto e ancor
più coinvolgibile per temi e quartieri,
- il recupero di aree utilizzabili,
abbandonate od occupate da attività abusive (spesso inquinanti),
- la regolamentazione, per coordinare
e semplificare amministrativamente gli interventi pubblici e privati, produttivi
e non, sottoposti a decine di pareri, fino a far cadere nel nulla anche i
migliori propositi,
- la comunicazione, l’educazione
ambientale, l’interesse didattico esemplificativo del fiume fra storia, natura,
culture, turismo, viver sano (attività con le Scuole). Il rilancio del Tevere
costituirebbe anche un grande laboratorio di coesione territoriale, integrando
competenze amministrative in orizzontale e in verticale, nonché progettando
interventi che coinvolgano “attori” pubblici e privati di diverse estrazioni,
per ottenere il miglior risultato complessivo.
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