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Nelle opere
bidimensionali come nelle sculture, il segno e la materia si incontrano
e si fronteggiano, si osservano a distanza e si distendono, seguendo un
moto ritmico e incessante che invita chi osserva a ricostruire con la
fantasia la lenta e paziente costruzione dell'opera, originata da
luminose e sapienti velature, sedimentazioni e increspature di materia
pittorica. I dettagli emergono da uno spazio sospeso dove la distanza e
il vuoto sono la misura tra le cose, in una nuova percezione di noi
stessi in relazione a ciò che ci circonda. Il vuoto, distinto da nulla,
è il campo in cui il minimo e il particolare assumono il massimo di
senso e di valore sulla transitorietà dell'esistente.
La mostra, visitabile
fino al 5 ottobre, consentirà al pubblico di scoprire il percorso
autonomo e personale di una giovane autrice di cui, in futuro, sarà
certamente interessante seguire gli sviluppi.
FOSCA ROVELLI.
Restauratrice diplomata in stucchi e affreschi, Fosca Rovelli affianca
alla sua attività professionale una ricerca artistica libera che spazia
tra le diverse discipline; in particolare, ama approfondire e riscoprire
in via del tutto sperimentale le tematiche legate alle tecniche
pittoriche tramandate negli antichi ricettari (come quelli di Cennino
Cennini e di Vitruvio) che la portano a riproporre, in chiave moderna,
tecniche ormai dimenticate come l’affresco, la doratura e l’encausto.
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