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Un capolavoro
caravaggesco mai prima esposto, uno spettacolare giardino effimero e un
emozionante tour in parchi storici tra i più belli (e privati) della
Toscana. Il tutto a Pienza, “Città Ideale”per definizione, a dominare
quel paesaggio, anzi quell’immenso giardino, unico al mondo che è la Val
d’Orcia. Dal primo all’11 maggio, per la ventinovesima edizione de
“Pienza e i fiori” promossa da Comune, Associazione Pro Loco e Centro
Commerciale Naturale “Città di Pienza”, con il sostegno di Bottega
Verde.
Cominciamo dal dipinto. Si tratta di stupenda ed inedita Natura Morta
di ambito caravaggesco, capolavoro di uno dei maggiori pittori
naturalisti toscani del XVII secolo: Simone del Tintore (Lucca,
1630-1708). Il dipinto proviene da una prestigiosa collezione privata e
rappresenta un raro esempio della qualità e dello stile pittorico di
questo artista. All’esposizione sarà collegata l’edizione di un catalogo
scientifico a cura di Francesca Baldassari famosa specialista del ‘600
fiorentino, autrice di moltissime pubblicazioni e monografie sulla
pittura toscana.
Ad ospitare il prezioso dipinto è il Museo del rinascimentale Palazzo
Borgia, in una Sala riservata alla sola opera ospite. Qui la Natura
Morta di Simone del Tintore resterà offerta all’ammirazione del
pubblico sino al 2 giugno. |
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Ai piedi del Palazzo,
nella perfetta geometria di piazza Pio II, gioiello architettonico della
cittadina senese Patrimonio Mondiale dell’Umanità, nello spazio di una
sola notte crescerà, come per magia, un meraviglioso giardino. Giardino
perfetto, vivo eppure effimero. Destinato a durare il tempo della Festa
dei Fiori, cioè i dieci giorni che intercorrono tra il primo e l’11
maggio, appunto. Un nuovo giardino ad ogni nuova edizione. Per quei
giorni, terra, siepi, alberi, fiori trasformano lo storico selciato in
un paradiso in terra, offrendo un volto verde alle pietre collocate
Bernardo Gambarelli detto il Rossellino e cesellate dai secoli. Il tema
di quest’anno, in linea con quello dell’opera d’arte che al giardino
funge da ideale “testimonial”, sarà il Giardino Rococò, a raccontare
un’altra pagina della grande storia del giardino che, anno dopo anno,
qui si rievoca.
Da un giardino effimero a giardini veri, lungo un itinerario verde che
si interpica e inoltra in città e in Val d’Orcia. Sarà possibile
visitare, per l’occasione, i magnifici giardini storici del territorio
di Pienza: il giardino di Palazzo Piccolomini e quello di Palazzo
Massaini, ma anche lo straordinario giardino di villa la Foce e gli
Horti Leonini di S. Quirico d’Orcia, in una emozionante carrellata che
passa in rassegna l’architettura verde dal Rinascimento al Novecento.
Il tutto in un contesto che non ha eguali nel pianeta, perché la valle è
solo in parte opera della natura. Per il resto a cesellarle così come
oggi appaiono è stato l’uomo, inseguendo un ideale rinascimentale di
pura bellezza. |
“Pienza e i fiori”
ospiterà quest’anno l’esposizione di un Pugnalone di Acquapendente (VT),
un grande mosaico di fiori e foglie (2.60 mt di larghezza per 3.60 mt di
altezza). Grazie, infatti, alla collaborazione con il Comune di
Acquapendente e la Pro Loco di Acquapendente sarà possibile avere un
assaggio dei Pugnaloni, la principale festa della cittadina dell’Alto
Lazio che si celebra ogni anno la terza domenica di maggio (quest’anno
il 18 maggio 2014). Le origini della festa dei Pugnaloni risalgono al
lontano 1166, quando Acquapendente si ribellò alla tirannia di Federico
I Barbarossa, distruggendo il castello simbolo del potere imperiale,
trovando la forza nell’evento straordinario della fioritura di un
ciliegio secco, preso a simbolo dell’oppressione degli aquesiani. Da qui
la comunità decise di ricordare ogni anno la riconquista della libertà,
e nel corso dei secoli la rievocazione ha subito le normali
trasformazioni del tempo arrivando alla meravigliosa festa che è oggi.
Il nome Pugnalone deriva da “pungolo”, e cioè l’attrezzo di ferro simile
ad una spatola infilato su un lungo bastone che gli fa da manico,
utilizzato per pulire l’aratro e per punzecchiare i buoi. Anticamente
era proprio il pungolo ad essere portato in processione ornato con i
rami di ginestra. Poi, con il passare dei secoli, sono nati i moderni
Pugnaloni realizzati da gruppi di giovani aquesiani che nei giorni
precedenti, fino a notte tarda, lavorano alla creazione dei maestosi
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