Paganico Sabino
festeggia il Primo Maggio con la Sagra dei Vertuti
Il ritorno alla vita e
la rinascita: è l’allegoria del Calendimaggio, la festa che nei secoli
passati salutava l’arrivo della buona stagione dopo il rigido inverno.
Una festa tipica di una tradizione contadina che è ancora fortemente
radicata nel borgo di Paganico Sabino, fra i più antichi della Valle
del Turano. Qui il primo maggio fra tradizioni, storie e leggende, ma
anche riti pagani e prelibatezze locali, si celebra il “Kalènnemàju” e
si festeggia con la Sagra dei Vertuti. “San Félìppu e Jàku, faccio a
Kalènnemàju, se mòro affonno, se nò ritorno”: è con questi versi che gli
abitanti del luogo e i visitatori daranno il via al rito al quale i
nostri antenati, timorosi di Madre Natura, facevano riferimento per
trarre le sorti della propria esistenza. Rigorosamente digiuni,
immergeranno tre ghiere di noci in un bicchiere colmo di vino
pronunciando l’arcano rito: se le noci resteranno a galla, quella in
arrivo sarà un’ottima stagione.
La festa si sposterà
poi a tavola con la 24° edizione della Sagra dei Vertuti, una zuppa di
legumi e cereali (fagioli, ceci, fave, grano, granturco) aromatizzata
con foglioline di timo selvatico e condita con l’olio d’oliva della
Sabina: un altro piatto legato ai tradizionali riti primaverili rivolti
come ringraziamento agli dei per la fecondità della terra, che sarà
servito insieme ai maccheroni al pomodoro, alle salsicce, alle
bruschetta e ovviamente al vino. |
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