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A complicare questa esperienza e
approfondire ulteriormente il suo senso di esclusione sono le relazioni
di fratellanza, ma anche di tensione, sia storicamente che ai giorni
nostri, tra questi paesi.
Ispirata dal film di Danis Tanovic del
2001, No Man’s Land, dove assurdi eventi mostrano come tre
soldati rimangono intrappolati nella terra di nessuno tra i due confini
della guerra della Bosnia-Erzegovina (1992-1995), nel 2011 Al Issa ha
cercato, volontariamente, di entrare per due giorni nella terra di
nessuno tra il Libano e la Siria. Cosa sarebe accaduto quando si fosse
tentata una simile stranezza? Quali sarebbero state le autorità
implicate, come avrebbero reagito e su quali basi? Che impatto avrebbero
avuto le specifiche condizioni delle relazioni tra Libano e Siria? E
quale sarebbe stata l’esperienza di esistenza al di fuori dello Stato -
Nazione, se cioè una simile esistenza fosse stata realizzabile?
Nell’installazione No Man's Land ( 8 km
– un tributo a Danis Tanovic) a 1Opera, Al Issa presenta la
documentazione di ricerca che ha condotto lungo il confine siriano –
libanese. L’autrice fa luce sui suoi sforzi di comprendere le nazioni, i
confini e le terre di nessuno e le sue esperienze finora delle
possibilità e impossibilità inerenti all’interno di esse, le complessità
e le assurdità di uno Stato -Nazione, del nazionalismo, dell’identità
nazionale, dell’appartenenza e dell’esclusione nel 21° secolo.
Nadia Al Issa
è una ricercatrice e operatrice culturale siriana, palestinese e greca,
che vive a New York, NY. Al Issa è attualmente laureata in Studi Storici
alla New School for Social Research. No Man's Land è stato
precedentemente esposto in Exposure, al Beirut Art Center, Libano (2011)
e parzialmente esposto in Segrete, Castel dell’ovo, a Napoli (2014).
Chiara Minieri |