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Qui le piegature della
carta, le sue lacerazioni e la sua “storia” diventano il simbolo delle
dinamiche interiori che la pittura riesce a materializzare, mantenendo
pur sempre una forma aperta, irrefrenabile e magmatica.
Come scrive
Gianluca Ranzi: “In queste opere l’idea ricorrente di una finestra
sbarrata che apre sulle dinamiche interiori e cerca di trattenere una
nebulosa di pittura e energia allo stato puro (I #2, 2014,
acrilico e collage su carta, 175x150 cm.), assume una grande efficacia
espressiva pur senza mai rinunciare a un sapiente controllo formale e a
una caratteristica riduzione minimale della composizione”.
Il rapporto con lo
spazio è quindi articolato e complesso, come avviene nelle ultime carte
chiamate genericamente e programmaticamente “Untitled”, in cui la figura
si allarga a macchia d’olio sul foglio lasciando margini di non-finito e
vuoti d’immagine in cui la pittura galleggia, scorre in rivoli ed
esplode nello spazio. In queste recentissime opere (come nel caso di
Untitled, 2014, acrilico su carta, 140x180 cm.) la ricerca di Simona
Caramelli assume la forza di un flusso inarrestabile che dal basso
spinge verso l’alto il contenuto del suo inconscio, usando un segno
incisivo e violento che libera e dà voce allo stato informe della
materia e delle memorie, spingendolo fino alla soglia dell’evidenza
formale e li trattenendolo come in una fugace apparizione restituita
perennemente alla vista. In questo caso il “senza titolo” rimanda
infatti a qualcosa che va oltre il quadro stesso e di cui ne costituisce
la sorgente.
Nel ciclo intitolato
“Hand” l’immagine fotografica di una mano inguantata intrisa di pittura
viene riprodotta in serie su lastre di ferro o sdoppiata e triplicata su
carta: se arcaiche sono la temperatura del colore e la lontananza
dell’immagine moltiplicata, attualissima è la conturbante efficacia del
simbolo del fare e della poiesi, di quel gesto liberatorio e sfrontato
che sottintende tutta la ricerca dell’artista. |