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7 NOVEMBRE - PROGRAMMA
MOZART-BUSONI
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Andantino dal Concerto K271
BACH-BUSONI
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Toccata e fuga in re minore
BWV 913
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Concerto e fuga in do minore
BWV 909
FRIEDRICH WILHELM MARPURG
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Partita in sol maggiore
Ouverture
Andantino
Presto
Da “Cinque suites per clavicembalo”
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Tambourins I, II e III
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Le coucou
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La plaintive Philis
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Les petits trots
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La frivole
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La Nymphe marine
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Le diable à quatre |
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Gentili spettatori,
da tempo desideravo dedicare una intera
tournée alle trascrizioni di Busoni, tema che mi è sempre stato
particolarmente caro e al quale ho dedicato la parte più avanzata dei
miei studi musicali e accademici: sono riuscito nel mio proposito e lo
scorso febbraio ho inaugurato alla celebre Sala dei Giganti di Padova
una serie di concerti che mi hanno portato in varie città d’Italia e a
Parigi raccogliendo sempre grandi consensi. Durante gli ultimi anni anni
ho suonato e studiato ciò che a mio avviso rappresenta la proiezione
storica di Bach e della sua musica nel modo più antifilologico ed
arbitrario si possa immaginare, eppure uno dei più affascinanti: l’idea
per la quale Bach debba essere monumentale ad ogni costo e che la sua
musica debba essere in ogni battuta la rappresentazione di una
trasfigurazione interiore e dell’anelito verso l’unicità e l’immensità
del suono. La costante ricerca del valore metafisico della musica
bachiana è un punto fermo nella poetica di Ferruccio Busoni che intende
la sua ricerca quasi come una vocazione religiosa, la base di un cammino
ascetico da percorrere verso il Parnaso del mondo pianistico (che
secondo il suo pensiero era Liszt, non a caso altro grande trascrittore
di Bach). Dopo aver conosciuto e amato Bach-Busoni posso senz’altro dire
che il puro Bach al pianoforte mi sembri più una sublime astrazione
matematica che musica pulsante, trovo che il puro testo bachiano sia
appositamente scritto per essere interpretato e vissuto, per non
fermarsi alla pura notazione e per cercare in esso significati che
senz’altro non sono dimostrabili come autentici e che di per sé non
aggiungono nulla ad un testo già perfetto nella sua sostanza, ma che lo
arricchiscono della componente profondamente umana ed intimamente
metafisica che Busoni ha conferito a queste pagine, trasformandole in
sue creature dotate di vita propria. |
Il paragone più prossimo mi viene con
Vincenzo Monti, il “gran traduttor dei traduttor d’Omero”: la sua Iliade
ha tali e tanti elementi di luce propria da costituire essa stessa
un’opera d’arte indipendente dalla trama omerica; allo stesso modo
Bach-Busoni è un universo di sentimento e di pensiero che pur con il più
profondo rispetto verso il testo bachiano (sia testimone di questo la
magnifica Bach-Busoni Ausgabe e l’opera di revisione di Busoni – da non
confondersi con quella di trascrittore - , tra le più acute e meno
invasive della storia della filologia bachiana) porta all’estremo un
atteggiamento ieratico e auratico del suo testo, trasformando magari un
passaggio veloce in un tratto di virtuosa agilità, un episodio corale in
masse accordali (la Vollere Setzung di Busoni, ossia l’armonia più
piena) o un cantabile in una sostenuta perorazione (la Freie Stimme di
Busoni, il concetto più o meno intraducibile che vagamente assomiglia a
“con voce libera” che è essenziale per la sua opera di revisore),
aggiungendo al testo musicale una componente spirituale che talvolta lo
equivale se non lo sovrasta. Vengo all’analisi dei brani in programma:
dopo le affascinanti timbriche postromantiche della trascrizione da
concerto dell’Andantino mozartiano (capolavoro assoluto di tecnica
coloristica e drammatica che dilata l’universo mozartiano in una
dimensione lirica dai tratti fortemente chiaroscurali) inizia la parte
dedicata a Bach-Busoni con la celebre Toccata e Fuga in re minore BWV
913 (nella versione di Busoni privata degli ultimi due movimenti), uno
studio di virtuosismo contrappuntistico, forse l’opera più strettamente
pianistica di quelle trattate questa sera: una toccata porta ad un
episodio vocale-religioso per sfociare in una fuga complessa e
particolarmente rigida, ideale per mettere alla prova l’esecutore, il
contrappuntista e forse anche l’ascoltatore attento. |
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Il Concerto e fuga in do minore BWV 909 è un brano
talmente poco eseguito che io stesso ne ho tenuta a Padova inaugurando questa
tournée la prima esecuzione pubblica nella versione busoniana e che da allora mi
porto con me in ogni programma dedicato a Busoni: si tratta di un poderoso
Concerto di stampo tardobarocco, carico di spunti e di anticipazioni perfino
romantiche, seguito da una fluida fuga che si condensa nel finale in una pagina
di vibrante solennità che ha pochi eguali nella poetica bachiana, sia pure nella
sua accezione trascritta e metafsica. Vi lascio poi alla parte dedicata a
Friedrich Wilhelm Marpurg (1718-1795), autore che ho riscoperto e portato anche
a Parigi nei miei programmi di concerto e di cui ho appena inciso l’integrale
delle opere per clavicembalo: sono certo che la bellezza, la freschezza e la
profondità di questi brani potranno trovare il vostro interesse e sarò davvero
felice se almeno uno di voi dopo questo mio concerto potrà ricordare il nome di
Marpurg tra i grandi della musica del Settecento europeo.
Francesco Mazzoli
FRANCESCO MAZZOLI
Francesco Mazzoli è nato a Verona nel 1988:
pianista, clavicembalista, organista e direttore d’orchestra è attivo a livello
nazionale ed internazionale con concerti e partecipazioni in Italia e in Europa.
Discende dalla scuola pianistica di Ferruccio Busoni, Carlo Zecchi e Arturo
Benedetti Michelangeli. Si perfeziona in direzione d’orchestra con il celebre
direttore Enrico De Mori di cui è tuttora assistente. Ha raccolto i consigli di
Pietro Spada, Martina Weindel
e di Claude Mercier Ythier. È stato più volte
ospite di alcune tra le raccolte di strumenti a tastiera più prestigiose del
mondo per provare i loro strumenti (Cité de la musique, Museo Carlo Schmidl,
collezione Tagliavini). Laureato in filosofia con il massimo dei voti con una
tesi su Ferruccio Busoni (premiata ad Empoli dall’omonimo Centro Studi Musicali)
si dedica attualmente con concerti, articoli, saggi e pubblicazioni
discografiche (di rilievo il disco “Bach on Pleyel harpsichord” pubblicato nel
2013 e recensito dalla critica specialistica internazionale) alla diffusione e
alla valorizzazione del clavicembalo moderno e della figura di Wanda Landowska
oltre ad essere da sempre attivamente impegnato nella valorizzazione di
Ferruccio Busoni e del suo pensiero estetico e musicale. Ha diretto solisti del
calibro di Andrea Bacchetti e ha già pubblicato 5 dischi tra cui prime
registrazioni mondiali, rarità assolute, l’integrale delle opere per
clavicembalo di F.W. Marpurg e brani tra i più celebri del repertorio sinfonico
e solistico. Nel biennio 2012-2013 è stato direttore artistico dell’Alliance
française e dal 2013 è direttore de La giovane classicità, nuova realtà musicale
e discografica che ha già raccolto le attenzioni del pubblico e della stampa
nelle sale più prestigiose. Sta per pubblicare come curatore e direttore
editoriale la prima incisione completa de La figlia di Iorio di Alberto
Franchetti su libretto di Gabriele D’Annunzio (diretta dal suo maestro De Mori)
seguita dalla relativa edizione cartacea con apparato critico: l’iniziativa ha
suscitato il vivo interesse della Fondazione Vittoriale degli Italiani che in
via eccezionale ha concesso il medesimo Vittoriale per la presentazione
concertata dell’opera il prossimo 29 novembre. I suoi dischi sono distribuiti a
Parigi e spesso presentati lì in appositi concerti, ma sono anche disponibili in
Italia insieme alle informazioni sulla discografia e le attività di Francesco
Mazzoli presso il sito de “La giovane classicità”
www.orchestradjk.org.
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