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Ma lo stesso
territorio oltre padano può – e deve! - essere considerato la patria
scientifica della Idnologia (branca della Micologia che studia i funghi
ipogei, quali i tartufi), poiché ha accolto le ricerche dello scienziato
che, di questa branca, è il riconosciuto padre fondatore: Carlo
Vittadini. Questi, giovane assistente presso la Facoltà di Botanica
dell’università di Pavia, già nel 1831 pubblicò la sua Monographia
Tuberacearum, opera che fu considerata dal mondo botanico la pietra
militare rivelatoria di un universo fino ad allora sconosciuto, quelli
dei Funghi Ipogei ; di colpo, grazie ai suoi studi, i tre Tuber
conosciuti in precedenza – rimasti tali per millenni – diventarono
sessanta, raggruppati in una nuova sistematica comprendente ben dodici
generi, dei quali undici sono tuttora in vigore.
Ancor più esplicativo
è ciò che si legge alla pagina 43 di Monographia Tuberacearum, dove, a
proposito della descrizione e classificazione di alcuni esemplari di
Tuber magnatum Pico (il tartufo bianco pregiato) rinvenuti in Oltrepò,
il Vittadini ne riferisce il luogo di ritrovamento, ed è questa l’unica
località citata nella Monografia: “Presertim circa Calcababbio – scrive
– in Iriae provincia” (Specialmente nei dintorni di Calcababbio, in
provincia di Voghera); a quei tempi Calcababbio era il nome di
Lungavilla, e alla città di Voghera era assegnato il ruolo di capoluogo
provinciale (il territorio era piemontese, e tale rimase fino alle
guerre di indipendenza).
Dunque, Carlo
Vittadini e l’Oltrepò Pavese: la scienza e un territorio, i tartufi e la
loro ricerca. Un’equazione indiscindibile, un binomio che consegna all’Oltrepò
– e a nessun altra località italiana! - la paternità scientifica di un
prodotto di nicchia di assoluto pregio. |