Se la pittura, il disegno, la
stampa d’arte di de Chirico escogitano tutti i mezzi per abbreviare il processo
della fattura, per raggiungere la durata minima, la sua scultura, non sembra
affatto assillata dalla stessa premura. Quasi tutte le opere tridimensionali
dechirichiane sono di bronzo, e il processo di trasposizione da una materia
all’altra richiede parecchie fasi successive: anche quando la forma si attua
come trasposizione diretta della “cosa”, quella cosa è costretta ad eternarsi
nel bronzo.
Del resto, uno dei temi
dominanti de Il grande Archeologo del 1970 è proprio l’antagonismo di forma e di
spazio. Si può dire che la forma nasce dalla distinzione dello spazio, raggiunge
la propria pienezza quando ha fatto intorno a sé il vuoto, quando cessa di
reagire alla luce e all’atmosfera, al vicino e al lontano, e determina da sé,
con il ritmo sicuro dei volumi e dei piani, le proprie condizioni prospettiche.
“Nell’opera pittorica e scultorea di Giorgio de Chirico e di Lisa Sotilis”
afferma Floriano De Santi “è facile dedurre come l’itinerario di una ricerca che
ha per tema il mito, che anzi s’identifica con il mythos, più si avvicina a noi
nel tempo più allontana il fuoco del suo obbiettivo. Si configura cioè come una
prospettiva rovesciata le cui linee di convergenza si dirigono verso il
riguardante e trovano il punto focale di congiunzione alle spalle del piano di
intersezione della nostra coscienza oltrepassandone la lucida superficie
riflettente.
È una
prospettiva che si allontana progressivamente dai Campi Elisi del mito dai quali
era partita per addentrarsi fra la nebbia del noumeno e dell’inespresso, verso
l’origine delle cose, in quello che Goethe nella Pandora aveva chiamato
“l’oscuro regno della possibilità mescolatrice delle forme”.
È una
prospettiva che indica la continuità di una linea, la persistenza d’un rapporto
– certo sempre più precario ed insidiato, ma forse più aperto a sollecitazioni –
con i grandi archetipi mitici che si rivelano ora spogli del loro aspetto
simbolico, “culturale”, che appaiono come qualcosa che insorge e si subisce
nella sua barbarica imminenza”.
Informazioni.
Centro culturale Caradium –
via Monte Ortigara, Carrè (Vi)
Orari: venerdì 16.00-19.00;
sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 / 15.00 - 19.30
Ingresso 5 euro
Linea diretta con la mostra:
MV Eventi – Tel. 3292812223 /
Mail.
info@mveventi.com
/ Web.
www.mveventi.com
Visite guidate (gruppo minimo
10 persone)
Tutti i giorni su prenotazione
al costo di 3 euro + biglietto d’ingresso
Prenotazioni al numero 329
2812223 o alla email:
prenotazioni@mveventi.com
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