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La Galleria d’Arte Contemporanea
Wikiarte
in Via San Felice 18 – Bologna
È lieta di invitarvi
sabato 29 novembre 2014
ore 18.00
All’ inaugurazione delle mostre di
DINA MONTESU
SUSANNE SEILKOPF
RUBENS FOGACCI
LUCIO RANUCCI
Quest'anno sta finendo il suo corso
irrepetibile, come il tempo e come l'arte. L'ambiente più attivo della
scena artistica bolognese, la Galleria Wikiarte, vive l'instancabile
mutarsi della creatività umana e riesce, grazie all'eterno spirito
giovane, a seguire e illustrare queste costanti dinamiche.
Scorrere, confluire, mescolarsi,
amalgamarsi sempre e comunque: questa è la linfa vitale delle creazioni
di Dina Montesu. I colori, sempre consapevoli della loro armonia
tonale, non si competono la tela ma l'abbracciano insieme, coprendola
delle lacrime o delle carezze filiformi di improvvise gioie o dolori.
Ogni tono a sempre una valenza ambigua:il rosso è forte per il riso
liberatorio o per il grido straziante, il giallo è fuoco di passione o
di odio, il blu è pace silente o malinconia inespressa. |
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I pattern policromi tessuti di segni
ripetitivi trasformano i lavori di Montesu in stati d'animo, umori che
ogni uno di noi vive diversamente e, dunque, interpreta diversamente
trovandosi a interagire con l'opera dell'arte. La libertà d'espressione
coincide, nell'immaginazione di Dina, con la libertà di sentire e di
farsi sentire.
L'emotiva libertà assoluta è, però,
priorità dell'innocenza infantile. Susanne Seilkopf lo sa da
sempre e da sempre si rifiuta ad abbandonare il privilegio di essere
bambina. Il suo mondo favoloso non rappresenta una rifugio per l'essere
contemporaneo, stanco dal frenetico delirio quotidiano. Il ricordo degli
anni passati diventa, bensì, un modus vivendi che permette la
generazione di un arte visionaria, ingenua ma non per questo innocua. I
fiori, i giocatoli, i cuccioli,le bambine invadono la superficie
creativa dovunque trasformandola in una finestra verso il passato che ci
risucchia e ci attira indietro negli anni come una macchina del tempo.
Tutto accade senza che ci accorgessimo, come un flash back, come un
ricordo che emerge dalla memoria e, a nostra insaputa, ci fa
intraprendere il viaggio di ritorno verso l'età dorata dell'infanzia.
L'aurea vita del figlio dell’ uomo si
legge anche nei grandi occhi brillanti dei personaggi di Rubens
Fogacci. E perché fantasia sia, le linee si sbizzarriscono e i
colori si accendono in immagini complete tra sogno e realtà. |
Le creature di Fogacci attraversano tuta
la storia dell'arte, trasformandosi in una sintesi tra fede
rinascimentale,mitologia manierista,policromia simbolista, le
deformazioni avanguardista ma anche la lucida superficie plasticata del
pop. Rubens è intento a "spogliare l'anima" dei suoi modelli, immaginati
o veri, umani o animali, vegetali o artificiali, per ottenere il vero
senso del fare arte. Il grande compito del creativo , nel caso di
Fogacci, è di ritrarre la vita, perché « La vita è un dono, dei pochi ai
molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non
hanno. » (Amedeo Modigliani).
Il pittore come unico vero testimone dei
suoi tempi è il credo anche di Luccio Ranucci: "La pittura – dirà
in una intervista nel 1980 – mi interessa particolarmente per la sua
incidenza sui fenomeni sociali e politici". Il grande esponente del
cubismo realista completa il viaggio nella vita del uomo, intrapreso dai
tre artisti già esaminati. Il compito di "parlare" a nome dell'umanità
si trasforma il grido contro la carenza sociale nei lavori di Ranucci.
Le sue figure sono immobili, silenti, assorti in una contemplazione
attiva del reale. L'artista decide di fissare l'osservatore, comunicando
non con le parole, ma con le presenze imminenti della nostra esistenza.
I lavori del grande avanguardista emanano un richiamo di riflessione su
ciò che eravamo, su ciò che siamo e perchè lo siamo. |
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