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La città di Ascoli
Piceno rende un omaggio importante allo scultore marchigiano Giuliano
Giuliani (Ascoli Piceno, 1954). Ad ospitare un’ampia selezione dei suoi
lavori è il Forte Malatesta di Ascoli che, con la sua scabra potenza,
offre una ambientazione ideale ad accogliere le pietre che l’artista ha
piegato alla loro nuova natura.
Il primo paesaggio di Giuliani, ove negli anni Settanta egli ha formato
il suo laboratorio d’immagine, è stato certo quello della cava di
famiglia, nell’entroterra marchigiano. Può dirsi che quell’alba del suo
fare gli sia rimasta lungamente nell’animo: ad essa egli è stato ed è
fedelmente avvinto, serbandone gelosamente i valori ideali e fattuali:
dal che deriva in prima istanza la peculiarità della sua opera. Da
allora – e poi sempre – il suo materiale d’elezione è stato il
travertino, con le sue forre profonde e le sue improvvise rivelazioni;
solo raramente Giuliani ha avvertito l’urgenza di aggiungere alla pietra
che ha scavato qualche elemento estraneo: gessi o materiali diversi,
sempre attinti dalla natura.
L’opera di Giuliani non è stata tuttavia un’esperienza tutta in sé
raccolta e tetragona alle suggestioni della ricerca plastica
contemporanea: in realtà il suo fare è figlio di un vasto scrutinio dei
vertici della scultura internazionale del secolo XX, a cominciare dal
suo primo amore per Brancusi. |
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Dopo quella lontana
suggestione, egli ha ripensato gli esiti della ricerca di Henri Moore al
tempo dell’incontro fecondo con il surrealismo; quindi è la ricerca
degli anni Quaranta e Cinquanta di Arp a sedurlo: quella volontà, in
particolare, tante volte dichiarata dall’artista alsaziano di dar vita
con la sua scultura a forme che, prossime ad una nuova nascita,
conservino però il sentore del grembo, senza ripetere nessuna forma già
esistente. Attraverso Arp, orienta infine Giuliani, soprattutto in certi
suoi passaggi d’anni Novanta, l’opera di Alberto Viani.
Da fonti diverse, dunque, oscillanti fra ricerche d’ordine astratto e
suggestioni umanistiche, muove Giuliani. Del quale forse troppo spesso,
all’opposto, s’è sottolineata soltanto la vocazione a una separatezza,
nell’eremo dei monti marchigiani, che se è certo reale condizione
d’esistenza, e rispecchia una vocazione profonda dell’animo, non ne ha
impedito uno sguardo largo e consapevole dato oltre, e ben oltre, quei
suoi confini.
L’esposizione ascolana è organizzata dal Comune di Ascoli Piceno, in
collaborazione con l’Associazione Mario Giuliani Onlus, ed è curata da
Stefano Papetti, responsabile scientifico delle raccolte museali di
Ascoli Piceno. L’allestimento della mostra è progettato e curato dallo
scenografo Graziano Gregori. La mostra raccoglie un’ampia selezione di
opere, alcune di dimensioni rilevanti, dagli anni Novanta alla sua
ultima produzione. |
In mostra verranno
presentate anche le fotografie in bianco e nero realizzate da Mario
Dondero, che documentano l’artista al lavoro e alcune delle sue opere
negli ambienti suggestivi della cava dove Giuliani da sempre lavora.
Un’ampia monografia sull’artista, a cura di Paola Bonani e Fabrizio
D'Amico, verrà pubblicata in occasione della mostra. Il volume
raccoglierà le testimonianze di Giuseppe Appella, Mario Botta, Eugenio
De Signoribus, Antonio Gnoli, Franco Marcoaldi, Paolo Mauri, Tullio
Pericoli, Davide Rondoni; i saggi critici di Mariano Apa, Paola Bonani,
Fabrizio D’Amico; le fotografie di Mario Dondero, oltre le immagini di
tutte le sculture in mostra al Forte Malatesta. Il volume è edito da
Lubrina Editore, Bergamo, con la cura editoriale di Arialdo Ceribelli.
info: www.giulianogiuliani.it
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campgnolo
www.studioesseci.net,
gestione1@studioesseci.net
tel. 049663499 |
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