Ma il desiderio irrefrenabile di sviluppare la componente
tridimensionale della pittura investe anche Alberto Savinio che entra
nella sfera dell’architettura senza per questo perdere la sua caratteristica
visionarietà. Da un celebre dipinto realizzato dal pittore romano nel 1930
L’isola dei giocattoli, Mendini, nel suo fare rabdomantico, estrapola un
arco monumentale che diventa lo scrigno delle cose segrete. Ma anche un luogo di
passaggio tra realtà e utopia. L’Archetto domestico di 240 centimetri di
altezza fa la sua incursione in mostra proponendo un dialogo inedito con un
grande dipinto, in stile saviniano realizzato nel 1986. Se, come afferma Mendini
“la mitologia è fonte infinita di utopie”, il percorso dell’esposizione prosegue
attraverso la messa in scena di un altro colloquio particolarmente ricco
d’implicazioni, quello con l’amico Ettore Sottsass con cui Mendini ha
condiviso il desiderio di liberare il design da ogni ipotesi di funzionalismo
restituendo agli oggetti un’anima scanzonata e ribelle. Sin dalla seconda metà
degli anni settanta, fianco a fianco durante l’epoca di Alchimia, sono
stati loro a dare un apporto fondamentale ad una nuova estetica, non più schiava
del progetto ma libera da condizionamenti dove la composizione nasce da segni
visivi adatti ad invadere ogni cosa scivolando su una specchiera o
arrampicandosi su Clarabella, un grande mobile-totem verticale del 2013
alto oltre due metri in legno laccato dipinto a mano esposto al Centro
Saint-Bénin. La mostra prevede anche l’incontro con Frank Stella,
protagonista dell’arte americana e anticipatore del movimento minimalista da
cui, in seguito, prenderà le distanze. Il fil rouge che unisce Mendini e
Stella è il Groninger museum nella cittadina olandese di Groningen inaugurato
nel 1994. L’edificio, che poggia sull’acqua come una nave e ha una straordinaria
assonanza con l’Isola dei giocattoli di Savinio, è stato concepito da
Mendini come un complesso polimaterico dove architettura, design e pittura
trovano una nuova coniugazione. Per questo straordinario progetto ha collaborato
anche Frank Stella che avrebbe dovuto realizzare il Padiglione di Arte Antica.
Ma la sua proposta, troppo provocatoria e azzardata, caratterizzata da un tetto
ondulato con due grandi foglie sovrapposte e da un pavimento inclinato, è
rimasta sulla carta. Oggi il progetto utopico e visionario di Stella viene
esposto in mostra in uno spazio dove compaiono elementi naturali stilizzati
accanto ad una serie di sculture realizzate da Mendini che suggeriscono la forma
della stella in un rimando sussurrato all’artista. E citando Friedrich Nietzsche
si potrebbe affermare: “Da quali stelle siamo caduti per incontrarci qui?”
Di fronte ad un outsider come Frank Stella non poteva che trovare posto
Maurizio Cattelan. Con lui Mendini (entrambi si sono fatti ritrarre con
le mani conserte e il cappello da sombrero, quasi fossero una copia affiatata
dei B movie) ha dato vita ad un duetto gustoso accostando la miniatura
della sua celebre Scivolavo, la sedia inclinata verso terra del 1975,
esempio emblematico del controdesign, con la reinterpretazione fotografica che
ne ha fatto Cattelan utilizzando la Scivolavo come specchio conturbante e
sensuale. Ma non c’è dubbio che la strana coppia (si conoscono da oltre
vent’anni e Mendini ha collaborato con i suoi disegni al catalogo della mostra
torinese Shit and Die curata da Cattelan) ha molti punti di contatto e
osservando Corpo vincolato del 1975 con Mendini legato non si può che
pensare ad un altro corpo vincolato, quello del gallerista di Cattelan appeso al
muro con lo scotch in un lavoro del 1999. “Il paradosso è garanzia di pensiero”,
afferma Mendini rivolgendosi a Cattelan ma forse anche a se stesso, come
dimostrano i lavori fotografici realizzati dal designer negli anni settanta
esposti in mostra come la lampada che non fa luce, il tavolo di vetro a forma di
bara, il bicchiere da cui non si può bere, la pacifica Armatura per
violino e violinista o il Monumentino da casa dove la sedia domestica
diventa un trono nell’esaltazione ironica dell’oggetto banale.
Ma cos’è un’opera d’arte? Secondo Cattelan “è la vita con le parti noiose
tagliate”. Un’affermazione che Mendini è pronto a sottoscrivere e lo conferma
anche il fumetto dedicato ai due da Massimo Giacon.
L’esposizione è accompagnata da un ampio catalogo monografico in italiano e
francese edito da Silvana Editoriale con interventi di Andrea Branzi, Germano
Celant, Alberto Fiz, Daria Jorioz e una raccolta di testi di Alessandro Mendini.
Architetto, designer e artista, Alessandro Mendini è nato a Milano nel 1931.
L’architettura non era un suo sogno di ragazzo. In realtà desiderava fare il
cartoonist o forse anche il pittore, fatto sta che nel 1959 si ritrova laureato
in architettura.
Lo Studio Nizzoli Associati è il suo primo luogo di lavoro.
Nel 1970 abbandona la progettazione architettonica per dedicarsi al giornalismo
specializzato in architettura e design. Dirige la rivista Casabella dal
1970 al 1976 e l’anno successivo fonda Modo che guida fino al 1979. E’
Giò Ponti, quello stesso anno, a consegnargli la direzione di Domus
incarico che prosegue sino al 1985. A distanza di 25 anni, da marzo 2010
riprende per dodici mesi e dodici numeri la direzione della rivista.
Negli anni settanta Mendini prende parte a gran parte delle esperienze di
radical design che vedono la luce in questo periodo. Nel 1973 è tra i
fondatori di Global Tools, un gruppo che fa parte del controdesign e si
oppone con forza alla tradizione proponendo tematiche nuove come il corpo, la
nuova edilizia, la comunicazione sociale e individuale. I membri del movimento
si riuniscono nella redazione di Casabella. Nel 1979 gli viene assegnato
il Compasso d’Oro per la sua attività di approfondimento teorico.
In questi anni pubblica anche libri che raccolgono le sue idee: Paesaggio
Casalingo (1978), Addio Architettura (1981) e Progetto Infelice
(1983).
Nel 1979 entra nello Studio Alchimia, fondato nel 1973 da Alessandro Guerriero,
che punta alla creazione di oggetti con riferimenti alla cultura popolare e al
kitsch, al di fuori della produzione industriale e della loro funzionalità. Una
sfida nei confronti dei principi progettuali per inseguire il sogno
alchimistico, per trasformare anche il materiale più povero in oggetti di
valore. Con lui lavorano, tra gli altri, Ettore Sottsass e Michele De Lucchi.
Nel 1981 vince con Alchimia un altro Compasso d’Oro per la realizzazione del
Mobile Infinito.
Nel 1989 apre, con il fratello Francesco, l'Atelier Mendini a Milano.
Realizza oggetti, mobili, ambienti, pitture, installazioni, architetture.
Collabora con compagnie internazionali come Alessi, Philips, Cartier, Bisazza,
Swatch, Hermès, Venini ed è consulente di varie industrie, anche nell’Estremo
Oriente, per l’impostazione dei loro problemi di immagine e di design.
E' membro onorario della Bezabel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, è
Chevaler des Arts et des Lettres in Francia, ha ricevuto l'onorificenza
dell'Architectural League di New York e la Laurea Honoris Causa al Politecnico
di Milano. E' stato professore di design alla Hochschule fur Angewandte Kunst a
Vienna ed è professore onorario all’Academic Council of Guangzhou Academy of
Fine Arts in Cina.
Ha organizzato diverse esposizioni e seminari in Italia e all’estero. I suoi
lavori si trovano in vari musei, nella collezione permanente del Gilmar Paper
Company, al Museo d’Arte Moderna di New York, negli archivi dell’Università di
Parma e al centro Pompidou di Parigi.
Con l’Atelier Mendini ha operato in diversi paesi progettando, tra l’altro, le
fabbriche Alessi a Omegna, la nuova piscina olimpionica a Trieste, alcune
stazioni della metropolitana e il restauro della Villa Comunale a Napoli, il
Byblos Art Hotel-Villa Amistà a Verona, i nuovi uffici di Trend Group a Vicenza,
il recupero di tre aree industriali con edifici destinati a spazi commerciali,
uffici, residence e abitazioni a Milano Bovisa, la passeggiata a mare di
Catanzaro Lido; una torre a Hiroshima in Giappone; il Museo di Groningen in
Olanda; un quartiere a Lugano in Svizzera; il palazzo per gli uffici Madsack ad
Hannover e un edificio commerciale a Lörrach in Germania, e altri edifici in
Europa e negli Stati Uniti. In Corea l’Atelier Mendini ha progettato la sede
della Triennale di Milano a Incheon, e a Seoul sviluppa vari lavori di
architettura, di interni e di design. Quest’anno gli è stato conferito il suo
terzo Compasso d’Oro, alla Carriera, l’European Prize for Architecture 2014 a
Chicago e la Laurea Honoris Causa dall’Accademia di Belle Arti di Wroclaw in
Polonia.
Alessandro
Mendini
Empatie
Un viaggio da Proust a Cattelan
Aosta, Centro Saint-Bénin, Via Festaz 27
13 dicembre 2014-26 aprile 2015
Mostra realizzata da: Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma
Valle d’Aosta
in collaborazione con l’Atelier Mendini
a cura di Alberto Fiz
Ingresso € 6,00 intero, € 4 ridotto, gratuito per i minori di 18 anni
Catalogo Silvana Editoriale (30,00 €) con testi di Andrea Branzi, Germano
Celant, Alberto Fiz, Daria Jorioz e Alessandro Mendini.
Per informazioni:
Assessorato Istruzione e Cultura
Attività espositive: tel. 0165.274401
Centro Saint-Bénin tel.0165.272687
u-mostre@regione.vda.it
www.regione.vda.it
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