La curatrice
Laura Cavallaro nasce a Catania il 3 aprile 1985.
Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrive all’Università di Catania
in Scienze dei beni culturali, dove si laurea nell’aprile 2008. Successivamente,
assecondando la sua più grande passione, si trasferisce ad Urbino, conseguendo
presso l’Università degli studi “Carlo Bo” la laurea specialistica in Storia
dell’arte, nel novembre 2011. Attualmente lavora a Catania presso il MacS –
Museo Arte Contemporanea Sicilia. Ha curato diversi testi critici, recentemente
quello relativo alla mostra “Sculture” del Maestro Gesualdo Prestipino (Catalogo
Edizioni MacS); collabora inoltre, per la sezione Arte, con il periodico
culturale “L’EstroVerso”.
Il testo critico della curatrice Laura Cavallaro -
L’ipertrofica leggerezza dell’essere
Immaginiamo per un attimo di entrare in una
dimensione nuova, fantastica ed audace, in sottofondo musica di giostre.
Immaginiamo di guardare noi stessi e gli altri con occhi nuovi, freschi,
entusiasti, gli occhi di un artista, gli occhi del Maestro Xu Hongfei: ecco
allora la realtà diventerebbe ipertrofica, ogni cosa si dilaterebbe oltremisura,
il pianeta stenterebbe a contenerci tutti, quasi si annullerebbero le differenze
degli uni con gli altri e tutto sarebbe smisuratamente tanto, forse troppo
diremmo, disorientati e spaventati dall’oltre-limite. Ma l’Arte sa spingersi
oltre, sa varcare tutte le soglie e parla un linguaggio universale. L’Arte è
duttile, malleabile, è finzione, funzione, è segno, sogno, è materia, senso, è
mezzo, tramite. L’arte avvicina ed allora può capitare e, guardatevi attorno, è
capitato, che un’artista cinese, uno scultore, si allontani dal suo Oriente per
avvicinarsi al nostro Occidente ed avvicinandosi trascina anche noi con i suoi
mezzi, cioè le sculture, in una dimensione di gioco, di divertimento, di
spensieratezza, di infanzia come quando da bambini tutto inevitabilmente appare
grande e sproporzionato.
Xu Hongfei sovverte i canoni di bellezza,
rivoluziona i codici estetici, ironizza, ammicca, svela, annulla le distanze,
conquista lo spettatore e lo fa interagire con l’opera d’arte, strappandogli un
sorriso ed uno scatto fotografico. Non c’è e non può esserci in Xu Hongfei la
maestosa classicità che si avverte di fronte ad una statua greca o il vibrante
turbamento al cospetto di un’opera michelangiolesca, né la sublime bellezza che
si ha davanti ad una scultura di Canova, piuttosto il pensiero va al pittore e
scultore colombiano Fernando Botero, notissimo in tutto il mondo per le sue
figure e composizioni dalle proporzioni esagerate. Mentre in Botero, però, è la
realtà stessa ad essere deformata e lui la racconta dettagliatamente ma come se
la osservasse attraverso un filtro in grado di azzerare il coinvolgimento
emotivo dell’artista, in Xu Hongfei lo spettatore può empaticamente riconoscere
donne che compiono azioni, a nostro dire, comuni ma in maniera straordinaria.
Tali immagini, fresche e gioviali, vanno a scombinare la tradizionale e
stereotipata raffigurazione delle donne orientali per restituircele in una
caricaturale e gioiosa monumentalità che le pone tuttavia in armonia con se
stesse e con lo spazio. L’artista, infatti, compie un’azione inversamente
proporzionale: nell’espandere le forme sembra
alleggerirle, nel dilatare i volumi racchiude l’essenza delle donne che esprime
nella disinvoltura dei loro atteggiamenti e nella trasparenza degli sguardi. Le
donne di Xu Hongfei sono belle perché enormemente piene e generatrici di
sentimenti positivi, prosperose perché rigogliose, abbondanti perché fertili. Se
ne vanno spigliate in bicicletta; portano sostenute il loro cane a spasso non
curandosi dei pensieri altrui; fanno sport, appassionate e con dedizione,
prorompentemente s-coperte da abiti succinti; consapevoli della loro
personalità non temono il confronto con donne slanciate e longilinee; esprimono
la loro innocenza nel giocare con i bambini ma sanno anche essere amanti
voluttuose che attendono con pazienza il loro compagno nelle calde sere estive e
quando danzano con lui sanno regalargli una romantica ed indimenticabile
emozione. Tutto ciò Xu Hongfei lo sa bene e rompendo quegli schemi e preconcetti
dei quali siamo costantemente bersagliati e bersaglio, propone, attraverso un
linguaggio artistico che fa riferimento all’Occidente, un messaggio dal forte
legame con la tradizione e cultura orientale e che è ben sintetizzato nel
pensiero del Maestro Liezi: « Il mio corpo è unito al mio centro, il centro è
unito all’energia, l’energia è unita allo spirito universale, lo spirito
universale è unito al mio essere». Laura Cavallaro
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