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PUBBLICO + PRIVATO
Buone pratiche di realtà culturali italiane
Vicenza, Palladio Museum
contra' Porti 11
12 dicembre 2013, ore 11,30

Comunicato Stampa - Invito

In tema di politiche per i beni culturali la domanda più diffusa di questi tempi è "che fare ?". Ma forse può essere utile anche un altro punto di osservazione: "cosa si sta già facendo di buono ?" e cosa si può fare per favorire chi concretamente ogni giorno sul territorio cerca nuove strade per creare cultura in Italia ?

La cifra del dibattito pubblico che il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza propone per giovedì 12 dicembre alle ore 11,30, presso il PalladioMuseum è quella della “positività”. Pur affrontando un tema, quello della “collaborazione pubblico e privato in cultura”, che ha forse più ombre che luci.

 

 

La scelta che il Presidente del CISA Amalia Sartori ha fatto è stata quella di ragionare sulle “buone pratiche di realtà culturali italiane” e su ciò che il Governo potrebbe fare per aiutare chi sta concretamente cercando strade nuove, invitando alcune realtà attive in settori totalmente diversi del mondo della cultura.

L'incontro, coordinato da Paolo Mieli, presidente di RCS Libri, propone a confronto l'esperienza della Fondazione "La Verdi" di Milano, illustrata dal suo Presidente Gianni Cervetti, della statunitense Fondazione Packard, illustrata da Paola Pesaresi, responsabile dell'Herculaneum Conservation Project, e - ma solo per dovere di ospitalità - l’esperienza del CISA Andrea Palladio, vissuta dal Presidente Amalia Sartori.
Il tutto alla presenza del Sottosegretario al Ministero Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, che dell’intervento privato in cultura ha esperienza sul campo, anche per aver ricoperto il ruolo di Presidente del FAI, altra realtà italiana di assoluta eccellenza.

Erogazioni liberali, sponsorizzazioni attive o passive, finanziarie o tecniche, parternariati, partecipazioni, co-partecipazioni, finanza di progetto. Le formule per una collaborazione pubblico-privato in cultura non mancano, anzi forse sovrabbondano. Eppure, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, la quantità di risorse che i veri privati - escludendo cioè le Fondazioni di origine bancaria - investono in cultura, sono davvero molto molto limitate.

Italiani insensibili o tutti troppo poveri? Verosimilmente no ma, più realisticamente, italiani (e stranieri) dissuasi dalle difficoltà di una burocrazia tendenzialmente chiusa sulla difensiva, forse impreparata a gestire rapporti su un piano di parità, pronta a accettare denaro ma inadatta a garantire un giusto ritorno a chi quei denari mette a disposizione o che quanto meno chiede di poter essere coinvolto nella verifica della loro efficace gestione.

Eppure è constatazione diffusa che per la cultura in Italia, senza l’apporto dei privati, non c’è storia. O si cambia radicalmente paradigma, strategia, pensiero, oppure i tempi saranno ancora più foschi.

"Proprio perché non vogliamo, né possiamo lasciarci guidare dallo sconforto - sostiene la presidente Sartori - abbiamo voluto raccontare, con questa tavola rotonda, come anche in Italia esistano best practices, realtà che hanno saputo piegare difficoltà normative, burocratiche, persino culturali e direi psicologiche, al maggior interesse pubblico: La Verdi sta sperimentando una forma di "azionariato popolare", la Fondazione Packard lavora fianco a fianco con la Soprintendenza negli scavi di Pompei, non solo mettendo le risorse, ma anche partecipando alla loro gestione. Esempi illuminanti di pratiche positive, di successi. Mai facili, tuttavia possibili. E perciò da studiare e emulare”.

 

 

 

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