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Il Centro Matteucci
per l'Arte Moderna prosegue nella sua indagine sul migliore
collezionismo italiano del secolo passato e dal 20 luglio al 3 novembre
2013 presenta nella sede di Viareggio la mostra Prima e dopo la
Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935.
Costruita intorno a un nucleo portante di opere provenienti da una
raffinata raccolta di arte italiana tra le due guerre, la rassegna
rappresenta una deliberata novità per il Centro Matteucci, sinora
impegnato a scandagliare in ogni mostra un'unica collezione: in questo
caso si è invece voluto ampliare lo sguardo rispetto al periodo storico
così ben rappresentato da quella raccolta e ricostruire, seppure
sinteticamente, un quadro più vasto, ripercorrendo con esempi di grande
qualità, scelti in poche e selezionate altre collezioni private, la
cultura artistica italiana negli anni che dalla Belle Epoque
attraversano la Grande Guerra, si nutrono felicemente del successivo
clima europeo del “rappel à l'ordre” e approdano agli esiti, lungamente
rimossi per ragioni ideologiche, ma ormai riconosciuti nel loro valore
internazionale, del rinnovato classicismo degli anni Venti e dei primi
anni Trenta. |
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La mostra si apre
dunque allo scoccare del XX secolo, quando si pongono le basi di tanta
parte dell'arte successiva, e prima di giungere agli anni tra le due
guerre appunta il suo interesse sull'avventura delle Secessioni Romane,
tanto affascinante quanto poco indagata dopo lo studio pionieristico del
1987 di Rossana Bossaglia con Mario Quesada e Pasqualina Spadini.
Tre le sezioni che la compongono: “Sotto l'impulso del nuovo
secolo”, “Il clima delle Secessioni Romane” e “Ritorno
all’ordine, Novecento Italiano e oltre”, affidate rispettivamente
alla cura di Ada Masoero, Susanna Ragionieri e Nicoletta Colombo.
È Giuseppe Pellizza da Volpedo ad aprire la sezione “Sotto
l'impulso del nuovo secolo” con L’annegato, 1894, opera
fondamentale di un percorso di ricerca tecnica che lo avrebbe portato
agli esiti altissimi de Il quarto Stato ed esempio di quel
“socialismo umanitario” che arricchisce il divisionismo italiano di
contenuti inediti rispetto al pointillisme francese. Lo stesso spirito
innerva Lo Scaccino, 1900, di Medardo Rosso (unica
scultura in mostra) e ispirerà tante opere divisioniste di Giacomo
Balla, artista rappresentato dalla precoce Scena notturna. Parigi,
1900, gemella di quella conservata al Museo del Novecento di Milano. Dei
“futuri futuristi” sono esposti con lui Umberto Boccioni, con il
ritratto della madre intenta a cucire, 1907, splendido fusain
appartenuto a Lamberto Vitali; Carlo Carrà, con un precoce
gioiello divisionista come La strada di casa, 1900, e Gino
Severini, con il Ritratto del pittore Utter, 1910-1911, un
pastello divisionista che, ritraendo il giovane compagno di Suzanne
Valadon, prova tra l'altro la partecipazione del nostro artista al
migliore ambiente artistico parigino del tempo. |
Di tema futurista (Macchina in corsa, 1911-1912), ma dai
modi schiettamente divisionisti è anche il dipinto di Aroldo Bonzagni,
che fu tra i primi firmatari dei manifesti pittorici futuristi del 1910 ma che
subito si ritirò, pur continuando a condividere con i compagni d’avventura la
passione per il dinamismo e la velocità. Con Giovanni Costetti (Ritratto
di Papini, 1903) e Ardengo Soffici (Giocatori di carte, 1909),
si entra invece nel fervido ma assai diverso clima culturale della Firenze
d'inizio secolo, in cui l'omaggio a Böcklin e la memoria rinascimentale del
primo si intreccia con la potente lezione di Cézanne del secondo, frutto della
sua conoscenza entusiasta, e di prima mano, dell'impressionismo e del
post-impressionismo, avvicinati sin dal 1900 a Parigi e poi promossi
instancabilmente in Italia.
La vicenda delle Secessioni Romane - quattro grandi esposizioni che si
susseguono nella capitale dal 1913 al 1916 - è affrontata nella seconda sezione
e rappresenta uno snodo cruciale nella cultura artistica italiana del primo
novecento. Per la prima volta, ed in modo più radicale rispetto alla Biennale di
Venezia, si avvia un confronto diretto con le presenze ed i linguaggi
internazionali del contemporaneo - innanzitutto francesi, ma anche mitteleuropei
e nordici - destinato non solo a provocare il necessario e da più parti invocato
aggiornamento, ma a porre le basi per la costruzione di uno stile moderno.
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Nate dopo l’esplosione
futurista per opporsi al passatismo dell'arte ufficiale, ma in polemica con il
movimento marinettiano, mai presente come gruppo in alcuna delle esposizioni, le
Secessioni ebbero anime molteplici, rappresentando il complesso panorama
dell'arte italiana alla ricerca di una propria identità: divisionista,
sintetista, cézanniana, espressionista, primitivista. Una galleria di opere che
riunendo fra gli altri i nomi di Gino Rossi, Felice Casorati, Armando
Spadini, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Ferruccio Ferrazzi, Felice Carena,
ben rappresenta la temperatura variabile di un linguaggio mobile e in
costruzione che la tragica cesura della prima guerra mondiale avrebbe
indirizzato verso gli esiti affascinanti e controversi dei decenni successivi.
La sezione “Ritorno all’ordine, Novecento Italiano e oltre” prende le
mosse da una data precoce, il 1914, con Nascita di Virgilio Guidi
e con lo storico Cocomero, fruttiera e bottiglia di Ardengo Soffici.
Gli anni postbellici, a partire dal 1916, introducono in ambito italiano e
europeo al clima complesso del “rappel à l’ordre”, diffuso dal 1919 ma già
presentito da un quinquennio. Lo slancio visionario accelerato dalla guerra
conferma la comune tendenza a purificare e a ricostruire le forme, aprendo a una
moderna stagione classica, i cui esiti sono percorsi in mostra per tappe
essenziali: dalla temperie pre-metafisica di Marina con conchiglie, 1916,
di Filippo de Pisis, per la via del realismo sintetico di Ardengo
Soffici, tra 1919 e 1920. La ricomposizione spaziale e i valori sintetici della
nuova classicità sono testimoniati da opere esemplari come Testa di San
Giovanni, 1921, di Giorgio de Chirico, che riporta al clima di
“Valori Plastici”; Ritratto di Renato Gualino del 1923, che sigla il
“Realismo Magico” di Felice Casorati e da Ritratto della moglie,
1920, di Piero Marussig, tra Jugend e protonovecento. Opere di Achille
Funi e Mario Sironi partecipano della classicità matura del Novecento
Italiano e il gruppo degli “italiens de Paris”, Giorgio de Chirico,
Mario Tozzi, Massimo Campigli e Filippo de Pisis, sono
rappresentati con temi parigini e nature morte. La rassegna approda infine ai
segnali di superamento del Novecento Italiano attraverso le suggestioni
espressionistiche di Ottone Rosai (Case nei dintorni di Firenze,
1932) e di Fausto Pirandello, qui con un capolavoro come La scala,
1934.
“Prima e dopo la Secessione Romana. Pittura in Italia 1900-1935”
Viareggio, Centro Matteucci per l’Arte Moderna, via D’Annunzio 28
Mostra organizzata con il Patrocinio della Regione Toscana, Provincia di Lucca e
Comune di Viareggio
20 luglio - 3 novembre 2013.
Inaugurazione: 19 luglio ore 18.00
Info: tel. 0584 430614; fax 0584 54977
info@centromatteucciartemoderna.it
www.centromatteucciartemoderna.it
Orari:
20 luglio-15 settembre
dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 23
sabato e domenica 10-13 17-23
16 settembre- 3 novembre
dal martedì al venerdì 15.30-19.30
sabato e domenica 10-13 15.30-19.30
lunedì chiuso |
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