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Ha la profonda potenza
del Mito l’idea di portare a Venezia un nuovo Stato, uno dei più estesi
del pianeta, il Garbage Patch State, ovvero l’immenso Stato delle
Immondizie.
Nessuna carta geografica ancora lo indica, le rilevazioni satellitari
non riescono a delimitarne i precisi confini, per il mondo scientifico
ha una superficie che, a seconda delle rilevazioni, si estende quanto la
Penisola Iberica o come due volte l’intera superficie del Texas. È uno
stato che non si fa notare, eppure è pericolosissimo per l’ambiente e,
in prospettiva - una prospettiva a breve, quanto brevi sono le catene
alimentari che uniscono i pesci all’uomo –, anche per ciascuno di noi.
Wasteland, di Maria Cristina Finucci, è un’opera complessa
che comprende numerosi interventi dell’artista italiana che a Parigi,
l’11 aprile scorso, nella sede centrale dell’UNESCO, con una
installazione-performance, ha ottenuto dalla comunità internazionale il
riconoscimento istituzionale, anche se solamente simbolico, del
Garbage Patch State.
Lo Stato federale che l’artista ha ideato per sintetizzare il grave
problema ambientale delle isole di plastica, denominate appunto
Garbage Patch, avrà una sua Costituzione oltre a una bandiera
nazionale: fondo azzurro trasparente come il mare, popolato da vortici
rossi, come quelli che sul Pacifico - ma anche nel Mare dei Sargassi
nell’Atlantico - hanno convogliato e riunito i rifiuti portati dai fiumi
o scaricati dalle navi. |
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Come molti Stati il
Garbage Patch State sarà a Venezia, in concomitanza con la Biennale
d’arte, da giugno a novembre. A ospitarlo sarà, nella sua storica sede
sul Canal Grande e non a caso, l’università Ca’ Foscari. L’ateneo
veneziano, che sta sviluppando già da alcuni anni prestigiose iniziative
di carattere espositivo, è altresì il certificato punto di riferimento
italiano per le politiche universitarie del rispetto ambientale, come
attesta l’annuale classifica di GreenMetric, elaborata da
Universitas Indonesia, sulle università sostenibili.
Maria Cristina Finucci, per la rappresentazione a Venezia del nuovo
Stato, ha ideato una specifica installazione: una marea di tappi di
plastica colorata, imbrigliati da reti che dal padiglione trapassano
verso il Gran Canal, metafora e immagine dello straripare della plastica
e dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. All’interno del
padiglione, la sua video-opera “ Dentro” , proiettata a 360°, darà allo
spettatore la sensazione di essere immerso in un mare di plastica. |
Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente Wasteland è
un’opera pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce
minuto dopo minuto ed è immenso: già oggi, se si potessero raccogliere tutte le
immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne
tappezzano i fondali, si creerebbe un deposito di rifiuti più esteso
dell’Himalaya e più alto dell’Everest.
Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola “galleggino” 3,65
milioni di tonnellate di plastica. Circa 1 milione di pesci e altrettanti
gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica.
Il problema però è anche di natura organica perché i microframmenti di quella
plastica buttata nei mari creano un “brodo” che è scambiato dai pesci per
plancton. Così quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi
che a nostra volta le incorporiamo nei nostri organismi.
L’opera di Maria Cristina Finucci attinge alla forza del Mito che essa stessa ha
voluto creare, trasformando quegli immensi ectoplasmi ribollenti di scarti
dell’umana insipienza - oggi colossali non luoghi - in mondi vivi. A popolarli
saranno personaggi raccontati, per scelta dell’artista, dagli studenti di Ca’
Foscari. |
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Nella realtà, in queste lande tossiche, pesci, mammiferi marini e
gabbiani sono tutti intossicati e deformati dalla plastica. Invece le nuove
popolazioni create dall’artista e dagli studenti sono formate da speciali
creature intelligenti, cittadini consapevoli del loro nuovo Stato cui danno
regole, dove ogni abitante conta per il suo peso. Popolazioni che parlano una
babele infinita di lingue, quante le nazioni da cui provengono, che sono di
tutti e di nessun sesso, non solo maschi o femmine, maestri del vivere alla
giornata, ma con la consapevolezza di essere quasi eterni, come le immondizie di
plastica.
Anche l’opera, nella volontà dell’artista, è di tutti: chiunque infatti, sul
blog del sito garbagepatchstate.org, potrà rendersi protagonista di
questa Azione collettiva, sentirsi cittadino responsabile di uno Stato che
oggettivamente ci appartiene essendo formato anche dai sacchetti di plastica,
dai giocattoli rotti, dai palloni dimenticati da ciascuno di noi.
Il padiglione nazionale rappresenta solo uno dei momenti che l’artista si è data
come mission: alleare l’arte all’ambiente, per sensibilizzare tutti noi
attraverso la forza del linguaggio artistico su un tema così importante, dato
che l’arte può toccare corde che la pura informazione scientifica stenta a far
risuonare.
L’avvio del progetto dell’artista lo si è avuto l’11 aprile, a Parigi, con il
riconoscimento del nuovo Stato, istituzionale e fittizio, da parte dell’UNESCO,
non a caso nell’Anno dell’Acqua. Nel mese di settembre seguirà
un'istallazione di Maria Cristina Finucci nella piazza del MAXXI di Roma, un
progetto promosso da MAXXI Educational in collaborazione con il Master in
Exhibit & Public Design dell’Università di Roma La Sapienza. E’ in programma
anche una collaborazione con l’Università Roma Tre che ha già contribuito
fornendo i tappi di plastica usati per le installazioni. Ed altro ancora, come
una missione in mezzo all'Atlantico.
Il progetto di Cristina Finucci non si esaurisce dunque soltanto nella
produzione di sculture, video o installazioni, ma consiste in un percorso di
relazioni e comportamenti e in ciò che questi ultimi producono in termini di
coinvolgimento intellettuale, oltre che emotivo, degli individui.
Un progetto artistico, insomma, che si svolge nel tempo e include anche un
risvolto immateriale di fare arte. Una modalità che raccoglie le istanze della
società relazionandosi a essa, per contribuire alla conoscenza del fenomeno in
questione. L’indispensabile precondizione per ogni effettivo cambiamento.
Per informazioni:
www.thegarbagepatchstate.org
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