Un momento significativo per
l’apprendistato dell’arte è la successiva frequentazione della bottega del
ceramista Armando De Santi.
Nel 1955 si trasferisce a Milano,
chiamato a svolgere la sua attività presso l’editore Garzanti. Nel
capoluogo lombardo Logli può mettere a frutto le sue conoscenze a contatto con
registi e scenografi di grande intelligenza e portare anche nella pittura
l’impianto teatrale come segno della memoria dei luoghi, di Urbino e delle città
delle Marche, poste in collina come Recanati o lambite dal mare come Senigallia,
visibili depositi di storia.
Dal 1964 al 2002 è responsabile del
settore illustrativo dell’Istituto Geografico De Agostini. Contemporaneamente
collabora con Ezio Frigerio, disegnando costumi teatrali per il Piccolo
all’epoca guidato da Strehler.
Il primo riconoscimento come pittore
avviene nel 1970 alla Galleria Libreria di Porta Romana dove espone
No-Man-Land, presentato da Marco Valsecchi.
L’inquietante tema dell’inquinamento
della terra da parte dell’uomo viene approfondito nel 1975 con Gli Invasori.
Ogni mostra raccoglie intorno a un
tema una serie di opere, così nel 1980 nascono Le Isole volanti e nel
1982 Dopo i Trionfi, per i quali Paolo Volponi fra l’altro scrive: "Ossessivamente
urbinate è il suo gruppo di opere, e non solo e nemmeno tanto per i soggetti ma
proprio per l’essenza, per l’interna qualità che si riconosce in ogni singolo
dipinto come opera d’arte del clima versato e irresistibile di Urbino:
dimensione, flusso, quieta catastrofe. E anche perché contiene ancora dentro di
sé, dopo trent’anni di esercizio del pittore, ingredienti, fermenti, ricette,
manipolazioni tipici della gloriosa Scuola del Libro, già nei locali bassi del
Palazzo Ducale: tutti i suoi pregi di applicazione, ricerca, controllo, materia,
mano, e anche i suoi piccoli difetti di insistenza, minuziosità."
Nello stesso anno, sullo stesso
soggetto, interviene Carlo Bo: "Com’è Urbino nella memoria? Logli da anni ce
ne dà una risposta soddisfacente, al punto di non temere smentite. Più che ai
luoghi si riferisce alle idee, immagini interiori del cuore, e su questa strada
finisce per toccare il punto vero della questione: ricreare, passare al filtro
dell’intelligenza due o tre categorie essenziali o che per lui sono essenziali."
Del 1984 è il Teatro delle memorie
e del 1987 Archeologie del futuro presentata da Enrico Baj.
Nell’introduzione di Raffaele De Grada
a Geometrie lunari dell’87 si legge: "Si sente che Logli è nato ad
Urbino, che il suo modo di impostare il quadro risente di lontane e sobrie
visioni spaziali per le quali è possibile anche invocare le grandi ombre dei
maestri del passato nel senso di una disposizione mentale."
Grazie alla mostra Finestre
dell’anima, organizzata a Recanati nell’88 in occasione delle celebrazioni
leopardiane, Logli può essere presente nei principali musei di tutto il mondo.
Seguono nel 1992 Nature silenti
e nel 1996 Architetture dell’anima con la presentazione di Rossana
Bossaglia.
Dal 1997 al 2008 si susseguono
rassegne come Città in fuga, Città del sogno, realizzata a Urbino
e a San Marino, Tra terra e cielo, Il sogno dei Duchi, I luoghi
del ritorno a Recanati per Beniamino Gigli. Nel 2010 a Senigallia espone
Lieti colli e spaziosi campi, dedicata all’amico Giacomelli e per la quale
Carlo Emanuele Bugatti scrive:"Logli è entrato nella storia dell’arte
italiana un po’ da cantore e un po’ da profeta. Ci resterà perché le sue opere
figureranno bene in qualsiasi museo d’arte moderna, a rappresentare angosce e
splendori di fine millennio. Sempre che i musei non fuggano via nello spazio,
con le loro città."
È stato segnalato nel 1973 e ’74 nei
cataloghi Bolaffi. È stato prescelto da una giuria di critici europei tra i
cinque migliori artisti italiani del momento. Come invitato partecipa al
Festival dei Due Mondi a Spoleto e all’Arte Europea in Giappone presso il Museo
Laforet di Tokyo. Fra i moltissimi riconoscimenti vanno menzionati L’Ambrogino
d’oro di Milano, il Premio Lombardia e quello per l’Arte
Fantastica di Stoccarda.