Il concetto di luogo, non
pensabile se non in relazione all’essere umano, e il rapporto tra memoria e
presente sono i temi portanti della mostra Il/Naturale che inaugura il
ciclo di progetti di Der Blitz. In questa mostra una selezione di opere
del Settecento-Ottocento e del primo Novecento di Giuseppe Canella, Peter
Anich-Blasius Hueber e Umberto Moggioli provenienti dalle collezioni del MAG e
del Mart, accomunate dal soggetto del paesaggio trentino, sono messe in dialogo
con le opere degli artisti invitati a partecipare al progetto Luca Bertolo,
Roberto De Pol, Giovanni Ozzola e il collettivo Casali+Roubini. L’obiettivo
della mostra è indagare la controversa relazione fra uomo e territorio e
mobilitare i sensi del visitatore al fine di avviare un primo dialogo sui
sentimenti, i reperti e le scenografie che rappresentano e definiscono il
territorio contemporaneo.
Il progetto assume come punto di avvio la credenza, specificatamente moderna,
della separazione fra cultura e natura. Da questa separazione – intesa qui come
un atto fondativo che si è dipanato nella storia e ha trovato nel pensiero
moderno il suo migliore corpo – hanno origine alcune delle relazioni più comuni
che oggi si intrattengono con il territorio: l'incanto estetico (la scoperta del
paesaggio, l'immaginario naturalistico), la secolarizzazione della natura (il
governo della materia, le tecnologie), il governo dello spazio (la misurazione,
le carte, la tecnica), la tentazione cosmologica (nuovo spiritualismo, ecosofie).
Il risultato conclamato e a noi presente di questo complesso processo fatto di
diversi strati è una sorta di “iper-territorio” o “territorio-aumentato”: una
sovrapposizione di tecniche, biologie e scenografie che definiscono “il rilievo”
del nostro presente.
Il progetto consiste in un tentativo di disegnare tale “rilievo” attraverso un
percorso espositivo, avvalendosi dell'incrocio fra documenti storici e dipinti
provenienti dalle collezioni del MAG e del Mart e opere di artisti
contemporanei.
Dal punto di vista strettamente espositivo, Il/Naturale prende le mosse
da un confronto fra artisti afferenti a diverse epoche e dalla relativa esigenza
di valorizzazione continua del patrimonio artistico del MAG e del Mart. A
partire da questi presupposti costruisce un discorso che prova ad abbattere le
differenze di stile, tecnica, visione fra artisti di secoli diversi. Il tempo
storico che emerge da questo tentativo non vive la dialettica oppositiva su cui
è stata costruita la storiografia moderna, ma prova invece ad amalgamare le
parti in maniera empirica per evidenziare più il desiderio di continuità che gli
accenti di discontinuità. La storia, lungi da diventare uno spirito, è un abito.
Riportarla nell'alveo della sua effettiva portata significa scaricare il
fruitore da ambizioni e tensioni che non gli appartengono e che possono per
nostro conto fermarsi lì.
Luca Bertolo, Et in Arcadia ego, 2007-2009
Le cose che vengono da sole sono sempre le migliori. Per dipingere Luca
Bertolo usa come tanti suoi colleghi dei piattini di plastica come tavolozza.
Alla fine della giornata lascia la tavolozza a terra ad asciugare in compagnia
delle altre usate precedentemente. Il giorno dopo, quando si rimette al lavoro,
prende la tavolozza asciutta e la riusa. Giorno dopo giorno le tavolozze
incominciano ad assumere un proprio corpo visivo. Quando il paesaggio
all'arbitrio dell'artista è composto, allora definitivamente si staccano dalla
loro funzione e diventano un'opera d'arte. Et in Arcadia ego è un giunto
fra i diversi elementi del mestiere del pittore. I piccoli piattini di plastica
raccordano, come tutta la pittura di Luca Bertolo, la materia viva con la
materia concettuale. Carichi di memorie e di presente, i paesaggi spariscono
nella cortocircuitazione fra visione e concetto, in essa piacere ed imbarazzo
coabitano: ciò che sembrano dire è che il re è nudo e balla con noi.
Roberto De Pol, Water, rubbish bin, electrical cables, joints, gutters,
metal sheet, wood, adhesive tape, plastic, electrical pumps, timer, rubber tubes,
tubes, screws, 2010
Giuseppe Canella, Plenilunio, 1840
Le opere di Roberto De Pol si presentano formalmente come assemblaggi di
materiali prelevati dalla quotidianità, spesso attivati da sistemi meccanici
rudimentali, e che, nel lavoro di ricomposizione attuato dall’artista, assumono
forme ambigue, a cavallo tra struttura architettonica, oggetto scultoreo,
macchina “inutile”. La poetica che le sottende è spesso legata ai concetti di
precarietà, di interferenza, di modificazione della percezione degli spazi nei
quali i lavori vengono collocati, attraverso le stimolazioni fisiche, sonore,
percettive che i loro “movimenti contraddittori” sono in grado di rilanciare
allo spettatore. Nella mostra Il/Nauturale, una struttura che ricrea
artificialmente lo scorrere della pioggia sopra una grondaia diviene il punto di
osservazione privilegiato dal quale ammirare un paesaggio del vedutista
ottocentesco Giuseppe Canella, della collezione della Pinacoteca del Museo di
Riva del Garda. Si attiva in tal modo, nell’inquieta circolarità che si va
creando tra percezione fisica e visione, una sorta di processo di riconoscimento
e di lettura di un “senso del naturale” che pervade i due lavori, benché
secondo dinamiche formali apparentemente distanti, se non inconciliabili. Si
tratta dunque di un dialogo aperto che rilancia la riflessione sui rapporti tra
oggetto tridimensionale e superficie dipinta, sulla “qualità” di quello spazio
che lo spettatore viene chiamato a percorrere, in equilibrio tra il carattere
artificiale della pioggia che scorre sulla lamiera e la sensibile illusione
dell’immagine pittorica, come quella dipinta dal Canella, “reale visione” di
nubi e umidità, trasparenze atmosferiche e sfumature tonali.
Lorenzo Casali e Micol Roubini, Atlante Silvestre, 2012
Umberto Moggioli, La valle dell'Adige, 1916
Altlante Silvestre è la storia di una montagna. Il video girato nel
2012 racconta le diverse vicende che in alcuni giorni d'estate attraversano
un'area montana della Val Camonica. La narrazione avviene per sovrapposizioni di
immagini in movimento che passo dopo passo organizzano un unico sguardo. Ciò che
emerge è una pittura contemporanea che ha la grandezza rieducativa della grande
immagine. Inquadrature, ritmo, suono e sviluppo narrativo compongono un affresco
in cui l'occhio del fruitore è chiamato a rivedere il rapporto quotidiano che
intrattiene con l'immagine. Ciò dona al progetto video una forza ontologica, la
stessa a cui continuamente richiama negli accoppiamenti narrativi: la teleferica
che sorvola la montagna, la riattivazione del ciclo ittico, l'erba che muove
l'inquadratura, il salto dell'operaio sul fiume. Tutto disegna una «misura
d'uomo» internaturale che procede per quotidianità ed adattamenti.
Atlante Silvestre di Lorenzo Casali e Micol Roubini condivide lo
spazio con un'altra delle opere in mostra. Si tratta della veduta della valle
dell'Adige che Umberto Moggioli dipinge nel 1916. Il quadro si inserisce nel
periodo post veneziano che aveva visto Umberto Moggioli particolarmente
influenzato dal grande respiro coloristico dei maestri per eccellenza della
Laguna: Tintoretto, Tiziano, Tiepolo. Tornato da Venezia, dopo una esperienza da
cartografo durante la guerra, si dedicata a raffigurare i paesaggi delle zone
del Garda. Ne escono dei capolavori moderni in cui il paesaggio è assoluto
protagonista di una visione contemplativa in cui la natura è presenza
insuperabile.
Giovanni Ozzola, Stellar fireworks, 2013
Peter Anich e Blasius Hueber, Atlas tyrolensis, 1774
Sono spesso le proteiformi manifestazioni della natura, del cielo e dei suoi
rapporti con la terra a costituire il soggetto dei lavori di Giovanni Ozzola
(Firenze,1982).
Sia la mappa (Atlas tyrolensis) che la nebulosa (Stellar fireworks)
rappresentano possibili punti di orientamento. L'Atlas può essere
osservato per imbattersi nella sorpresa, ma nasce principalmente come strumento
di controllo ed esito di una verifica. Nella nebulosa (intesa come parte di una
costellazione) è piuttosto il rapporto simbolico che essa intrattiene con il
tempo, con la creazione, con i cicli di nascita e morte a connotare lo sguardo
dell'artista, che la chiama «fuoco d'artificio stellare». La tensione tra arte e
scienza è mostrata sia in questo lavoro (la nebulosa è effettivamente esistente)
che nel dialogo con l'Atlas tyrolensis, realizzato non da artisti, ma da
cartografi, che oggi però, è conservato in un museo di arte. Sono inoltre due
attitudini storiche a confrontarsi: da una parte la ricerca di certezze e
l'assertività delle risposte, dall'altra lo sguardo aperto, incerto e
speculativo come meta stessa.
Progetto Off-site
Riva del Garda | Museo
Luca Coser, È sempre un'altra storia, 2013
Offsite è un progetto sviluppato in parallelo alla mostra
Il/Naturale con la volontà di instaurare una connessione, fisica e
contenutistica, tra le due sedi espositive del MAG (Galleria Civica G. Segantini
di Arco, dove ha luogo la mostra, e Museo di Riva del Garda, in particolare la
sua Pinacoteca).
In relazione all’inserimento nella mostra di Arco di un’opera della Pinacoteca
di Riva, Plenilunio di Giuseppe Canella, e quindi alla sua temporanea
assenza dalla parete della Pinacoteca stessa, è stato chiesto a un artista
contemporaneo di “reinventare” questo spazio rimasto vuoto. Nell’ottica di
lavorare ad un progetto site-specific anomalo, per la necessità di collegare due
contesti spazialmente distanti, ma funzionalmente e culturalmente affini,
l’artista Luca Coser ha proposto di proiettare, nello spazio lasciato vuoto
dall’opera ottocentesca, una proiezione video che si presenta come una sorta di
“finestra”, sospesa tra lo spazio reale del museo e lo spazio virtuale
dell’immagine in essa riprodotta. È sempre un'altra storia, questo il
titolo del video, nasce da un'idea semplice e complessa al tempo stesso. In
questo caso l'idea è quella di "rimettere mano" alle tracce che l'immaginario
fotografico gardesano ha sedimentato nel tempo, e quindi "cambiare"
simbolicamente il corso della storia. In maniera minima, persino delicata,
poetica. L'artista non cerca lo strappo, si accontenta di variazioni minime, e
infatti si concentra su vecchie vedute in bianco e nero del lago, spesso sui
suoi limitati orizzonti, sui quali esercita minime interferenze mettendo con
disarmante semplicità il bianco dove prima si trovava il nero, il nero dove
prima si trovava il bianco. Coser sembra in tal senso mettere in atto una
"riscrittura" della storia, tanto poetica quanto radicale, riattualizzando la
figura dell'artista inteso come demiurgo, un corpo fisico e immaginativo alla
ricerca dell'impossibile, inconsapevole di quella che sarà la fine del viaggio,
intento a spingersi in territori inesplorati, non tanto perché sconosciuti
quanto perché costantemente reinventati dalla sua mano e dalla sua mente.
Der Blitz
Tutto il vento che c’è
12 ottobre - 1 dicembre 2013
Rappresentare un elemento inafferrabile come il vento: questo è l'obiettivo
dell'artista Alessandro Piangiamore, che per il secondo progetto di Der Blitz
propone un lavoro che verrà sviluppato nel corso di una residenza estiva
nella zona dell'Alto Garda e presentato a ottobre con una mostra.
Tutto il vento che c'è è una tappa di un progetto più ampio che l'artista
porta avanti in tutto il mondo per indagare e rappresentare i principali venti
del pianeta: si tratta del risultato di un'operazione concettuale iniziata
dall'artista nel 2008 con una schedatura di tutti i venti che spirano nel
pianeta, redatta con una paziente indagine svolta incrociando fonti sia
scientifiche sia della tradizione folcloristica.
L'obbiettivo principale consiste nel realizzare una sorta di ritratto per ogni
vento che soffia, attraverso delle sculture prodotte di volta in volta con la
terra dei luoghi specifici ed esposte poi al relativo vento.
Ciò che determina lo "status" di ritratto di queste sculture è rappresentato non
tanto da quello che ne rimane, quanto più da ciò che da esse sparisce. Il
risultato finale è ogni volta imprevedibile ed irripetibile.
In questo progetto, come nel resto della produzione di Piangiamore, emerge la
ricerca di immagine archetipica, attraverso l'uso in questo caso di una materia
concreta come la terra e un'altra assolutamente effimera qual è il vento.
Nel periodo della mostra verrà attivato un ciclo di incontri e conferenze volto
ad approfondire le tematiche indagate a livello artistico.
>MAG Museo Alto Garda
Riva del Garda | Museo
Piazza C.
Battisti, 3/A
Tel. +39 0464 573869
Arco | Galleria Civica G. Segantini
Via Segantini, 9
Tel. +39 0464 583653
info@museoaltogarda.it
www.museoaltogarda.it
MAG Museo Alto Garda
Comune di Riva del Garda | Museo
Comune di Arco | Galleria Civica G. Segantini
Provincia autonoma di Trento
Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
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