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Il luogo pittorico di Calvetti è
atemporale, dove situazioni e personaggi sembrano appartenere più ad una
rappresentazione teatrale che alla vita quotidiana. Prepotente ed
incisivo l'impatto visivo delle sue opere, dal disegno netto ed
essenziale e dai colori saturi e furenti del rosso, del giallo, del
verde, del viola e del blu, intrappolati tra le dominanti tonalità
del bruno e del nero, a voler sottolineare l'assenza del giorno, perchè
la luce che invade la scena è innaturale. Nei dipinti di Calvetti è
sempre notte, e i protagonisti sono quasi sempre donne abbandonate a se
stesse, dal volto inespressivo, sensuali e semisvestite, alle quali è
dato di partecipare alla sottile inquietudine dell'attesa di un sogno
che probabilmente non vivranno mai.
La solitaria tristezza degli interpreti e
la nota metafisica del "rito dell'assenza" nelle opere di Calvetti
rievocano il messaggio di Hopper e di Sironi, narrato attraverso una
nuova personalissima ed affascinante lettura, che ha qualificato
l'artista toscano tra gli esponenti più interessanti ed intriganti nel
circuito dell'Arte Contemporanea internazionale.
Dal 1987 in poi inizia la sua grande
ascesa d'artista soprattutto all'estero, in Europa, negli Usa e in
Giappone.
Notevoli le sue mostre e partecipazioni a
Fiere internazionali a Ginevra, Amsterdam, Strasburgo, Gand, Den Haag e
Kortrijk; ma anche le sue bellissime personali in Italia presso alcune
tra le più prestigiose gallerie di Milano, Genova, Napoli, Padova,
Firenze, etc.. |