I prestigiosi spazi del
Castello dell’Acciaolo ospiteranno una
serie di creazioni essenziali per
la formazione di quella cultura che vede arte e artigianato
trarre vicendevole
ispirazione.
Vidà, artista toscano,
intuitivo, autodidatta. Il suo percorso è iniziato dalla passione per il
legno. A lungo ha prodotto
artigianalmente oggetti di arredo
ispirati alle vecchie forme della tradizione, che ha cominciato poi ad
arricchire con
decorazioni varie mettendo su
tela le immagini che la sua fantasia gli suggeriva. Dal 2005 a oggi
l’artista ha partecipato a
numerose mostre collettive e
personali in Italia e all’estero. L’arte di Vidà si fonda su
un’attenta ricerca del colore. Ogni
elemento presente in natura è per
l’artista fonte di ispirazione e materia prima da cui estrarre sempre
colori nuovi,
sfumature inesplorate da liberare
sulle tele. Oltre 130 sono i colori ricavati da Vidà dai pigmenti
presenti in natura.
“Tutto è partito dalla ricerca
del colore. Da bambino ho sempre cercato di scovare pietre o fiori
particolari, mi
affascinavano i colori e le
forme, capire come potevo fare a ricrearli con la stessa lucentezza. Il
seme va bollito, il fiore va
essiccato, la pietra schiacciata
e la terra macinata. Alcune materie prime le raccolgo durante i viaggi
all’estero, ma anche
nei ns. boschi ci sono tanti
colori che attendono solo di essere scoperti. E’ un’emozione unica veder
spuntare una nuova
tonalità dopo mesi di ricerca. A
lungo ho prodotto artigianalmente oggetti d’arredo ispirati alle vecchie
forme della nostra
tradizione. Poi ho iniziato ad
arricchire il legno con decorazioni varie e ho preso amore per i colori
e le forme del disegno,
da questa esperienza ho iniziato
a mettere su tela le immagini che la mia fantasia mi suggeriva”.
Vidà
La mostra vuole essere un
invito all’arte, un momento dedicato all’incontro e al confronto
tra differenti percorsi creativi a
cui Vidà si è dedicato nel
corso degli anni. Pittura, design e artigianato, aspetti diversi di un
comune progetto artistico, si
fonderanno tra loro suscitando
nel visitatore un’idea di continua sperimentazione. Passione, ricerca e
creatività sono gli
elementi base che ispirano
l’artista toscano, testimone dell’apertura allo studio di nuovi
linguaggi espressivi nell’arte. La
pittura di Vidà si
sviluppa attraverso una personale ed elaborata ricerca incentrata su un
attento studio del colore. È
proprio il colore l’elemento
predominante non solo nelle opere di Vidà, ma in tutto il suo
percorso creativo. Partendo da
un’antica tecnica pittorica
l’artista è riuscito, nel corso degli anni, a ottenere una vastissima
gamma di colori realizzati
macinando terre colorate,
pigmenti e minerali, tutti elementi reperiti in natura. La sviscerata
passione per la natura e
un’incessante studio e
osservazione hanno portato Vidà alla scoperta di una particolare
(e segretissima) sostanza
organica che, miscelata alla
polvere di minerali (come la malachite, l’azzurrite, il cinabro e altri
ancora) è in grado di
estrapolare il colore così come
lo vediamo in natura. Grazie a questa complessa tecnica e all’amore per
il paesaggio
toscano, l’artista è riuscito a
far emergere dai colori una luminosità straordinaria, una luce fino ad
ora sconosciuta.
Il vernissage sarà caratterizzato
da diversi momenti che racconteranno la storia di un’autenticità senza
tempo, quella del
saper fare toscano
protagonista del passato, del presente e del futuro. La proiezione di un
dettagliato video, realizzato
per l’occasione, aiuterà il
pubblico a comprendere la storia e la poetica che sta alla base delle
opere e del lavoro di Vidà.
Nel corso dell’inaugurazione si
terrà un’inedita performance live, con la straordinaria partecipazione
dei ballerini
realtà milanese che da diversi anni pone
al centro del proprio lavoro la promozione di selezionati artisti
emergenti e la divulgazione
dell’arte contemporanea, anche in luoghi non convenzionali. Pubbliche
relazioni a cura di
Cristina Resciniti.
Note Critiche
Vidà è l’acronimo di un’artista
che non vuole dire il suo nome, ma che è disposto a dare tutto di sé.
Vidà, come la vita stessa è un
misterioso torrente; la sua
produzione è incessante. Intuitivo, autodidatta confesso, si pone le
grandi domande della vita e dell’arte,
questo irrequieto cercare un
senso profondo a quello che apparentemente non ce l’ha. Questo suo
divenire costante tra l’astrazione e la
figurazione agendo con citazioni
dei grandi maestri, strappando le regole nel tentativo di crearne altre
lo accosta al movimento della
Transavanguardia. Vidà sceglie
una strada non facile, ma le sue impronte sono così forti da sembrare
quelle di un gigante già arrivato
così leggibile che si può capire
dove vanno.
Antonio Guarnieri
“La pittura di Vidà si esprime
attraverso una personale ed elaborata ricerca artistica incentrata su un
attento studio del colore, attraverso
forme preziosamente rifinite e in
una ricerca tonale e materica di meditata calibratura. Tramite elaborati
e complessi impasti cromatici
l’artista toscano sperimenta un
nuovo modus operandi delineando profili di paesaggi, elementi naturali e
soggetti astratti. La sua arte è
classicismo e avanguardia al
tempo stesso: partendo da un’antica tecnica pittorica, la gamma infinita
di colori viene resa da preparati
realizzati macinando terre
colorate e minerali, arricchendo la tavolozza grazie all’utilizzo di
nuovi pigmenti reperiti in natura, ma anche
impiegando materiali organici
vegetali o animali, uniti a preparati artificiali. Il risultato che ne
deriva seduce letteralmente lo spettatore,
attratto dal fascino della luce
che emerge anche al fondo delle sedimentazioni del colore e delle forme.
La componente istintiva, prima
che pittorica, rende le opere di
Vidà autentici pezzi unici. Evitando di seguire le mode del momento e le
ripetizioni di risultati già ottenuti,
l’artista toscano ha raggiunto,
nel corso degli anni, un elevato livello artistico sia nel campo della
ricerca tecnica sia sotto il profilo
esecutivo. Il lavoro di Vidà é
stilisticamente talmente personale da non poter essere catalogato in
nessuno degli stereotipi tanto cari alla
critica più esigente”.
Dr Giorgia Loda
Fabrizio Verniani – Evening Bags
Fabrizio Verniani, maestro
artigiano in Scandicci. Da oltre quarant’anni Fabrizio Verniani realizza
borse da sera in modelli unici ed
esclusivi, vere e proprie opere
d’arte. Collabora con diverse case di moda, in Italia e all’estero.
Cristina Innocenti
Fashion designer toscana che
realizza gioielli in diversi materiali e modelli.
Max Ballet Academy
Nel 1995 Max Ballet ha iniziato
il proprio percorso nel mondo delle scuole di danza con impegno sempre
crescente. La costante
crescita professionale e la forte
motivazione dei fondatori e di tutti gli insegnanti, ha condotto la
scuola ad ampliare sempre più le
proprie attività, fino ad
abbracciare discipline diversificate del mondo dello spettacolo; nasce
così Max Ballet Academy dove Danza,
Teatro, Canto e Musica si fondono
in un unico grande progetto che propone percorsi didattici amatoriali e
professionali ad allievi di ogni
età e grado di preparazione che,
oltre ad apprendere le molteplici discipline dello spettacolo, avranno
l'opportunità di incontrare nuove
persone ed arricchire la propria
esperienza umana e professionale. Il Consiglio Direttivo della
MaxBalletAcademy è suddiviso con criteri
di esperienza personale;
Massimiliano Terranova nel ruolo di direttore artistico, Gianluca
Daziano e Andrea Ruoli in qualità di
organizzatori e amministratori,
Barbara Vignolini come assistente del direttore artistico. A Firenze la
prima scuola che propone un
progetto multidisciplinare,
dall'amatoriale alla formazione professionale, sulle varie attività che
compongono le Arti dello Spettacolo.
Tiziana Ruoli. Inizia a
studiare danza classica all’età di cinque anni presso la Scuola
Accademia dei piccoli. Affianca allo studio della
danza classica la disciplina di
danza moderna presso la Max Ballet Academy con i maestri Silvia
Coradeschi, Francesco Testoni,
Massimiliano Terranova, Sarah
Siliano e Elena Salvestrini Sara Tavarilli, Antimo Lomonaco e Elisa
Bellini. Partecipa a numerosi stage,
tra cui quelli tenuti da
insegnanti dell’Accademia Nazionale Ungherese, Ricky Bonavita, Arianna
Benedetti, Lester Holmes. Partecipa al
corso di formazione professionale
di danza moderna, con Sarah Siliani presso la Max Ballet Academy ed
entra a far parte del nuovo
percorso di formazione diretto da
Massimiliano Terranova. Entra a far parte della compagnia giovanile
CVDj. Sostiene gli esami
dell’Imperial Society of Teachers
of Dancing (I.S.T.D.) di Londra metodo Cecchetti. Attualmente insegna
danza moderna e prosegue i
suoi studi con i maestri
Massimiliano Terranova, Sarah Siliani, Umberto De Luca e Damiana
Pizzuti. Mirko Telese. Inizia gli studi
presso la scuola “Il balletto” di
Napoli. Nell’anno 2006/2007 partecipa a numerosi stage con i primi
ballerini del Teatro San Carlo di
Napoli, Steve La Chance, Mauro
Astolfi, Emy Rogers; grazie a quest’ultimi, viene scelto dal coreografo
americano Emy Rogers per la
sua stagione in Italia. Nell’anno
2008/2009 entra a studiare all’Opus Ballet di Firenze e nel 2011 vince
la borsa di studio al Balletto di
Toscana di Firenze, dove studia
fino al 2011. Nel 2011 entra alla Max Ballet Academy di Firenze, dove
ancora oggi studia con i maestri
Umberto De Luca (primo ballerino
e Maitre de Ballet del Maggio Danza), Massimiliano Terranova, Antimo
Lomonaco e tanti altri
partecipando a vari stage,
spettacoli e concorsi organizzati dalla scuola stessa.
Informazioni sullo Spazio
Espositivo
Il Castello dell'Acciaiolo è un
complesso monumentale costituito da villa con annessi, giardino e parco
che si trova nel centro di
Scandicci a Sud di Firenze. La
sua storia plurisecolare risale, secondo le fonti documentarie, già al
XIV secolo. L'allora proprietà
dell'area, la famiglia Rucellai,
una delle storiche casate fiorentine, fece edificare il nucleo più
antico del Castello, una casa torre
fortificata con merlature
ghibelline. Nel secolo successivo la proprietà passò ai Davizzi, il cui
stemma campeggia ancora sulla torre
Nord. Nel 1546 fu acquistato da
Roberto di Donato Acciaioli e dal nome del proprietario prese la
denominazione di Castello
dell'Acciaiolo. Ne seguì un
periodo di adeguamenti e arricchimenti con elementi architettonici
pregiati, come l'ingresso, la scala, il
grande camino al pianterreno e i
soffitti a cassettoni visibili ancora oggi. Il Castello perse la
funzione difensiva originaria, ma la struttura
militare trecentesca rimase
inalterata. Nei due secoli di appartenenza agli Acciaioli ne venne
rafforzato il ruolo di residenza signorile
strettamente collegata alle
attività agricole. Al periodo tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII
secolo risalgono la cappella dedicata alla
Santa Croce, esempio originale di
stile tardo barocco e il giardino all'italiana con un ninfeo e una
limonaia. Nel corso dell'Ottocento il
Castello non ha subito modifiche
sostanziali, conservando l'immagine di antica fattoria fortificata fino
al nostro tempo. Nel 1999 il
Castello dell'Acciaiolo fu
acquistato dal Comune di Scandicci. E' un edificio vincolato dalla