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Gli oppressi sapranno alzare la testa,
trovare una coesione insperabile e riusciranno a cacciare i nazisti,
anche se pagheranno un durissimo prezzo.
Nello spettacolo, che si svolge in due atti, intervallato da passaggi di
buio-luce e contributi multimediali che separano tre momenti temporali,
non mancano spunti di comicità, di umorismo amaro e tutto partenopeo, di
tragicommedia nello stile eduardiano, accompagnati da una vecchia
canzone dialettale, "Luna Nova", che si insinua nei dialoghi delle nove
persone stipate dentro il rifugio.
Dentro uno dei tanti rifugi sotterranei,
si incrociano le vite dei due giovani amici Biagio e Armando con quelle
della famiglia di Gaetano, il portiere dello stabile, della moglie
Rosaria e la figlia Elvira, del generale a riposo e dei due lavoratori
Emanuele e Oliviero il tutto condito da quella sana ironia partenopea.
Napoli e la napoletanità è il filo
conduttore di quell’ironia, unica nel suo genere, che sa prendersi gioco
di sé e degli altri anche in situazioni altamente drammatiche. |