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Paolo Macedonio
racconta la sua vita. Detta così può sembrare un’assurdità. Ma è
esattamente quanto accade in questo strano spettacolo. Allora, si dirà,
Paolo Macedonio ha avuto una vita rocambolesca, ha lottato con i ribelli
in Chapas, ha spacciato crack in locali equivoci del Bronx, ha fatto,
insomma, qualcosa di straordinario che valga la pena raccontare.
No.
Paolo Macedonio è un ragazzo agrigentino che voleva fare l’attore. Anzi,
nemmeno quello. È un ragazzo agrigentino e basta. Ha un padre ansioso e
medico che lo aspetta sveglio tutte le notti, una nonna che lo adora,
amici sufficientemente “coglioni” e nullafacenti da rendergli la vita
allegra. E perde il suo tempo a girare in macchina a chiacchierare fino
alle sei del mattino. Finché un giorno qualcuno gli fa scoprire di avere
un talento e lo spinge a partire per Roma.
Ma “Come un fulmine a ciel sereno” è molto più del racconto (esilarante)
di questa vita normale. Paolo Macedonio ci trascina con sé e “diventa”
di volta in volta tutti i personaggi che incrocia nella sua strada, suo
padre, sua nonna, sua madre, i quattro amici, Gigi, Punturello, le zie
Tota, Fina e Rosa, il maresciallo Pona, Michele Guardì, Massimo Giletti,
nonché i miti della sua infanzia, Rambo, Al Pacino, Joe Pesci, che
interagiscono con il “vero” Macedonio come se fossero tutti sul palco.
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