La luce della reggia di
Teseo rappresenta invece il simbolico accesso alla maturità che rende più
miti questi impulsi. Nel finale i giovani amanti, che assistono alla
rappresentazione messa in scena dagli artigiani, hanno un atteggiamento di
divertito distacco da quelle vicende che infondo raccontano loro stessi.
Questo è riconducibile al
fatto, che i personaggi principali con il matrimonio hanno varcato il confine
che demarca la gioventù dalla maturità. Le pulsioni restano relegate a quel
periodo della vita e quindi nella sfera delle esperienze di vita passata.
La scelta di mettere in scena
proprio la tragedia di Piramo e Tisbe non è casuale, Shakespeare si diverte a
giocare con pubblico e personaggi calando tutti in una dimensione di rimandi
tipica del teatro nel teatro. La vicenda di Piramo e Tisbe è anche alla base di
Romeo e Giulietta e in questa nuova versione del Sogno gli autori citano
apertamente la famosa tragedia del Bardo, sovrapponendo il tragico finale
scritto da Shakespeare per gli amanti di Verona a quello della commedia
classica.
Nel Sogno ogni aspetto
dell’intimità è messo in risalto,
anticipando di fatto studi sulla sessualità di inizio novecento, che hanno
sancito la nascita della psicanalisi. Nel Sogno si mettono al centro temi
come la libido, immaturità sessuale, omosessualità e sublimazione.
LA SCENOGRAFIA
La scena di Luigi Ferrando
e Emanuele Conte punta decisamente sull'ambientazione del bosco
scoprendo i lati oscuri di una foresta notturna rigurgitante di creature
ambigue e mostruose, restituendo allo spettatore le stesse suggestive
emozioni che regalano le grandi fiabe del passato.
L’atmosfera oscura del bosco è
rafforzata da una grande ragnatela che sovrasta il palco sotto la quale gli
attori si troveranno a recitare. L’uso delle luci e dei suoni amplifica la
dimensione magica e misteriosa della vicenda
Un ruolo importante lo
ricoprono i costumi realizzati da Bruno Cereseto in puro stile gotico,
che anche grazie all'uso di materiali come cuoio, metallo, plastica riescono ad
evitare sia l'effetto deja vu dei costumi storici sia le più comuni
attualizzazioni ormai troppo viste. Infine le canzoni cantate da Viviana
Strambelli, che si inseriscono perfettamente in questa atmosfera.
ESTRATTO DALLA RASSEGNA STAMPA
“L’elemento della fiaba viene
escluso dalla felice rivisitazione di Emanuele Conte e Elisa D’Andrea che
può contare su un linguaggio agile e asciutto e su versificazione e rime
di bella presa. […] Una versione del capolavoro shakespeariano molto attenta al
gioco del teatro. […] Le scene sono visibilmente bellissime e funzionali
al disegno registico. [….] L’unità e lo scorrere gradevole della commedia che
recupera le frequenti intese e scambi di battute col pubblico tipiche del teatro
elisabettiano è dovuta all’ideazione e soprattutto alla regia di Emanuele
Conte, forse qui alla sua prova più matura. […] Un lavoro di gruppo che
eredita al meglio e ripropone a suo modo tendenze e stile della quasi
quarantennale storia della Tosse.”
Margherita Rubino (Il Secolo
XIX)
“Questo “Sogno” è un sogno
ad occhi aperti dove non sono le connessioni logiche che contano, ma le
immagini e le metafore che si inseguono e si sovrappongono.”
Clara Rubbi (Corriere
Mercantile)
“La dimensione onirica ha il
sopravvento e si mescola con quella magica, con un alone dark che ammanta e
armonizza tutto, scena e personaggi, a partire da una grande ragnatela che
avvolge l'arena-bosco: ciò che è sogno e ciò che è realtà finiscono per
fondersi, tra incubo e dimensione fantastica con un esplicita citazione al
linguaggio e ai film di Tim Burton sia nella scenografia (nell'intrigante
ideazione di Emanuele Conte e Luigi Ferrando), che nei costumi (un accurato
lavoro di Bruno Cereseto) e pure nei momenti comici. […] Corale e armonioso,
nella drammaturgia e nella regia, grazie a un cast che sembra passarsi il
testimone di continuo, lasciando spazio e tempo ad ogni interprete di sfruttare
un convincente co-protagonismo che nessuno lascia inesplorato.”
Laura Santini (Mentelocale)
“È straordinario come la Tosse
di Genova sia il Teatro per eccellenza che riesca a mettere in scena la forza
dell'onirico in una connotazione che con Luzzati e Tonino diventava giocosa;
con Emanuele escono dal buio i segni dei nostri tempi anche dentro
produzioni che portano la voce di grandi Autori del passato. Gli attori in
questo spazio sono sempre consapevoli di essere dentro un disegno, si esprimono
con personalità e silenzioso gioco di squadra. L'esperienza e la bravura di
Campanati si amalgama ad un brulicare di efficaci interpretazioni degli attori,
alcuni giovanissimi, nel loro scambiarsi battute e costumi, recuperando perdendo
identità con grande efficacia con giocosa tragicità.”
Luciana Lanzarotti (Teatro.org)
“Se c’è qualcosa che di sicuro
non manca a Emanuele Conte ed Elisa D’Andrea, è il coraggio di sperimentare. […]
Il risultato è una messinscena di grande suggestione, costruita su
un’idea forte e ben interpretata da un gruppo eterogeneo ma molto affiatato di
attori.”
Massimo Lechi (Cinema e
Teatro)
TEATRO ELISEO
via Nazionale, 183 00184 Roma
T.(centralino) 06 488 721
T.(botteghino) 06 4882114 | 06
48872222
ORARI : martedì, giovedì, venerdì e
sabato
ore
20,45; mercoledì e domenica
ore 17
Settore |
Intero |
Ridotto1 |
Ridotto2 |
Ridotto3 |
platea |
33 €* |
26 € |
21 € |
16 € |
balconata |
29 € |
24 € |
19 € |
15 € |
I galleria |
18.50 € |
16 € |
15 € |
13 € |
II galleria |
13 € |
11.50 € |
10 € |
9 € |
* platea per le Prime: 47 €
ridotto1: convenzioni e under 60
non valido alle Prime in platea
ridotto2: under 30 e gruppi adulti (min 10)
ridotto3: gruppi scuola (min 10 persone)
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