Sul suo
assassinio non è mai stata fatta vera luce e ancora oggi non si
conoscono i nomi dei suoi mandanti.
Una verità
rimasta celata sotto le “Sabbie”.
Romano
Talevi
che dirige Rita Pasqualoni, Pierfrancesco Ceccanei, Antoinette
Kapinga Mingu, con questa pièce teatrale vuole omaggiare due
giornalisti che amavano il loro mestiere, che sapevano farlo bene e
volevano farlo fino in fondo e per questo sono morti.
Le loro
uniche armi a disposizione erano le parole e le immagini che riuscivano
a documentare.
Se fosse
sopravvissuta all’attentato, come avrebbe proseguito nel suo lavoro,
oggi? La sua morte e quella del suo collega, in nome di un nobile
ideale, è servita a qualcosa?
“Sabbie”
vuole essere anche una riflessione più ampia sul periodo storico che
stiamo vivendo: quanti casi eticamente e moralmente “insabbiati”, quante
mezze verità e menzogne aspettano di essere risolte con rigore, dignità
e rispetto?
“C’è una
strada nel deserto, immersa nelle sabbie. Una linea lunga e nera che
penetra nel cuore della terra, verso la fine del mondo…”
Potresti
camminarci su quella strada per una vita intera, senza incontrare mai
nessuno.
Perché non
serve a nessuno, non ha nessuna utilità pratica. Perché sotto di essa
sono nascoste e sepolte le vergogne degli Stati: residui tossici e
sostanze radioattive che inquinano e uccidono il nostro pianeta. Tutti
sappiamo, ma non abbiamo le prove, o chi sa non parla, perché ha paura,
perché sono cose e argomenti intoccabili e non bisogna neppure pensarli. |