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Lo spettacolo, della
durata di circa 75 minuti, senza intervallo, è la rappresentazione di un
viaggio. Bepino, un giovane contadino semianalfabeta di Avio, del rione
Vic, viene arruolato nell’agosto 1914 ed inviato, dopo un breve
addestramento ad Innsbruck, sul fronte Galiziano. Ha lasciato a casa la
madre vedova, della quale era l’unico sostegno, affidandola alla carità
del parroco e dei vicini di casa. Nel lungo viaggio lo accompagnano
altri giovani della Bassa Vallagarina, che combatteranno con lui; ma gli
faranno anche da “postini” perché lui non sa leggere né scrivere e
quindi tiene i contatti attraverso di loro. Dopo alcune dure esperienze
di guerra, è preso prigioniero e, con un trasferimento molto laborioso,
arriva fino al campo di prigionia, nei pressi di Tambov.
Nel 1915 L’Italia entra in guerra e quasi subito conquista, quasi senza
combattere, un piccolo territorio – dal confine di Borghetto ad una
linea nei pressi di Serravalle. Dopo qualche tempo la Marchesa Gemma
Guerrieri Gonzaga riesce ad ottenere dai Russi che i soldati originari
della zona possano tornare a casa, purché si dichiarino italiani e non
tornino a combattere.
Bepino, pur disperato per il pensiero della madre lontana, rifiuta di
mettersi in elenco (“notarse”); lui ha giurato fedeltà all’Imperatore e
non può tradire un giuramento; se verrà liberato tornerà a combattere.
Così rimane nel campo. |