Galileo ha vinto e ha
perseguito sempre il suo scopo che poi era anche il suo piacere. Il
sensuale piacere del pensiero,così vivo in lui, come il piacere dei
sensi. Egli sembra dirci «non c’è scissione tra spirito e materia» e, in
ciò, è ancora profondamente rivoluzionario.
Ma più di ogni cosa mi
ha commosso il suo assoluto, devastante amore per la vita.
Questa commozione ho
voluto raccontare”.
Daniela Nicosia
Hanno scritto dello
spettacolo:
La componente
performativa è forte - Nicosia, come regista, dimostra di conoscere le
dinamiche delle avanguardie - ma sembra quasi che lo sguardo e il
respiro degli spettacoli vogliano essere diversi, più vicini insomma
alle caratteristiche del teatro di regia critica italiana e non solo. E
non è un caso, ad esempio nel Galileo, che una "atmosfera" generale e
sotterranea rimandi, addirittura, alla celebre "Vita di Galileo" di
Strehler-Brecht, sapientemente appena sfiorato, eppure presente per
gusti e possibilità. Certo, quella storia era altra, politica ed
estetica brecthtiana dettavano legge: ma mi piace, da spettatore, poter
tessere un sottile rimando emozionale a quello storico allestimento.
Il teatro della
Nicosia, pensato spesso anche per spettatori giovani - pur avendo
funzionalità molteplici e quindi risultando efficace anche per lo
spettatore adulto e smaliziato - si colloca in quel filone di nuovo "capocomicato"
fatto da autori-registi che, almeno in Italia, ha i suoi vertici in
artisti come Marco Martinelli o Enzo Moscato. Il lavoro di Daniela
Nicosia è certo più appartato, marginale, focalizzatosi com'è sulle
Dolomiti. Ciò non toglie che vi sia qualità, poesia, rigore. E vi è,
senza dubbio, una chiave "femminile" - che travalica le rivendicazioni
di genere per approdare a prospettive sicuramente sensibili al privato,
alla intimità, alle relazioni interpersonali.” Andrea Porcheddu
La leggerezza,
l'ariosità del montaggio, mi ha catturato. E poi la strana solidarietà
tra una donna che lo scrive e un uomo raccontato dall'intimo, con
l'amicizia-amore che solo una donna può garantire ad un uomo anche se
lontano nel tempo. E i cambi prospettici, i salti nella storia, i flash
back e i flash forward. Paolo Puppa
Una scrittura profonda
e articolata su più livelli, tradotta sulla scena in una regia elegante,
ma non calligrafica, dove ogni gesto, ogni luce, ogni immagine si fanno
veicolo di senso e di emozione. Caterina Barone
L’intelligente
drammaturgia di Daniela Nicosia, che firma anche una regia molto
funzionale all’interessante progetto culturale e scientifico, risultato
di una ricerca seria e appassionata, su materiali anche di prima mano,
ci mostra un Galileo Galilei molto diverso dalle convenzioni
tradizionali perché gli occhi delle quattro donne più importanti della
sua vita ce lo restituiscono in una dimensione più viva e naturale,
forse più vicina alle cose della vita che a quelle del cielo, con meno
atmosfera e clima storico-scientifico ma ricco di una sensibilità più
credibile e vera. Giuseppe Lotta
Il pensiero va subito
al Galileo di Brecht, certamente bene metabolizzato e tenuto presente,
ma dalle prime battute ci si accorge che Daniela Nicosia – fondandosi su
un rigoroso rispetto delle fonti galileiane - ha cercato di costruire un
personaggio diverso, sia perché meno investito di funzioni
ideologico-pedagogizzanti, sia perché lo spettacolo attraversa l’intera
vita dello scienziato, per il diverso grado di complessità sentimentale,
scientifica, umana. L’aver valorizzato il ruolo determinante delle
figure femminili lungo tutta l’esistenza di Galileo e l’intreccio
costante tra la risoluzione dei problemi della vita quotidiana e quella
dei teoremi sul moto degli astri, le passioni scientifiche e
sentimentali, la carica vitale, le pulsioni sessuali, gli eccessi nei
confronti dei piaceri della vita, la lotta per far quadrare i bilanci,
le geniali invenzioni, sono alcuni dei punti di forza dello spettacolo.
Che viene valorizzato anche dalla bravura degli interpreti e da una
regia che riesce a rendere omaggio con soluzioni semplici e affascinanti
ai grandi teatralizzatori del Novecento. Gian Piero Brunetta
Bio dell’Autrice e
regista:
Daniela Nicosia
regista e drammaturga, premio ANCT 2004 da parte dell’Associazione
Nazionale Critici di Teatro, si occupa di drammaturgia contemporanea e
da alcuni anni sviluppa una sua linea di ricerca che mette in relazione
architettura e teatro come nello spettacolo Polvere (Biennale
Teatro di Venezia 2006). La poetica che percorre i differenti testi e
spettacoli si nutre di un pensiero che, nel perseguire un teatro
dell’emozione, individua in differenti fonti drammaturgiche (dalla
letteratura alla musica, alle strutture architettoniche dei luoghi)
sempre nuove possibilità di scritture per la scena. Scena connotata da
un segno volutamente essenziale, in un contesto formalmente rigoroso che
lascia spazio al testo, scaturito da un processo minuzioso di scavo
nella parola, quale luogo elettivo dell’emozione. Laureata in Semiologia
dello Spettacolo presso il D.A.M.S. dell’Università di Bologna, e
formatasi artisticamente con Yoshi Oida - attore di Peter Brook presso
il CIRT di Parigi - ha firmato regie per il Teatro Stabile dell’Aquila,
gli Stabili di Innovazione di Bologna, di Verona e di Vicenza, il
Festival di Madrid. È il direttore artistico di Tib Teatro - per cui dal
1995 cura tutti i progetti e le regie - compagnia di Residenza Teatrale,
struttura di produzione riconosciuta dal Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e dalla Regione del Veneto, che opera presso il
Teatro Comunale di Belluno.
Per info e
prenotazioni:
Teatro Due Roma - Vicolo dei Due Macelli,
37 (Piazza di Spagna) - 00187 - Roma - tel. 06/6788259 – teatrodueroma@libero.it
Orario spettacoli ore
21,00
prezzi:
intero 15,00€ – ridotto 12,00€
Tib Teatro – P.le Marconi, 2/b – 32100
Belluno – tel. 0437/950555
alberta@tibteatro.it