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Eva Braun
aspirava a fare l'attrice e si è ritrovata a essere l'amante di
Adolf Hitler con la sola fine possibile che ne giustificasse
l'esistenza: il suicidio. Al suo fianco Antonia Pozzi,
poetessa milanese, anch'essa morta suicida per amore. Una pièce a due
voci femminili, dunque, dove una rappresenta la guida per riportare Eva
Braun all’orrida realtà che disconosce.
Nel testo
di Valenti, Antonia Pozzi, donna di fede, nonostante il tragico gesto
estremo, inviata dal Signore del Giardino dei Suicidi per ricondurre Eva
alla ragione, fallisce nel suo compito di redentrice. Non riuscirà a
liberare la giovane Eva né dal sogno di essere la prima dama di una
corte di criminali, né dal sogno wagneriano di essere l’autentica
Walkiria della presunta palingenesi tedesca. Antonia dovrà accontentarsi
di condurre l’anima di Eva in un Aldilà senza pace, dove le anime dei
suicidi, che vedono il futuro ma non il presente, sono destinate, per
espiare, a rimanere in perpetua concomitanza con il mondo dei vivi.
Note di
regia
La scena è ambientata nel bunker berlinese,
dove la novella sposa ha appena aiutato un Hitler malato di Parkinson a
suicidarsi, dove lei stessa ha ingoiato la dose letale ma non fulminante
di cianuro e dove Magda Goebbels si suiciderà con il marito Joseph dopo
aver ucciso i suoi sei figli. |