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National Museum of Contemporary Art
e
Vittoria Biasi
presentano
White&White nel dialogo tra Corea e Italia
ROMA, Museo Carlo Bilotti
28 Marzo – 2 Giugno 2013
La
mostra White&White nel dialogo tra Corea e Italia propone una
riflessione su due distanti culture che s’incontrano sul pensiero e sui
linguaggi del bianco. Come le molte mostre sulla monocromia bianca,
verso la fine degli anni ’50, hanno quasi tracciato uno spartiacque nel
panorama dell’arte, così la mostra White&White nel dialogo tra Corea
e Italia segna uno spazio di ricognizione per due culture alle
soglie di profondi cambiamenti sociali. L’esposizione binazionale
permette una riflessione sul differente valore storico-artistico di
avanguardia occidentale e consente di accostarsi alla cultura coreana,
ai principi orientali verso cui è rivolta l’attenzione del pensiero
contemporaneo. |
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In
mostra sono presenti opere della creatività emergente italiana attorno
al concetto del monocromo bianco e di un pensiero che ha determinato la
trasformazione dei linguaggi artistici del Novecento, accanto ad opere
coreane provenienti dalle maggiori collezioni museali.
La ricognizione bianca
dei linguaggi italiani oscilla tra il desiderio di contatto con la
realtà e l’intuizione o la percezione della stessa. La ricerca
dell’anima celata nell’opera di Dongwan Kook, la collocazione di
oggetti, come feticci di un culto, sono vicini alla poetica di
Bohnchang Ko, di Cristiana Palandri, di Man-Lin Choi e
si pongono in dialogo con il mondo delle stelle decapitate, con
l’aspetto reale, trafitto della condizione umana, come nell’opera di
Franco Ionda. La sacralità della materia di Ionda è vicina alla
sacralità dello spazio di Insu Choi. La scultura di In-Kyum
Kim con la rappresentazione lunare delle forme possibili
dello spazio, l’ingresso silenzioso, a piccoli passi nella materialità
dell’anima come nelle sculture di Kwang-Ho Jeong declinano il
rapporto con la creatività o con l’esserci e con l’agire
nello spazio espresso dalle opere di Insu Choi o dal filo di
fibra ottica di Carlo Bernardini che traccia una
possibilità d’individuazione dello spazio o di disegno nel vuoto.
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Paolo Di Capua incide
segni nella materia, rivelazioni di trame profonde che pone in dialogo con il
bianco, suggello di una ritualità, di un modello di vita. Le scritture di Oan
Kyu attraversano la pagina come racconti minimi in successione continua. Il
concetto di tempo poeticamente esteso riunisce le opere di Oan Kyu, di
San-Keum Koh, di Stato di famiglia che include nell’opera il concetto
di segmento temporale comune per trascrivere lo spartito di John Cage. Le opere
in mostra di Licia Galizia/Michelangelo Lupone, Dae Hun Kwon,
Fabrizio Corneli, Min-Ha Yang fanno smarrire il confine
dell’avanguardia nella scienza. Fabrizio Corneli, Dae Hun Kwon
declinano l’ombra tra la progettualità e le leggi scientifiche della
luce. Le opere di Min-Ha Yang e Licia Galizia/Michelangelo Lupone si
relazionano
con l’ambiente, con le sue presenze, vibrazioni che divengono
movimento, calligrafia chiaroscurale per l’artista coreano e ritorno musicale
per gli artisti italiani. La ricerca dell’irraggiungibile accomuna le poetiche
di San-Keum Koh, Shin Il Kim e Paolo Radi: gli artisti si
confrontano con la profondità che brilla sul fondo insondabile, dove risiede la
luce, da cui nascono i sogni, contenuti di vite. |
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Seo-Bo Park,
Dong-Youb Lee e Chang-Sup Chung
sono figure rappresentative della pittura coreana monocroma la cui pratica è
incentrata sugli interventi dell'artista sulla pittura stessa culminando nei
segni lasciati sulla tela, i quali accentuano il vuoto rimasto come se fosse uno
spazio ricettivo e che nell'opera di Emanuela Fiorelli prende
forma dal velo di tarlatana.
La figura a
cui la mostra affida il compito di congiunzioni di mondi, tempi e lingue è
Nam-June Paik. La sua linea bianca, zen è vicina al taglio di Lucio Fontana
e alle ultime ricerche artistiche presenti in mostra.
White&White nel dialogo tra
Corea e Italia
Museo Carlo Bilotti Aranciera
di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia -
00197 Roma
28 Marzo – 2 Giugno 2013
Catalogo:
National Museum of Contemporary Art editor
Testi critici Vittoria Biasi,
Haeng Ji Kim
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