Paganico Sabino
festeggia il primo maggio tra riti pagani, leggende e prelibatezze
locali
Tradizioni, storie e
leggende, ma anche riti pagani e prelibatezze locali. Tutto questo e
anche di più è racchiuso nel Kalènnemàju e nella sagra dei Vertuti a
Paganico Sabino, due appuntamenti che si rinnovano anche quest’anno il 1
maggio in uno fra i più antichi paesi della Valle del Turano. “San
Félìppu e Jàku, faccio a Kalènnemàju, se mòro affonno, se nò ritorno”: è
con questi versi che gli abitanti del luogo e i visitatori – che
potranno partecipare direttamente alla cerimonia diventando essi stessi
protagonisti della tradizione paganichese – daranno il via al rito del
Kalènnemàju. Rigorosamente digiuni, immergono tre gherigli di noci in un
bicchiere colmo di vino pronunciando l’arcano rito: se le noci
resteranno a galla, quella in arrivo sarà un’ottima stagione. L’arcana
usanza preannuncia la festa del Calendimaggio, evocando ancora oggi il
senso sacrale di una cerimonia piena di mistero e simbolismi ai quali
intere generazioni timorose di Madre Natura facevano riferimento per
trarre le sorti della propria esistenza.
A seguire ci sarà la
consumazione dei “vertuti”, con la 23° edizione della sagra: i vertuti
sono una zuppa di legumi e cereali (fagioli, ceci, fave, grano,
granturco) conditi con olio a crudo e aromatizzata con foglioline di
timo selvatico. |
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