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La mostra è promossa
dal Comune di Padova, Assessorato alla Cultura – Settore Attività
Culturali, e sostenuta dalla Comunità Ebraica di Padova, ed è allestita
negli spazi espositivi del Centro Culturale Altinate San Gaetano.
“L'Amministrazione comunale ha accolto con slancio l'idea di allestire
una grande e ricca mostra in occasione della Giornata europea della
Cultura Ebraica, afferma l'Assessore alla Cultura, Andrea Colasio.
La mostra offre lo spunto per riflettere sull'identità di genere, sullo
spazio e ruolo della donna nella tradizione ebraica e, più in generale,
per favorire la conoscenza e la comprensione di una realtà come quella
della Comunità Ebraica, da anni ben radicata sul territorio cittadino”.
L'esposizione presenta, intorno a una protagonista come Antonietta
Raphaël, altre sette importanti artiste ebree del Novecento, delineando
così una storia dell’arte italiana in un'ottica prima di tutto femminile
e poi specificamente ebraica. L'iniziativa intende dare “il giusto
risalto a quelle esperienze femminili che sono state in grado di
trasformare una condizione di minorità sociale in una ragione di
affermazione, di indipendenza creativa, tali da valorizzare sia le loro
esistenze che la vita culturale del nostro paese”. |
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“Se artisti quali
Modigliani, Cavaglieri o Cagli sono stati ampiamente studiati e
rappresentati anche al grande pubblico, artiste come Antonietta Raphaël
o Adriana Pincherle sono figure di secondo piano nel mondo artistico
contemporaneo o per lo meno non ancora abbastanza conosciute, afferma
Marina Bakos, che cura l’esposizione insieme a Virginia Baradel.
La risonanza della voce femminile, nella prima metà del Novecento, è in
generale molto limitata, e ciò vale ancor più per le donne ebree.
Penalizzate dall’appartenenza ad una minoranza che di per sé ne
condiziona l'emergere sulla scena culturale, esse si vedono accomunate
alle sorti delle loro contemporanee non ebree dal pregiudizio, tanto
infondato quanto radicato, che l’uomo debba essere il solo depositario
della vera professionalità; dall’altro, il ruolo che esse hanno
ricoperto nell’arco dei secoli in seno all’ebraismo, le porta ad una
posizione maggiormente defilata nell’ambito sociale e, viceversa,
centrale nella realtà famigliare.
Non per questo esse furono assenti o esitanti nell’assumere con la
massima competenza iniziative di primo piano sulla scena culturale e
artistica. Anche perché, in seno alla tradizione ebraica, il valore
della cultura è basilare nella formazione individuale e collettiva.
Valga per tutti l’esempio di Margherita Sarfatti, che leggeva i classici
romantici nelle lingue originali (Goethe in tedesco, Ruskin in inglese e
Stendhal in francese) e all’inizio del ‘900 era già apprezzata
giornalista d’arte, destinata a diventare regista indiscussa (e mal
tollerata dagli apparati politici del regime) della fondamentale
stagione del Novecento Italiano. |
Plurilinguismo e pluriculturalismo sono valori che
contraddistinguono un’attitudine della conoscenza prensile e libera da
pregiudizi, propria anche di un’altra protagonista sulla scena artistica tra le
due guerre: Antonietta Raphae?l, pittrice e scultrice di grande valore, artefice
della Scuola romana di via Cavour. Pure l’indagine di realtà a noi più vicine,
come quella veneziana, ci regala un tessuto denso di presenze femminili dalla
storia romanticamente affascinante (come fu quella di Alis Levi) o più
quietamente familiare (come fu quella di Gabriella Oreffice).
Ma al di là della comunanza di genere, gli artisti ebrei del Novecento
condividevano l’appartenenza alle classi medio-alte e alla élite culturale.
Concepirono un’arte variamente declinata: alcuni, intrinsecamente latina e
mediterranea (volta ad esaltare i miti di una grandezza nazionale), altri,
attenta agli sviluppi dell’avanguardia europea, per riaffermare tutta la libertà
creativa insita nel liberalismo italiano. Mediando continuamente tra la vita
pubblica e la vita privata, tra l’identità religiosa e quella nazionale, essi
realizzarono un operato sostanzialmente legato e concorde a quello che andava
consolidandosi sulla scena della cultura europea contemporanea”.
In mostra, la Raphaël sarà presente con una ventina di selezionatissime opere,
quasi una piccola, attenta monografica. Intorno a questo nucleo, le altre sette
artiste saranno documentate ciascuna con una decina di opere di particolare
rilievo. A comporre un'indagine mai così organicamente sviluppata in Italia,
prima d'ora. |
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