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Un racconto ironico, dissacrante, intimo, coraggioso: una
tragicomica confessione di un orfano d'arte. La narrazione divertente di
due funerali... e mezzo. Emanuele Salce, con grande ironia, è il
narratore di tre morti: quella di suo padre naturale, il regista Luciano
Salce, quella del secondo marito di sua madre e suo padre adottivo,
Vittorio Gassman e, infine, quella metaforica: la sua.
Nelle prove in camerino di un teatro parrocchiale di una
sperduta provincia italiana, Emanuele Salce cerca di conciliare la
verità assoluta che trova nelle pagine di Dostoevskij, ai momenti più
grotteschi dei funerali dei suoi padri, dove spiccano personaggi
singolari, tra presenzialisti e volti bizzarri. Lo spettacolo si chiude
con il racconto dell’incontro con un’irresistibile bionda australiana ed
una sciagurata boccetta di lassativi. Un tentativo di liberazione da un
peso (non solo simbolico) che diventa una morte metaforica, una vera e
propria catarsi.
Con Mumble Mumble Ovvero confessioni di un orfano
d'arte Salce è il protagonista di una pubblica e divertente
confessione. Sogni, paure, ansie dell'uomo e dell'attore il quale si
libera, si mostra, si spoglia di intime ossessioni. A fare da
contraltare l'ironico e discreto personaggio-spettatore Paolo
Giommarelli, ora complice, ora provocatore di una confessione che
narra di personaggi pubblici e allo stesso tempo teneramente privati,
gli stessi che hanno accompagnato e “tormentato” la vita di Emanuele
Salce |