E dopo aver girovagato per la
Campania tra chiostri, foreste, ruderi e laghi
– debuttando il 21 giugno
scorso nella piazza Giordano Bruno di Nola
e in altre trenta location
della Regione –
Asylum Anteatro ai Vergini
ripropone a gran richiesta
Taranterra
un testo di poesia trasformato
in spettacolo itinerante
di
Mimmo Grasso
regia
Massimo Maraviglia
con
Ettore Nigro
e la compagnia Asylum 2013
Marco Aspride|Anna e Clara
Bocchino|Sara Cotini|Silvio De Luca
Giulia De Pascale|Fabiana
Fazio|Rebecca Furfaro|Paola Magliozzi
Raimonda Maraviglia|Monica
Palomby|Teresa Raiano|Daniele Sannino
musiche originali Andrea
Tarantino|voce soprano Leslie Visco
v5 luglio
ore 20
Basiliche Paleocristiane di
Cimitile
(via Madonnelle|Napoli)
(lo spettacolo inizia alle 21,
è preceduto dalla visita guidata alle basiliche
il cui prezzo è inserito nel
costo del biglietto di 10 euro)
s6 luglio
ore 21.30
CastCafè
(Via Castello 50B|Bacoli) (intero 10 euro|ridotto 7)
v19 luglio
San Leucio|Caserta
(intero 10 euro|ridotto 7) ora e location da definire
Prenotazione obbligatoria al
333 1198973|347 1012863
Taranterra
è una messa in scena in cui
gli attori danno vita agli oggetti, ai quadri e ai loro abitanti evocati dai
versi, servendosi esclusivamente dei propri corpi, di tammorre, bastoni e
tessuti che trasformano e ridisegnano lo spazio dell’azione, evocando ora la
tenda nel deserto di un anacoreta, ora una processione, una penultima cena, una
piazza d’armi, una distesa assolata di grano, un formicaio, un tempio, un
pantano, una giostra, un giaciglio, una fossa, un solo luogo di ricongiungimento
e a un tempo di separazione. Uno spettacolo pensato per essere rappresentato
ovunque il teatro possa tornare a essere un momento collettivo di reciproco
ri-conoscimento (o di ri-conoscenza?) profonda, tra chi offre e riceve, chi
riceve e offre.
Taranterra
è prima di tutto un poema in
versi di Mimmo Grasso (pubblicato nel 2009, per i tipi de “Il filo di
partenope”, in 200 esemplari numerati, con incisioni di Mario Persico e
la copertina ottenuta impastando sabbia di un termitaio africano per avere
l'effetto vento-di-scirocco) in cui il regista ha scorto due miracoli: «Il
primo, quello di un uomo che guarisce attraverso la parola/azione, il secondo –
comune a tutta la poesia quando è poesia – relativo alla dissoluzione della
parola che da segno astratto si trasmuta in vibrazione guaritrice, percussione
improvvisa che scuote dal sonno, soffio rigeneratore, scossa rivelatrice».
Dunque, Taranterra non può, per le vie della ragione, diventare teatro,
se teatro è storia, personaggi, azione, dialettica di posizioni, mimesi e
catarsi. Di tutto questo in Taranterra c’è poco o nulla. Almeno in apparenza. Ma
se il teatro è preghiera, rito, baccanale, sinfonia, corale, genesi o riscoperta
di relazioni misteriche e analogiche tra i corpi e le loro espressioni
sinestesiche, allora Taranterra diventa il testo drammaturgico per eccellenza. «Taranterra
è una caosgonia, forse, o più semplicemente la storia irraccontabile
dell’istante in cui un uomo (o l’uomo?) nasce/muore/nasce, o forse dell’attimo
in cui l’eterno ritorno si trasmuta per sempre in ricordo placato, senza
rancore, guarito». E il risultato è uno spettacolo dal forte impatto visivo e
sonoro (dunque emozionale), sebbene fondi quasi esclusivamente la sua
composizione sugli attori, veri e propri strumenti musicali, che interagiscono
con altri più convenzionali strumenti musicali e una ridotta attrezzeria che a
tratti ricorda quella dei giocolieri.
musiche Andrea Tarantino|voce
soprano Leslie Visco|costumi Monica Palomby|consulenza scenica
Armando Alovisi|disegno luci Ettore Nigro|training vocale Caterina
Leone|aiuto regia Gennaro Schiano e Raimonda Maraviglia|fotografia
Teresa Raiano|grafica Marco Di Lorenzo
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