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VIRGINIA RYAN
“I love you”
Inaugurazione Giovedi 12 Settembre 2013
ore 18.00
A cura di Mariano Ipri, Giuseppe Ruffo,
Pietro Tatafiore
Dal 12 Settembre al 13 Ottobre 2013
Mille fotografie per altrettante
vite, dal cuore dell'Africa all'Italia, fino ad arrivare al mondo
intero: Virginia Ryan, artista nata in Australia ma anche cittadina
Italiana, racconta di gente che negli ultimi vent'anni ha vissuto la
propria vita a Grande Bassam in Costa D'Avorio, città di mare africana
un tempo Capitale coloniale ed ora patrimonio dell'Unesco, attraverso
una moltitudine di immagini reperite nelle tantissime boutiques
fotografiche sparse per la città, che a causa della fine della pellicola
analogica e l'arrivo del digitale stanno chiudendo i battenti:
fotografie di nascite, matrimoni, eventi importanti o semplici ricordi,
che accumulate nei depositi dei negozi correvano il rischio di essere
perdute, trascinando con sé la tradizione stessa della fotografia, da
sempre elemento fondamentale del tessuto culturale africano.
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La Ryan ha dunque recuperato una
parte imponente della storia della città senza alcuna censura o cernita:
tutte le foto che rischiavano di essere bruciate o buttate via sono
state acquistate dall'artista e messe insieme per restituire una visione
completa e senza alcuna ombra di ciò che è accaduto a Grande Bassam
dagli anni '90 al 2012: "non ho i negativi delle foto, - spiega
l'artista - ciò che volevo era sostenere una tradizione importante, che
rischiava il dimenticatoio. Ho voluto rendere un servizio a questo tipo
di arte". La raccolta di immagini ha un titolo significativo "I love you",
che è riportata anche su una delle foto che ho trovato. Volevo che il
significato di questa installazione fosse trasversale, che invitasse gli
italiani - in questo caso - alla riflessione su ciò che accomuna la loro
vita a quella di persone appartenenti a culture diverse e lontanissime,
come quelle di Grande Bassam. In Europa a volte sembra che il razzismo
sta pericolosamente aumentando, e una mostra come questa è un tentativo
in più di arginare l'ondata di ostilità nei confronti del cosidetto
diverso" commenta ancora. L'istallazione è già stata presentata
informalmente nello studio dell'artista a Grand Bassam suscitando
profonda meraviglia e gioia nei visitatori, emozionati dal rivedere
immagini che ritenevano scomparse e che nessuno avrebbe creduto così
importanti per la storia della città così come per quella di ogni
singolo cittadino. |
La Ryan ha infatti posto un forte accento
sul concetto di memoria guardando contemporaneamente al cambiamento della
società, alla sua evoluzione e a ciò che comporta. Il 12 settembre, negli spazi
di 1 Opera a Napoli, l'istallazione a cura di Giuseppe Ruffo, Pietro Tatafiore e
Mariano Ipri aprirà ai visitatori italiani strizzando l'occhio alla storia
collettiva del 'bel paese' attraverso un allestimento singolare, fortemente
voluto dall'artista, che rimanda ai legami tra un paese e l'altro, tra una
persona e l'altra, stretti attraverso i viaggi e più nello specifico attraverso
l'emigrazione: le immagini dondoleranno da lunghi fili tesi in orizzontale, come
piccole bandiere, a ricordare l'antica tradizione dei migranti e dei loro
parenti di tenere dei lunghi lacci di spago - ognuno ad un'estremità, dal porto
e dalla nave in partenza - che simboleggiavano un legame forte, che il viaggio
non avrebbe spezzato. Quando poi la nave lasciava il porto il filo di spago
colorato restava sul pelo dell'acqua a galleggiare, formando insieme a tutti gli
altri un gigantesco arcobaleno acquatico. La citazione da parte della Ryan in
questo caso è di Jeffrey Eugenides, scrittore statunitense, che nel suo
Middlesex racconta proprio di questo: ''It was the custom in those days for
passengers leaving for....to bring balls of yarn on deck.
Relatives on the pier held the loose ends.As
the ....blew its horn and moved away from the dock,a few hundred strings of yarn
stretched across the water. |
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People shouted
farewells,waved furiously,held up babies for last looks they wouldn't remember.
Propellers churned:handkerchiefs fluttered,and up on deck,the balls of yarn
began to spin. Red,yellow,blue,green,they untangled towards the pier,one
revolution every ten seconds and faster as the boat picked up speed.Passengers
held the yarn as long as possible,maintaining the connection to the faces
disappearing onshore. But finally,one by one,the balls ran out.The strings of
yarn flew free,rising on the breeze.....''.
Un ricordo che tra l'altro serba la stessa artista
e che si avvicina molto alla storia della migrazione italiana, famosa in tutto
il mondo, senza dimenticare la stessa Napoli per eccellenza, coi suoi panni
stesi nei vicoli, simbolo di intimità familiare resa pubblica in strada.
L'appuntamento è dunque per il 12 settembre 2013, dalle ore 18, a 1 Opera,
palazzo Diomede Carafa nel centro storico di Napoli
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