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Inizia qui il suo
lungo viaggio nel segno insignificante e nel tempo della scrittura, che
ne fa per certi versi una figura affine ad artisti come Roman Opalka e
Hanne Darboven.
Nascono dagli anni ’80 serie come Il movimento delle cose, che
presenta alla Biennale di Venezia nel 1990, Passo dopo passo,
Sein und Zeit, che la consacrano come una delle figure di maggior
spessore poetico della ricerca contemporanea.
Tra le grandi personali che si tengono in quegli anni, fanno spicco
quella al Padiglione d’arte contemporanea di Milano nel 1983, alla Casa
del Mantegna di Mantova e alla Stiftung für Konkrete Kunst di Reutlingen
nel 1993, al Museo di Bochum nel 2000.
La mostra presenta un ampio repertorio di opere che documentano tutte le
stagioni di Dadamaino, in cui figurano tra l’altro realizzazioni
imponenti come una versione de Il movimento delle cose, inedita,
che si sviluppa su una lunghezza di trenta metri.
La mostra, prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito
Valtellinese in collaborazione con l’Archivio Dadamaino, è a cura di
Flaminio Gualdoni con Stefano Cortina, coordinamento di Susanne
Capolongo.
Per l’occasione viene edito un ampio catalogo con testi introduttivi dei
curatori e di Elena Pontiggia. |