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Palazzo Te di Mantova
ospita una grande antologica di Bernardo Siciliano, uno dei massimi
esponenti della cosiddetta figurazione, organizzata dal Centro
Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te e da Italiana,
con il Patrocinio del Comune di Mantova, Mantova2019 e del
Museo Civico di Palazzo Te.
La mostra comprende paesaggi urbani e ritratti familiari dal denso
sapore introspettivo, ed è arricchita da disegni inediti che completano
il percorso espositivo fornendo un ulteriore punto di visione del suo
lavoro.
Sarà così raccolta, nelle Fruttiere di Palazzo Te, una parte della vasta
produzione del pittore romano, oggi residente negli Stati Uniti. Proprio
grazie all’esperienza newyorkese Siciliano ha potuto arricchire la sua
esperienza artistica, connaturata alla tradizione pittorica europea ed
italiana, con l’energia del nuovo mondo.
“... Credo sia la forza della pittura e la sua urgenza - scrive Angelo
Crespi, Presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di
Palazzo Te -, una forza dirompente, antifrastica rispetto alla società
delle immagini che tutto rode nel flusso perpetuo di fotogrammi sempre
più virtuali, la forza di persistere, di essere altro rispetto al reale,
di rispecchiarlo senza esserne fagocitata, di trascenderlo”. |
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Le vedute americane,
per l’appunto, rappresentano un ulteriore approfondimento nel lavoro del
pittore che si rivela essere un costruttore di spazi. “... Le sue
“strutture” urbane - scrive il curatore Michele Bonuomo - sono definite
da punti di fuga ogni volta più arditi (alti, bassi, esplosi, lontani),
così da dare la sensazione che sulla tela non è rappresentato un luogo
che già conosciamo, bensì la messa in forma e in misura di uno spazio
sconosciuto fino a quel momento. Non a caso le sue “vedute” sono tutte
rigorosamente senza titolo.”
Questo lavoro si fa ulteriormente acuto nei ritratti, nei quali la
capacità tecnica si esalta fino al limite della rappresentazione.
Addirittura nella serie degli autoritratti l’artista dimostra di saper
passare con grande abilità dal disegno a matita al carboncino, fino al
dipinto ad olio in cui Siciliano svela la fatica del lavoro al
cavalletto.
“Mentre nei ritratti di città - scrive sempre Bonuomo - il punto di
vista prospettico, per quanto possa essere eccentrico, è sempre
profondo, negli interni è centrale e appiattito sulla figura, affinché
niente distolga l’attenzione dalla qualità e dalla materia pittorica che
la definisce. Una materia e una qualità che trasformano i corpi tesi e
levigati, che prorompono da fondali quasi sempre monocromi, in geometrie
fredde al limite dell’astrazione. |
Se a prima vista il rimando formale potrebbe essere
l’iperrealismo o un canone neoclassico mutuato dalla fotografia di Robert
Mapplethorpe e di George Hoyningen-Huene, l’esito che Bernardo Siciliano
raggiunge, con un metodo e una disciplina lenta e maniacale, paradossalmente è
più vicino ai rapporti armonici del color field painting che al realismo
più vero del vero di Chuck Close o di John De Andrea.”
Perché la caratteristica principale, del lavoro di Siciliano, è che si tratta di
pittura allo stato puro, pittura classica – occhio, mano, matita e pennello –
senza mediazioni né traduzioni, nemmeno temporanee, in altri linguaggi.
Con questa mostra l’artista trova in Palazzo Te, capolavoro di Giulio Romano,
genio della figurazione rinascimentale, il palcoscenico ideale su cui mostrarsi
e dialogare con il pubblico. |
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