Italianodoc: Il piacere di mangiare in Italia

Segnala Gratuitamente Sagre Eventi Manifestazioni: staff@italianodoc.com

Sagre ed Eventi: Tutte le Vostre Segnalazioni

HOMEPAGE

Mangiare e Bere

Ospitalità

Benessere e Salute

Sport e Divertimento

Rubriche

Turismo

Shopping

Eventi

SAGRA DEL PIGNOLETTO - Levone (TO)

Anno 2013

 

EVENTI

Antiquariato Collezionismo

Capodanno

Carnevale

Concerti

Congressi e Convegni

Cortei e Feste Medievali

Eventi Beneficenza

Eventi Enogastronomici

Eventi Sportivi

Festa della Donna

Feste della Birra

Feste e Manifestazioni

Feste religiose e patronali

Fiere

Halloween

Mercatini

Natale Presepi e Mercatini

Notti Bianche

Mostre

Pasqua

Raduni

Sagre

San Valentino

Sfilate Moda

Spettacoli Teatrali

 

EVENTI PER REGIONE

Sagre Abruzzo

Sagre Basilicata

Sagre Calabria

Sagre Campania

Sagre Emilia Romagna

Sagre Friuli Venezia Giulia

Sagre Lazio

Sagre Liguria

Sagre Lombardia

Sagre Marche

Sagre Molise

Sagre Piemonte

Sagre Puglia

Sagre Sardegna

Sagre Sicilia

Sagre Toscana

Sagre Trentino Alto Adige

Sagre Umbria

Sagre Valle d'Aosta

Sagre Veneto

 

EVENTI D'ITALIA 2013

Sagre Gennaio 2013

Sagre Febbraio 2013

Sagre Marzo 2013

Sagre Aprile 2013

Sagre Maggio 2013

Sagre Giugno 2013

Sagre Luglio 2013

Sagre Agosto 2013

Sagre Settembre 2013

Sagre Ottobre 2013

Sagre Novembre 2013

Sagre Dicembre 2013

 

LEVONE 27 OTTOBRE 2013 “SAGRA del PIGNOLETTO ROSSO di LEVONE”

 

Si segnala il 27 ottobre 2013 la “ 5° sagra del PIGNOLETTO “ organizzata dalla Proloco di Levone.

 

La manifestazione è una mostra mercato delle eccellenze dell'enograstronomia, dell'agricoltura e dell'artigianato Locale ed è rivolta alla promozione del territorio alla riscoperta di quei gusti, quei sapori di un tempo, anche se non troppo remoto, ma oramai perso nello stress e nel vivere ossessionante quotidiano

            

La manifestazione vuole essere e dare il senso di un tuffo nel passato, nel mezzo di un paese che ha conservato al meglio la struttura contadina, ed alcune attrattive turistiche visibili e visitabili durante la giornata del 27 ottobre 2013, come il vecchio mulino del ‘500 ed un forno a legna dove attualmente si producono torcetti, pane e paste di meliga.

 

Si potrà pranzare al coperto ed a modico prezzo degustando piatti della tradizione contadina.

 

Castagne, torte e vin brulè saranno il piacevole contorno della manifestazione.

 

Vi aspettiamo!

 

www.prolevone.com - prolevone@gmail.com 

 

 

Breve Storia di Levone

 

Levone è un piccolo paesino canavesano, incastonato tra il verde della collina di Sepegna, propaggine del monte Soglio e la collina “Valle”. Di origine antichissime:  sono state trovate parecchie steli funerarie romane e reperti archeologici risalenti all’età della pietra, attualmente conservati nel museo di Cuorgnè.

            La popolazione era dedita principalmente all’agricoltura e pastorizia, con alcune attivati artigianali come la cava di calce fonte primaria di reddito per alcuni secoli, sia per la popolazione che per le casse comunali, con documentazioni risalenti al 1300 e la costruzione di oggetti  in terra cotta, ricavate dall’argilla “caolino” presente nella collina “ Valle”. Tra la fine dell’ottocento fino alla metà del novecento, Levone contava oltre 20 attività artigianali dedite alla costruzione e commercio di manufatti in terra cotta.

            Levone è altresì famoso anche per essere il “paese delle streghe” e si contende con Triora il triste primato della condanna a morte al rogo di donne perseguitate dall’inquisizione e condannate per atti di stregoneria nel 1400.

Famoso è il processo alle streghe di Levone da parte dell’inquisizione nel castello di Rivara, con la condanna al rogo di tre donne nel 1474 al “ pra quazoglio” nei pressi del torrente Malone, condanna eseguita solo su due presunte streghe, poiche una era riuscita a fuggire dalla prigione.

            Nella parte pianeggiante, fino al confine col torrente Malone che divide il territorio dal comune di Barbania, venivano coltivate, assieme al frumento ed al mais per uso zootecnico, anche alcune qualità di meliga da polenta.

            La meliga per la polenta, è stato il frutto di selezioni da parte dei contadini, per ottenere un mais dalle qualità organolettiche eccellenti, magari con meno resa nel raccolto ma con qualità molto superiori e si riuscì così a selezionare e produrre come seme da impianto il Pignoletto, l’Ottofile, l’Ostenga ed altre qualità.

            Purtroppo, con l’avvento dell’industrializzazione e le colture intensive nell’agricoltura anche nei centri più piccoli, come Levone, hanno fatto si che la tradizione di consumare la polenta andasse man mano scemando, lasciando spazio a più coltivazioni dai mais come alimento per gli animali, ed a tavola, il gusto della vera polenta tradizionale di un tempo ha lasciato spazio alle farine industriali, dai tempi di cottura brevi, dal più facile reperimento, ma dalle caratteristiche organolettiche scadenti.

            Dagli anni ottanta in poi, dopo un lungo periodo di ricerca presso quei “vecchi” contadini che coltivavano ancora piccole porzioni di campo per uso famigliare la meliga da polenta; dopo varie selezioni, si è potuto così salvare il Pignoletto, l’Ottofile e l’Ostenga, che erano in fase di estinzione, ora sono coltivate in appezzamenti presso alcune cascine.

 

IL PIGNOLETTO ROSSO

 

Il Pignoletto rosso è un tipo di mais  originario dell’America centrale, Messico e Guatemala,importato da Cristoforo Colombo in Spagna.

 

            Il mais (Zea mays) è una pianta erbacea di crescita annuale, della famiglia delle graminacee, i frutti del mais sono chiamati generalmente grani o chicchi, il suo nome scientifico è “cariossidi”, hanno generalmente l’aspetto tondeggiane ed a volte anche con forme geometriche diverse, riunite in lunghe file, sulla superficie del tutolo legnoso, il tutto viene comunemente denominato “pannocchia”. Lecariossidi o chicchi, hanno una consistenza cornea e normalmente, nella maggioranza delle qualità del mais sono gialle, ma possono essere anche di colore bianco, arancione, rosso porporino ed in alcuni tipi di semi importati dal Perù , bluastre e nere.

            La pianta può superare anche i due metri, seminata in primavera ad una distanza minima di 30 centimetri, richiede una concimazione naturale e chimica alla semina con aggiunta nel primo periodo di crescita, nella “fioritura”, quando inizia a nascere la pannocchia, presenta all’estremità un singolare pennacchio. Ha bisogno di molta acqua per garantire un raccolto ottimo ed abbondante.La raccolta è prevista da fine settembre sino a novembre inoltrato. Viene anche raccolta e “triturata” verde come alimento invernale per gli animali.

            Fondamentale per avere una farina di mais di qualità, sia per polenta che come utilizzo per i dolci, ed il pane e l’operazione di macinatura.

            Un tempo si eseguiva nei vecchi mulini con macine a pietra, con la forza naturale dell’acqua che faceva girare una grande ruota e con una serie di trasmissioni, meccanismi ed ingranaggi di legno, quasi sempre legno di melo, il movimento veniva trasmesso alle macine che frantumavano particelle di millimetro per avere una granularità di farina più grossa o più fine a seconda delle esigenze e del loro utilizzo.

            I vecchi mulini di un tempo e noi a Levone abbiamo ancora la fortuna di averne uno funzionante con tre macine, risalente ai primi del ‘ 500 , avevano quel profumo di farina fresca, ammantati sempre da una polvere sottile di bianco che ricopriva ogni angolo ed il vestiario del mugnaio, ma il tutto serviva a dare del buon pane, dell’ottima polente dei dolci per la festa e per i piccoli, realizzati artigianalmente e cotti nei forni o nelle stufe di casa.

            Quest’atmosfera particolare, che è rimasta impressa nelle persone di una certa età, è stata soppiantata nel tempo dai mulini moderni, che riescono a dare una resa di macinazione anche fino a 1.000 quintali l’ora, contro i circa 150 chili di farina prodotta all’ora dal mulini simili a quelli di un tempo e riportati dalla pubblicità del “ mulino bianco”

            La qualità del prodotto della farina macinata a pietra, non è paragonabile a quella attuale, in quanto nei mulini moderni il prodotto subisce uno shock termico portando la temperatura a 80/90°, mentre con la macinatura tradizionale, non subiva eccessivi riscaldi ed il prodotto si conservava integro in tutte le sue parti  offrendo al palato ed al nostro organismo una qualità ed un valore nutritivo superiore alle farine attuali.

 

ITALIANODOC (© 2004 - 2022)  -  Partiva IVA: 01543360992   -   Il sito non costituisce testata giornalistica   -   Registrazione e Contatti   -   Cookie   -   Privacy