La presenza di dipinti, sculture, cartoni per affreschi, opere di
grafica, cartelloni murali, mobili, oggetti d'arredo, gioielli, abiti, intende
offrire una visione a tutto tondo del rapporto tra le arti e le espressioni del
costume e della vita, confrontando artisti e materiali diversi. L'obiettivo
comune era, infatti, quello di ridefinire ogni aspetto della realtà e della
vita, passando dal mito classico a una mitologia tutta contemporanea.
Il compito dell'artista, così lo sintetizza Bontempelli, diviene quello di
"inventare miti, favole, storie, che poi si allontanino da lui fino a perdere
ogni legame con la sua persona, e in tal modo diventino patrimonio comune degli
uomini e quasi cose della natura".
Attraverso i maggiori protagonisti (pittori come Severini, Casorati, Carrà, De
Chirico, Balla, Depero, Oppi, Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Dudreville,
Dottori, Funi, Sironi, Campigli, Conti, Guidi, Ferrazzi, Prampolini, Sbisà,
Soffici, Maccari, Rosai, Guttuso, e scultori come Martini, Andreotti, Biancini,
Baroni, Thayaht, Messina, Manzù, Rambelli) risalterà la varietà delle esperienze
tra Metafisica, Realismo Magico e le grandi mitologie del Novecento.
Questo superamento della pittura da cavalletto per recuperare il rapporto tra la
pittura e l'architettura significò il grande ritorno al Quattrocento italiano
visto come fonte di ispirazione per gli artisti contemporanei. Giotto, Masaccio,
Mantegna, Piero della Francesca, per quel loro realismo preciso, avvolto in una
atmosfera di stupore lucido, appaiono particolarmente vicini. Guardare al
Quattrocento o all'antichità non significava recidere i legami con l'arte
contemporanea europea, certo non con quegli artisti che, come Picasso e Derain,
a partire dal secondo decennio del Novecento avevano già fatto lo stesso
percorso, passando dalla scomposizione e dall'astrazione
cubista alla ricomposizione della figura e a una nuova classicità in cui
venivano presi a modello l'antico e la tradizione italiana.
Non solo i dipinti, le sculture o l'architettura, ma anche le opere di grafica e
i manifesti diventarono parte integrante dell'immagine della città moderna. Il
Novecento passò dall'arte alta agli oggetti della vita quotidiana, dove si
respirava la stessa atmosfera di ritorno alla misura classica, anche nella
manipolazione di materiali preziosi. Lo testimoniano gli splendidi mobili e gli
altri oggetti di arredo disegnati da Piacentini, Cambellotti, Pagano,
Montalcini, Muzio, Gio Ponti e i gioielli realizzati da Alfredo Ravasco. Mai
come nel Novecento anche le vicende della moda si intrecciarono e si
identificarono con quelle della cultura e della politica, originando, tra il
sogno parigino e l'autarchia, la prospettiva della grande moda italiana.
Novecento.
Arte e vita in Italia tra le due guerre
Forlì, Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro; 2 febbraio - 16
giugno 2013
Informazioni e prenotazioni mostra
Tel. 199 75 75 15
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