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Il percorso che ci
aspetta, anche se impegnativo, è molto interessante dal punto di vista
“culturale” per cui abbiamo ritenuto utile dare qualche piccola
informazione circa i luoghi che incontreremo durante tutta la nostra
fatica. C’è solo da fare una breve premessa: dovunque si vada si
trovano tracce dei Medici che prediligevano questa zona tanto che la
Villa della Petraia era la casa di “residenza” e la Villa di Castello
la casa di “rappresentanza”
Partiamo quindi dal
Viottolone del Vivaio e giriamo a sinistra in Via di Castello. Vivaio è
l’antico nome del giardino della Villa di Castello, e con questo nome
era conosciuta tutta la località di Castello.
Via di Castello, così
come il relativo borgo, prendono il nome dalla presenza nei tempi
antichi dell’acquedotto romano di Valdimarina che univa Firenze a Sesto
Fiorentino. In latino tardo, infatti il termine castellum significa
cisterna, serbatoio.
Percorrendo un breve
tratto di Via di Bellagio (che vuole semplicemente indicare un luogo
bello) si entra nella Villa delle Brache. Il suo aspetto richiama un
fortilizio con una parte turrita di origine medievale. Appartenne agli
Aldobrandini, ai Tornabuoni ed a Camilla Martelli, amante di Cosimo 1°
dei Medici che abitava nella vicina Villa di Castello. Adesso appartiene
alla Soka Gakkai, un movimento religioso giapponese di ispirazione
buddista, che l’ha acquistata nel 1980 e restaurata.
Si esce a sinistra
sulla via Reginaldo Giuliani, strada dedicata ad un frate domenicano,
cappellano militare nella 1° guerra mondiale, morto nel 1935 durante la
guerra di Abissinia. |
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Si riprende il
Viottolone del Vivaio (che fa parte del parco Mario Luzi, intitolato al
grande poeta scomparso nel 2005) e si entra sulla destra in Piazza
delle Lingue d’Europa. Questo è il nome che il 3 Luglio 2007, con una
suggestiva cerimonia promossa dall’Accademia delle Crusca, fu dato alla
piazza antistante la villa di Castello.
Si entra nel parco
della villa di Castello
Costruita nel trecento
, fu acquistata nel 1477 dai Medici del ramo secondario (quindi non
quello di Lorenzo il Magnifico e di suo fratello Giuliano) che
ovviamente erano in disaccordo con i Medici del ramo principale che
infatti preferivano abitare nella Villa medicea di Careggi. Dopo varie
peripezie legate sempre alla famiglia Medici, la villa passò a Cosimo il
Giovane (figlio di Giovanni delle Bande Nere) che ne affidò
l’ampliamento e la ricostruzione al suo architetto di fiducia , Giorgio
Vasari. Un altro architetto e scultore, Niccolò Pericoli, detto il
Tribolo ebbe l’incarico di eseguire il giardino ideato dall’erudito e
studioso Benedetto Varchi. Trattasi di uno dei migliori esempi di
giardino all’italiana, con 3 terrazze degradanti (la prima divisa in 16
aiuole, la seconda con una straordinaria collezione di piante di
agrumi, piante per cui i Medici avevano una vera passione e la terza
contrassegnata dalla Grotta degli Animali) . L’importanza del giardino è
tale che nel 1984 è stato dichiarato museo nazionale e quindi gestito
dalla Sovrintendenza Museale di Firenze. |
Estinti i Medici, la villa
passò ai Lorena e poi ai Savoia (quando Firenze fu capitale) che però la
trascurarono preferendo la Villa della Petraia. Nel 1919 fu donata allo Stato
Italiano e per la villa ebbe inizio un periodo di decadenza fino a che negli
anni settanta fu restaurata e destinata ad ospitare l’Accademia della Crusca.
Usciti dal parco, si va a
diritto in via di San Michele a Castello dove incontriamo la Chiesa di San
Michele a Castello, di origine longobarda, favorita dalla famiglia Medici per la
sua vicinanza alle loro proprietà. All’interno è sepolto il poeta Mario Luzi.
Entriamo nel parco della Villa
della Petraia (da pietrosa come la collina sulla quale sorge). Anch’essa di
origine trecentesca, fu acquistata nel 1544 da Cosimo 1° dei Medici e restaurata
nel 1588 dal granduca Ferdinando. Come si vede dalla scarsezza di statue e
fontane e dalla presenza di piante “utili” la Villa era soprattutto un luogo di
residenza. Anch’essa appartenne poi ai Lorena, ai Savoia e, durante il periodo
di Firenze capitale, divenne residenza del Re Vittorio Emanuele 2° e della sua
moglie morganatica, la bella Rosina, che la preferirono a Palazzo Pitti. Nel
1919 fu donata allo Stato Italiano. Nel 1984 è diventata museo nazionale .
Il percorso all’interno del
parco, attraverso la proprietà Messeri, ci porta in via di Boldrone che prende
il nome da un pellegrino francese (secolo 13°) che fondò nel 1200 un eremo poi
monastero, soppresso nel 1808. Al bivio con Via dell’Osservatorio sorge un
tabernacolo con un dipinto del Pontormo- |
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L’osservatorio è quello che il
parroco scienziato di S.Maria a Quarto, don Pietro Stiattiesi fondò da solo,
all’inizio del 20° secolo, radunando una tale quantità di strumenti
metereologici e sismografi da far concorrenza allo Ximeniano.
Girando a destra si entra in
via Giuliano Ricci, una tipica strada di campagna dedicata ad un patriota
livornese morto a soli 46 anni.
All’inizio di Via della
Petraia si dice fosse situata la bottega del falegname Antonio Segoni,
diventato, in Pinocchio, Mastro Ciliegia. Sulla destra si trova Villa Corsini
Salviati. I suoi primi proprietari, la famiglia Palla Strozzi, ebbero il grave
“difetto” di opporsi ai Medici e per questo furono mandati in esilio. Dopo una
ristrutturazione per mano del Tribolo e vari passaggi di proprietà, nel 1697 fu
acquistata da Filippo Corsini consigliere del Granduca Cosimo 2°. In questo
periodo subì una nuova ristrutturazione in stile barocco da parte
dell’architetto Giovan Battista Foggini. Nel 1649 vi morì Robert Dudley Duca di
Nortumbria incaricato da Ferdinando 2° di rimodernare il porto di Livorno. Nel
1968 passò allo Stato Italiano, dal 2006 fa parte del Polo Museale Fiorentino ed
oggi ospita una raccolta di pezzi archeologici della Soprintendenza Archeologica
Toscana. Più avanti si trova l’ingresso alla Villa Il Bel Riposo dove Carlo
Lorenzini (Collodi) abitò insieme con il fratello direttore della manifattura
Ginori e dove scrisse “Le avventure di Pinocchio”.
Si riprende quindi Via di
Castello fino a Piazza delle Lingue d’Europa per rientrare nel parco della Villa
di Castello.
Da qui siamo pronti a partire
per il secondo giro che possiamo fare più velocemente del primo dal momento che
ci siamo già “istruiti”..Un’alternativa è farlo invece più lentamente per
ripassare quello che abbiamo imparato..
Il secondo giro parte sempre
dal parco della Villa di Castello ed è uguale al primo fino a Piazza delle
Lingue d’Europa.
Da qui si entra nel Viottolone
del Vivaio e poi nel nuovo moderno complesso sportivo dell’Atletica Castello
dove finalmente la nostra fatica è terminata.
A questo punto.. un meritato
ristoro .. ed arrivederci alla prossima gara !
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