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Francisco de Zurbarán
fu, insieme a Velázquez e Murillo, tra i protagonisti del Siglo de
oro della pittura spagnola e di quel naturalismo raffinato che
lasciò un’eredità duratura nell’arte europea. A rendere unico lo stile
del pittore fu la sua capacità di tradurre gli ideali religiosi dell’età
barocca con invenzioni grandiose e al contempo quotidiane, plasmando
forme di una tale essenzialità, purezza e poesia, da toccare
profondamente l’immaginario moderno, come traspare dall’opera di quanti,
da Manet a Morandi, fino a Picasso e Dalí, hanno guardato nei secoli
successivi all’opera del maestro sivigliano. In tempi più recenti, studi
autorevoli ed esposizioni internazionali hanno definitivamente sancito
il suo fondamentale contributo alla storia dell’arte.
Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con il
Centre for Fine Arts di Bruxelles, la monografica dedicata a Zurbarán è
l’occasione per ammirare per la prima volta in Italia i capolavori di
uno dei massimi interpreti dell’arte barocca e della religiosità
controriformista. Con questa rassegna, curata da Ignacio Cano con la
consulenza di Gabriele Finaldi, la città di Ferrara intende rilanciare
il proprio progetto culturale, teso a far conoscere al pubblico italiano
autori di altissimo livello e interesse, ma poco noti nel nostro paese. |
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Una rigorosa selezione
di opere provenienti da musei e collezioni private europee e americane
ripercorrerà le tappe salienti della carriera di Zurbarán. Dalle prove
con le quali l’artista si afferma sulla scena di Siviglia, “la Firenze
spagnola”, come La visione di san Pietro Nolasco (1629, Madrid,
Museo del Prado) o il più tardo San Francesco d’Assisi nella sua
tomba (1630-34, Milwaukee Art Museum), segnate dal luminismo
drammatico e contrastato della corrente del tenebrismo ispirata a
Caravaggio e Ribera, alle opere successive al soggiorno madrileno e al
contatto con Velázquez, improntate a un più sobrio lirismo, dove a
prevalere sono atmosfere più chiare, felici scorci sul paesaggio e
dettagli domestici, come ad esempio nell’Immacolata Concezione con
san Gioacchino e sant’Anna (c. 1638-40, Edimburgo, Scottish National
Gallery) o nella Vergine con il Bambino Gesù e san Giovannino
(1662, Bilbao, Museo de Bellas Artes).
Il percorso espositivo, scandito in sezioni cronologico-tematiche,
metterà in evidenza il talento del pittore nell’imporre un registro
innovativo a generi e temi della tradizione. Stupiscono per la vena
intima e immediata i soggetti legati all’iconografia mariana, come
mostrano quelle opere venate di una malinconia sospesa (La casa di
Nazaret, c. 1640-45, Madrid, Fondo Cultural Villar Mir), o capaci di
toccare corde di straordinario candore e tenerezza (Vergine bambina
addormentata, c. 1655-60, Jerez de la Frontera, Cattedrale di San
Salvador). |
E se il motivo dell’estasi raggiunge vertici d’ineguagliabile
intensità, come nell’Apparizione della Vergine a san Pietro Nolasco
dipinta attorno al 1628-30 (Collezione privata), il tema della meditazione trova
una delle sue interpretazioni più originali nel Cristo crocifisso con un
pittore (c. 1635-40, Madrid, Museo del Prado), un dipinto in grado di
trasmettere nella maniera più diretta il dialogo intimo tra l’umano e il divino.
Una delle punte più avanzate nella direzione del rinnovamento formale sono senza
dubbio le nature morte e i temi allegorici, come Una tazza d’acqua e una rosa
(c. 1630, Londra, The National Gallery) e Agnus Dei (c. 1634-40, San
Diego Museum of Art). La raffinatezza poetica di questi dipinti, in cui gli
oggetti sono collocati in uno spazio rarefatto e silenzioso, è affidata alla
sobrietà della composizione, alla purezza delle forme e alla regia dei valori
luminosi. In queste opere di piccolo formato, così come nelle nature morte
disseminate in molte delle tele presenti in mostra, Zurbarán restituisce le
forme come purificate dalla luce, in una visione cristallina del particolare e
di silenziosa monumentalità.
Tra le invenzioni più originali dell’artista vi sono infine le grandi figure di
santi, raffinate effigi che godettero di straordinaria popolarità e che furono
realizzate in serie soprattutto per le colonie del Nuovo mondo. |
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La sequenza riunita per questa mostra conta esiti notevoli come
la Santa Casilda (c. 1635, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza), il
Beniamino (c. 1640-45, Collezione privata) e la Sant’Orsula (Genova,
Palazzo Bianco), che testimoniano la capacità di ammantare gli episodi sacri di
un fascino elegante, grazie alla ricercatezza delle pose, alla resa
virtuosistica di stoffe preziose e alla tavolozza brillante. Queste figure
maestose, rivolte verso l’osservatore come protagonisti di un ritratto
esercitano, oggi come allora, un fascino magnetico.
Zurbaràn (1598-1664)
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 14 settembre 2013 – 6 gennaio 2014
Mostra a cura di Ignacio Cano, con la consulenza scientifica di Gabriele
Finaldi, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Centre for Fine Arts di
Bruxelles
Aperto tutti i giorni: 9.00-19.00
Aperto anche 1 novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio
Informazioni e Prenotazioni Mostre e Musei
tel. 0532 244949
diamanti@comune.fe.it
www.palazzodiamanti.it
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