In esposizione saranno presenti una ventina di
opere, tutti ritratti, dai bianchi su fondo nero di piccole e grandi dimensioni,
dipinti con le mani dove l’influenza dell’action painting e del dripping é
evidente, fino all’ultima serie, gli yūrei - che danno il nome alla mostra -
dipinti con mani e piedi, dove l’equilibrio tra il supporto di Jacquard
damascato e la pittura è sostenuto dal gesto performativo e dove il colore è
forma!
Sul margine della tela, appare l’ideogramma
giapponese degli yūrei, i fantasmi; nella cultura tradizionale nipponica questi
sono le anime dei defunti che sono incapaci di lasciare il mondo dei vivi e
raggiungere in pace l’aldilà.
Lo yūrei può infestare un oggetto, un posto o una
persona e può essere scacciato solo dopo aver celebrato i riti funebri o risolto
il conflitto emotivo che lo tiene legato al mondo dei vivi.
Nelle opere di Usvardi non ci sono “fantasmi”,
bensì “evanescenze”: tecnicamente egli opera sulle trasparenze, dove crea la
luce usando il fondo scuro per le ombre, dove dipinge le ombre facendo
trasparire il tessuto Jacquard con le sue caratteristiche vellutate.
Come scrive Igor Zanti nel testo introduttivo
della mostra:
“Ma non è la loro accezione tradizionale ad
interessare Fabio, quanto, piuttosto, l’essenza della loro sostanza
transitoria, il senso ossimorico di contemporanea affermazione e negazione
dell’essere che è insito nella loro immaginaria esistenza. |