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La vicenda al centro
de “L’Impresario delle Smirne”, ruota attorno ad un gruppo
di attori, uomini e donne, tutti pettegoli, invadenti, boriosi e
intriganti che, disperati e affamati, vivono per un breve attimo
l’illusione di ricchezza e celebrità nella speranza di riuscire a
partire per una favolosa tournée in Oriente con Alì, ricco mercante
delle Smirne intenzionato a formare una compagnia d’Opera.
Facili prede di
mediatori intriganti, di impresari furbi e rapaci, i poveri artisti
scoprono a loro spese che le regole del Teatro sono eterne e che la loro
vicenda scritta 250 anni fa ha un sapore grottesco di attualità.
Distratti dalle loro piccole beghe e rivalità, occupati a farsi la
guerra per far carriera, invidiosi di una posizione nella gerarchia di
palcoscenico, di un costume più o meno sfarzoso, di un privilegio in più
e soprattutto di avere una paga l’uno più alta dell’altro, non si
accorgono di essere delle piccole sciocche marionette i cui fili vengono
manovrati da chi il potere veramente ce l’ha, per la sua posizione o per
il suo denaro.
“L’Impresario
delle Smirne”
è un grande affresco, una cantata corale affidata all’insieme della
compagnia che lo rappresenta: ogni personaggio, dal Turco al servitore,
si rivela incisivo, necessario in un “divertissement d’ensemble”
che restituisce il clima lezioso e libertino dell’epoca, ma che allo
stesso tempo offre l’occasione per porsi alcune domande di sconcertante
attualità: che importanza ha l’Arte e in modo specifico l’Arte teatrale
nella società contemporanea? |