E’ lo
stesso Papaleo a descrivere Meridionando: “Come un
diario da sfogliare a caso, che raccoglie pensieri di giorni differenti. Brevi
annotazioni, rime lasciate a metà, parole che cercavano una musica, storielle
divertenti o che tali mi appaiono nel rileggerle ora. Non è che un diario
racchiuda una vita, ma di certo, dentro, trovi cose che ti appartengono, e nel
mio caso l'azzardo che su alcune di quelle pagine valesse la pena di farci
orecchiette, per riaprirle ogni sera a chi ha voglia di ascoltare.
A rendere
il tutto meridionale, ci pensa l'anagrafe dell'attore e della band che tiene il
tempo. Ma sarebbe meglio dire, il controtempo, visto che il sud, di solito,
scorre a un ritmo diverso. La questione meridionale in fondo è tutta qui: uno
scarto di fuso orario, un jet lag della contemporaneità che spesso intorpidisce
le nostre ambizioni. Del corpo sociale, siamo gli arti periferici, dita e
unghie. Il cuore pulsante batte altrove, mentre a noi, tutt'al più spetta la
manicure".
Dunque, un
teatro a portata di mano, "col desiderio, a ben vedere -conclude Papaleo-
solo di stringerne altre". |
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