Sul piano pratico l’iniziativa
si deve alla volontà del Signor Carlo Francesco Galli che insieme alla socia
Rita Calenda, tramite la loro struttura Artouverture, ha stretto un accordo con
il Comune di Bellagio che ha sposato l’idea, organizzato e finanziato l’evento.
Lo spazio espositivo è quello della Torre delle Arti, un’antica architettura
splendidamente restaurata, ricavando all’interno delle sale dentro le quali il
visitatore può trovare il miglior raccoglimento per assaporare le varie
iniziative; il tutto gestito con amore e professionalità dai competenti membri
di un’Associazione.
Gregorio Rossi parlò
occasionalmente di Bellagio con Eva Hesse in seguito ad una telefonata
dell’amico e corrispondente Carlo Francesco Galli che lì abita; la
conversazione si spostò sul Lago di Como e su quel paese chiamato “la perla del
lago”. La nipote del Premio Nobel riferì allora alcuni ricordi del nonno di
quando aveva visitato quei luoghi e ne era rimasto suggestionato tanto da
scriverci una poesia.
Questa informazione venne
riferita a Carlo Galli che da quel momento si impegnò per far lì ritornare
questo grande scrittore, non con un convegno intorno ai suoi romanzi ma proprio
con un suo racconto per immagini.
“La Torre delle Arti Bellagio”
ospiterà quindi questa teoria di 35 acquarelli che convivono con pannelli
didattici riportanti brani di scritti di Hermann Hesse riferiti all’arte, nonché
riproduzioni ingrandite di foto storiche dello scrittore e di ambienti a lui
legati, un video fornito dal Museo di Montagnola, la registrazione di
un’intervista ad Hermann Hesse fornita sempre dallo stesso Museo. Alcune
curiosità come per esempio uno dei suoi bastoni da passeggio, gli occhiali, un
servito da the, un samovar che lo scrittore aveva acquistato in Turchia poi
arrivato ad Eva Hesse e da lei donato all’amico Maurizio Lipparini che l’aveva
aiutata nella gestione di un Centro Studi sul nonno durante il soggiorno di lei
in Toscana, a Massa Marittima.
I curatori Gregorio Rossi e
Valentina Campatelli, in accordo con Carlo Galli e Rita Calenda, hanno
progettato questo evento nell’intento di cercare di dimostrare come l’ attività
pittorica di Hesse procede simile ad un racconto così come fosse uno dei suoi
romanzi, tanto che in una lettera del 1924 a Georg Reinhart scrive “Non sarei
giunto così lontano come scrittore senza la pittura.”
Indubbiamente una mostra
riferita ad un nome così famoso ha in assoluto la sua importanza, ma il fatto
che questo nome sia collegato al territorio dell’esposizione conferisce una
caratteristica originale.
La complessa internazionalità
della famiglia influenzò la vita di Hermann Hesse che si sentirà sempre un
cittadino del mondo, proprio com’è stato e continua ad essere per la nipote Eva.
Prese infatti le distanze dai molti intellettuali tedeschi che aderirono
all'idea dell'uomo-eroe.
All'avvento del Nazismo prese
una precisa posizione, rifiutando ogni compromesso con la cultura del regime;
tanto che in Germania venne vietata la pubblicazione dei suoi scritti che
riprese soltanto nel 1946, l'anno in cui gli viene conferito il Premio Nobel per
la Letteratura.
Nel 1931 si sposa per la terza
ed ultima volta, dedicandosi con ancora maggiore impegno alla realizzazione dei
suoi acquarelli, divenendo così un rispettato pittore; bisogna ricordare che
aveva dipinto alcune illustrazioni dei suoi libri.
Dopo il 1945 la sua fama
diventa internazionale tanto da essere uno dei cinque scrittori più letti nel
mondo.
Aveva l’abitudine di
illustrare le sue lettere agli amici con piccoli dipinti, quasi fossero
miniature. Molti acquarelli e disegni furono oggetto di regalo ad amici e
corrispondenti. In tutta la sua vita dipinse moltissimi acquarelli, oggi
distribuiti in importanti collezioni e musei, basti pensare che alcuni ne hanno
grosse raccolte, una delle più numerose è quella della Cassa di Risparmio di
Calw, in Svezia. Dopo il 1962 ha fatto il giro del mondo: a Tokyo nel 1976 e nel
1996, a Parigi nel 1977, a New York e a Montreal nel 1980, a San Francisco e a
Chicago nel 1981, a Madrid nel 1985, a Lussemburgo nel 1987, ad Amburgo nel
1992, a Sapporo nel 1995.
Questa mostra, oltre ad essere
un evento che ben si inserisce nell'attività culturale sempre promossa dal
Comune di Bellagio, è anche perfettamente corrispondente all'amore che questo
personaggio ha sempre avuto per i piccoli centri e per percorsi alternativi alle
grandi città.
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