THE FEET&TONES
Il progetto THE FEET&TONES nasce nel 2007 nella provincia di Arezzo, anche se
all’anagrafe i componenti risultano sparsi per tutta la Penisola. Già dal nome è
possibile intuire quale sia l’esprit della band. Non sarà infatti la lingua
inglese a svelarne il significato (“I Piedi ed i Toni”), bensì un italiano
volutamente maccheronico: ecco a voi i “fetentoni”.
Nato dalle ceneri di un progetto punk, il gruppo conquista fin da subito un
fedele pubblico nel centro e nord Italia grazie ad una forte comunicativa ed ad
uno spettacolo live in cui è difficile rimanere fermi. Nell’ ottobre 2009 esce
il primo album di inediti, “FETENTE” (etichetta indipendente ONE STEP RECORDS)
che diventa “Disco della Settimana” di “Caterpillar” (Radio 2).
Nell’Ottobre 2010, il gruppo entra a far parte del rooster di Make A Dream. Lo
spettacolo diventa sempre più energico e coinvolgente, racchiudendo inediti e
una serie di cover di brani italiani e stranieri riletti in puro stile Feet&tones.
Proprio per il successo riscontrato nei live da queste cover, il gruppo decide a
poco meno di 2 anni dall’uscita del primo album, di realizzare un disco
auto-prodotto, “BURLESQUE”. Una sorta di bootleg, una compilation di “canzoni
introvabili” e “non-autorizzate”. Attualmente il gruppo si divide fra palco
(GuardoAvantiTour-2013) e studio, per le registrazioni del nuovo album di
inediti, in uscita nella primavera 2014. Il sound dei Feet&Tones vuole essere
vintage e moderno allo stesso tempo; ci sono tracce evidenti del two tone degli
Specials come dello ska dalle marcate linee di cassa dei Rancid o degli Slakers.
La vena marcatamente roots di Toots and the Maytals e il rocksteady dei più
moderni No Dubt; il tutto con una firma chiara e leggibile: lo stile rude e
diretto dei Feet&Tones.
GIULIANO LUCARINI
Giuliano Lucarini prosegue il suo percorso alla ricerca artistica, proponendo
uno spettacolo live originale che unisce l’impatto di una band di 7 elementi ad
intermezzi teatrali e a trovate coreografiche evocative ed emozionanti.
Lo spettacolo, nel quale vengono proposti dal vivo tutti i brani presenti del
disco “Dagli e dagli...”, racconta una storia di formazione, in cui il
protagonista affronta un percorso che a partire da una condizione di alienazione
ed isolamento, attraverso la scoperta della musica, del movimento e della
socialità riesce a cambiare il corso della sua vita in modo imprevedibile.
Lungo il percorso, guidati dalla musica, si incontrano una serie di personaggi
archetipici, vere e proprie maschere dell’umanità (e della romanità)
contemporanea: il nevrotico, il precario, il contadino inurbato, il manovale
straniero, l’arrotino e l’ombrellaro, l’automobilista nervoso, l’amante tradito,
lo spaccone da bar, il sempreverde rugantino romanesco sagace ma disilluso e
alla ricerca di se stesso.
La musica di Giuliano Lucarini è il frutto di un incontro tra un musicista
romano, percussionista, coreuta, cantautore, e la musica del nordest del
Brasile, che vive all’interno di una tradizione espressiva popolare attiva ed in
ottima salute.
E’ musica nata dall’incontro traumatico tra i suoni e l’espressività dei neri
africani, degli indios americani e dei colonizzatori europei, frutto di un
sincretismo che in Brasile è cultura vivente. E’ questa visione sincretica che
Giuliano Lucarini ha riportato dai suoi soggiorni brasiliani aggiungendo un
elemento al mosaico: la nostra cultura e identità originale di italiani, le
nostre espressioni, musicalità, movenze.
Su basi percussive rigorosamente arrangiate secondo stili tradizionali del
nordest brasiliano o variamente elaborate dalla fantasia dell’autore sconfinando
nell’afrobeat e nella pizzica, si innesta un impianto musicale moderno, con
basso, chitarra elettrica e fiati ad accompagnare canzoni che, ispirate da canti
rituali e di lavoro di un continente lontano, ritrovano immediatamente la
genuina spontaneità dello stornello romano.
Una miscela esplosiva che non risulta mai forzata, mai meccanica, mai
accademica, e finisce per assumere un inaspettato sapore funky-rock; una musica
che invita il pubblico al movimento ed alla partecipazione attiva.
Insomma, rock afroromano, samba romanesco: musica popolare di un popolo che non
c’è ancora, il popolo della Roma del futuro, capace di ritrovare un’identità
forte attingendo dalle tante identità dei suoi nuovi abitanti.
KAMAFEI
Il Live 2013 del gruppo Kamafei, ha un titolo che è tutto un programma “Tutto a
Terzine”.
KamaFei
è un composto in griko che vuol dire caldo che scorre, quel caldo che ci
accompagna in ogni stagione, che nasce dagli strumenti tra l’antico ed il
moderno, lo stesso calore che si cerca di dare durante i concerti; è quel calore
restituito dal pubblico, che ascolta e partecipa a ogni spettacolo, inteso come
festa collettiva, che coinvolge come in una ronda estiva.
Nello spettacolo dei Kamafei si incontrano la spinta dalle travolgenti sonorità
tradizionali salentine “ben difese” da Melegari ben contaminate dalla passione
per la Spagna e per le diverse culture Mediterranee delle corde di Stefano Calò
il tutto accompagnato dal ritmo frenetico del Tamburello, la potenza ritmica
della batteria e del Basso Elettrico.
Non manca nulla nello spettacolo dei KAMAFEI per renderlo nuovo e divertente,
non dimenticando appunto le radici della tradizione salentina che fondendosi con
nuove sonorità si allargano a nuovi orizzonti. All’interno della musica del
collettivo salentino si nota il profondo legame con la propria tradizione e la
propria terra, ma anche la necessita, la voglia, il desiderio di scoprire la
contaminazione con altre culture, altre esperienze musicali.
L’incontro con stili musicali lontani geograficamente è sicuramente impegnativo,
ma pure molto intrigante; nel rispetto della tradizione si utilizza la
tecnologia, "in dosi mai eccessive" , mantenendo un profondo equilibrio
musicale. In questo nuovo viaggio, tutto si miscela e diventa un vero e proprio
stile, la pizzica tradizionale incontra le tradizioni del mediterraneo e si
confronta, legandoli ai suoni moderni e ai diversi stili del mondo d’oggi:
Reggae, Dub, Hip-Hop, Rock, Flamenco-Dub. Più forti sono i legami veri, vissuti
con le proprie origini e più ci si può permettere di lavorarci sopra per
costruire qualcosa di diverso, provocatorio, rivoluzionario ma credibile.
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