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SPETTACOLO: DONNA ROSITA NUBILE - Roma

Dal 4 al 6 novembre

 

DONNA ROSITA NUBILE

 

di Federico Garcia Lorca

 

Una produzione Teatro Arvalia

 

Regia  Valentina Marcialis

Con  Marco Di Campli San Vito, Laura Torresin, Carolina Damiani, Davis Tagliaferro, Valentina Marcialis, Claudio Fusi, Ida Vinella

 

Coreografie flamenco Lorena Salis

Aiuto regia  Duccio Mantovani

Luci  Antonio Biasini

 

Teatro Arvalia - Via Quirino Majorana 139 - 00146 Roma

Tel. 0655382002 – Cell. 3334366182 - e-mail: arvalia.lofficinadelteatro@gmail.com

www.teatroarvalia.it

 

Orario Spettacoli: ore 21 – Domenica ore 17

Biglietti: Intero € 12 – Ridotto € 10 + tessera associativa € 2

 

Il Flamenco come musica e presenza danzante nella nuovissima messa in scena di Valentina Marcialis che si ispira al senso dell’ineffabilità della vita di Garcia Lorca per costruire uno spettacolo in cui la donna, con i suoi sentimenti e le sue insicurezze, è la protagonista di un ingarbugliato intreccio. Orfana dei genitori ed adottata dagli zii che la proteggono in maniera esasperata, donna Rosita è una ragazza che non riesce a crescere neanche quando, innamorata del cugino in partenza, crederà per oltre trent’anni nel suo ritorno e nella sua promessa d’amore, istigando pettegolezzi sul suo conto ed ilarità quando il suo “lui” si accasa felicemente con un’altra donna. Nell’ambito di una commedia che ha i suoi momenti ironici ed episodi di estrema comicità, si dipana una tragedia della donna – caratteristica tipica nelle opere di Lorca – che subisce inconsciamente una pressione da parte della società benpensante e chiacchierona e non è a tutti gli effetti una donna libera. La ballerina Lorena Salis ben esprime la femminile illusione dell’Amore e di chi è rimasto fuori dalla corrente della vita inseguendo false speranze. Allo stesso modo, scenicamente, la metafora della rosa che fiorisce e sfiorisce sulla scena sottolinea l’ineffabilità dell’esistenza per chi si aggrappa alle bugie. In un cast di abili ed intensi attori spicca inoltre, attraverso il gesto, la voce ed una studiata prossemica, la questione sociale legata al contesto di Lorca, come anche di molti paesi popolati da personaggi convenzionali e, soprattutto, la fenomenologia dell’apparenza che, in particolare per mezzo della borghesia, si appiglia alla forma e alla futile vacuità di certi comportamenti  precostituiti e passatisti. Il che, ed è il messaggio lanciato da questo spettacolo, è attuale e ravvisabile in molte situazioni della nostra contemporaneità.

 

Lo que no vivio’ nunca

ni vivarà. Mis ojos

llenos de escarcha, copian

blancos bosques inmmoviles

 

Quello che non si è vissuto

non si potrà mai più vivere

I miei occhi pieni di brina copiano

bianche foreste immobili

 

Federico Garcia Lorca

 

 

Quello che non è stato vissuto vive in un mondo parallelo, tanto reale  o ancora più reale di quello che appartiene al mondo esteriore e visibile di tutto ciò che è stato concretamente fatto; così è per  Donna Rosita che rincorrendo il mito dell’adolescenza vuole resistere al tempo che passa e a tutte le certezze della realtà. Schiacciata dal perbenismo borghese e da un educazione claustrofobica,  rimarrà imprigionata in un’illusione di amore adolescenziale, in un’interminabile speranza di una promessa che si è ormai trasformata in una promessa di una promessa. Con sottile ironia e non senza  i suoi momenti di allegria viene rappresentata la parabola della vita,   una messa in scena   dove i personaggi utilizzano un linguaggio illusorio che tende a mascherare i  loro sentimenti; non vogliono accettare lo sfaccelo delle loro vite e quando prenderanno coscienza delle proprie frustrazioni sarà ormai troppo tardi per sanarle.

VALENTINA MARCIALIS

 


 

 

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