|
MOSTRA: INTRO(PRO)SPETTIVE
- Roma
intro(pro)spettive
(vol. 2)
Roma, dal 19 gennaio al 21 febbraio 2010
Presso DART Caffetteria Chiostro del Bramante, Vicolo
della Pace, Roma (Piazza Navona) l'intro(pro)spettiva di
Roberto Mercoldi
Roberto Mercoldi è nato a Roma dove vive e lavora.
Compie dapprima studi classici per poi studiare
Architettura. Si forma artisticamente presso la bottega
del maestro Francesco Sgarano. Collabora come assistente
presso La Facoltà di Architettura. Attualmente lavora
nell'interior design con un gruppo di giovani creativi e
cura le realizzazioni grafiche per una rivista
scientifica.
tra alienazione e utopia ecologista
di Alessandro Ingafù Del Monaco

L'analisi della città come luogo e dimensione della vita
di chi la vive è il nucleo intorno al quale Roberto
Mercoldi costruisce la sua ricerca. Nella città si
imprime il mutare del tempo sotto forma di storie e di
architetture; in essa convivono il passato, il presente
e il futuro di chi visse, di chi vive e di chi vivrà. E’
una eredità materiale e collettiva che direttamente o
indirettamente chiama tutti i suoi abitanti ad
imprimervi un’impronta che verrà tramandata. Questa
eredità è in continua trasformazione: ciascuno ne
possiede un pezzo, ciascuno la muta e con ciò trasforma
il volto di chi la abita. La città conferisce ai suoi
cittadini un carattere ereditato dalla sua storia, essa
è il “Luogo” per antonomasia dove si svolge la vita. Non
è un caso che essa in passato vissuta come “madre”,
venga oggi sentita dai “nuovi” abitanti come luogo di
pericolo ambientale, sociale, individuale. Tutto ciò sta
a denunciare la perpetuazione di una rotta sbagliata. Da
questo prende spunto l’Artista: la sua critica si
scaglia contro i creatori di mondi che, mossi
dall’interesse speculativo figlio di una precisa
ideologia, erigono contenitori alienanti senza attinenza
con uno spazio abitabile. Roberto vive e lavora a Roma,
la sua esperienza si nutre di una bellezza arcadica di
un passato oggi monumento, una rammemorazione nostalgica
di una vivibilità possibile, accerchiata dalla
ectoplasmatica Babilonia dei palazzinari. Ancora sono
presenti le suggestioni dell’International Style, del
Funzionalismo Razionale e delle grandi speculazioni
edilizie cominciate nell’ultimo dopo guerra:
sperimentazioni di un “passato presente” che non ha dato
risultati in termini di vivibilità. Roberto dipinge
astrazioni di palazzi post-moderni, sarcofagi,
contenitori di alienazione. Illumina gli oscuri spazi
dei quartieri di massa senza via d’uscita né controllo,
dove nasce il prodotto di una sottocultura colpevolmente
costruita. Le sue città sono ad alta densità popolare
eppure vuote, un chiaro riferimento allo spazio
psicologico di chi per condizione abita quegli spazi
disumani. Quella di Roberto è la città contemporanea
come “idea”: racchiude in se stessa la natura di tutte
le grandi metropoli. L’Artista vola sopra la metropoli
fantasma, e come il Piranesi, racconta la decadenza di
una città consumata, che non c’E’ più eppure continua a
consumarsi. E’ la scena apocalittica dell’estinzione
dell’uomo che attende un nuovo ripopolamento. La
solitudine di architetture essenziali, legate all’idea
ancestrale di casa-contenitore, denuncia il contrasto
del pieno degli spazi e del vuoto dalla vita. Dalle nude
finestre sventolano drappi colorati. Queste entità
fluide sono messaggere di speranza e rinviano ad un
passato classico rammemorante in rovine le grandi
meraviglie create: la bellezza come criterio della vita,
e ancora simboleggiano il pensiero e la creatività
annunciatori della buona novella. La visione
apparentemente malinconica racchiude in realtà una forte
reazione ottimistica: la città tornerà a popolarsi solo
quando la promessa del rispetto ambientale, dove
ambiente sta sia per spazio esterno che interno, sarà
mantenuta. Essa è ora vuota grazie al potere demiurgico
dell’artista che libera dal disumano gli abitanti,
lasciando quei non-luoghi al loro destino. Partendo
dalla critica dell’esistente Roberto apre la nuova rotta
di una utopica “Città del Sole”, dove per Sole si
intende il rapporto con una energia ecologica e
rinnovabile, una città ecosostenibile. L’Artista è
sensibile alla questione ambientale, disegna
un’alternativa fatta di speranze e di idee. Recentemente
ha affermato in una intervista: <>. Dunque la sua è una
scossa positiva che verte all’assoggettamento della
tecnologia non più ad ottiche di mercato ma ad una
concreta progettazione di uno stile di vita e di uno
spazio vivibile. La sua riflessione assume il nome di "intro(pro)spettiva":
ciò sta a significare l’indagine interiore
dell’orizzonte psichico, espressa attraverso la scienza
prospettica. La raffinata conoscenza della geometria
fornitagli dagli studi in Architettura, non rende la sua
opera un mero esercizio di tecnica. La scientificità
della composizione non limita le suggestioni della luce
che l’Artista rende entità metafisica: essa con una
volontà propria costruisce i volumi e ne indaga
l’essenza. La sua ricerca verte sull’uomo inserito nello
spazio, eppure questo non si vede mai, dunque si tratta
di una ricerca di essenze, di presenze metafisiche. Va
notata anche la sperimentazione cromatica che Roberto
effettua sulla tela: le sue architetture divengono
composizioni di forme e colori che prescindono dalla
dialettica per raggiungere una nuova dimensione estetica
che probabilmente sta maturando. Sicuramente sono molte
le suggestioni che popolano la sua memoria visiva, ma
paragonare l’opera di Roberto Mercoldi a quella di
qualche precursore, sarebbe un’operazione artificiosa e
inadeguata. Questo giovane artista promettente ha
imboccato una strada nuova: una ricerca personale
lanciata verso il futuro.
La città che non esiste
di Angela Russo
Attraverso le rappresentazioni pittoriche di Roberto
Mercoldi si giunge al paradosso che la città, nel suo
significato convenzionale, non esiste. Essa, infatti,
non è altro che un’invenzione delle prime civiltà, di
cui abbiamo notizia certa. Prima di queste, la parola
città non era mai stata contemplata. In seguito, le sono
stati attribuiti innumerevoli significati, risvolti,
interpretazioni. Quando parliamo di città, molto spesso,
non sappiamo di cosa stiamo parlando. Vogliamo abitare
una città. Ma cosa intendiamo quando chiediamo di
abitare una città? Un numero cospicuo di abitanti
nell'area considerata, una rete di collegamenti, un
particolare stile di vita? Nessuno di questi tre
aspetti, da solo, può fare di un luogo una città. Ecco
il perché dell’utopia, della ricerca illimitata di ciò
che travalica il senso acclarato di luogo vissuto per
giungere alla concezione più elevata di spazio vivibile.
Nelle traduzioni urbane di Roberto questa riflessione
sul futuro più immediato degli spazi vivibili è
incentrata sulle possibilità offerte dall’evoluzione
tecnologica di sistemi costruttivi eco-sostenibili, ma
prende anche coscienza dello scenario urbano
contemporaneo, caratterizzato da una società
anti-utopica, indesiderabile sotto molti punti di vista.
Scheda mostra:
titolo mostra: intro(pro)spettive (volume 2)
artista: Roberto Mercoldi
testi critici: Alessandro Ingafu del Monaco; Angela
Russo
inaugurazione: martedì 19 gennaio 2010 dalle 18.00 alle
20.00
durata mostra: fino al 21 febbraio 2010
orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00
(ingresso libero) - lunedì chiuso
luogo: DART Caffetteria Chiostro del Bramante, Vicolo
della Pace, Roma (Piazza Navona)
Info: tel. 06.68809035 -
www.robertomercoldi.it |
www.chiostrodelbramante.it
|
|