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MOSTRA MARCO PETACCHI - Reggio Emilia

Marco Petacchi

Mnemosyne

 

 

Il Mauriziano

11 settembre - 9 ottobre 2010

 

 

 

 

Comune di Reggio Emilia (Assessorato alla Cultura - Musei Civici) e Circolo degli Artisti presentano, dall’11 settembre al 9 ottobre, la personale del giovane artista reggiano Marco Petacchi, curata da Giuseppe Berti con un testo critico di Chiara Serri.

L’esposizione, che sarà inaugurata sabato 11 settembre alle ore 17.00 presso il complesso monumentale del Mauriziano, s’intitola Mnemosyne in riferimento ad una ricerca che ruota da anni attorno al tema della memoria, «che si esplica nella predilezione per una materia densa e stratificata, nella scelta del soggetto, ma anche nel recupero di immagini e simboli che appartengono all’inconscio personale e collettivo».

Una cinquantina di opere appartenenti a tre diversi cicli: Internati, Testamento e I guardiani della notte, tutti realizzati dal 2001 ad oggi. Se le prime tele riportano i volti straziati degli internati nei campi di concentramento, i legni, gli altari e le gabbiette della serie Testamento costituiscono, invece, un vero e proprio atlante della memoria, mentre le ultime opere su carta riabilitano I guardiani della notte -gufi, civette ed uccelli rapaci- troppo spesso associati alla malasorte e alla sventura. L’artista, infatti, è da sempre interessato ai reclusi, ai diversi e agli emarginati, insomma alle Anime salve cantate da Fabrizio De André.

La mostra, visitabile da martedì a venerdì ore 9.00-12.00, sabato ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00, si concluderà il 9 ottobre, in occasione della sesta edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani.

Marco Petacchi nasce nel 1975 a Reggio Emilia, dove vive e lavora. Diplomato presso l'Istituto d'Arte Gaetano Chierici, ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Bologna, prendendo parte a diverse esposizioni personali e collettive come "I miei fogli" (Archivio Giovani, Reggio Emilia, 1999), "Marco Petacchi" (L'Ottagono, Bibbiano, 2001), "L’isolachenonc’è - Arte con la sindrome di Peter Pan" (Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia, 2003), "Voodoo" (Solaio 2C, Reggio Emilia, 2003) e "Dentro" (Galleria San Francesco, Reggio Emilia, 2009).

 


 

SEDE ESPOSITIVA:

Il Mauriziano

Via Pasteur, 11

42122 Reggio Emilia

Inaugurazione: sabato 11 settembre, ore 17.00

Orario di apertura: da martedì a venerdì ore 9.00-12.00, sabato ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00, domenica ore 16.00-19.00.

 

 

PER INFORMAZIONI:

Circolo degli Artisti

Via Scaruffi, 1

42122 Reggio Emilia

Tel. 0522 554711

info@circolodegliartistire.org

www.circolodegliartistire.org


 

Mnemosyne

di Chiara Serri

 

Dalla tela alla carta, passando per altari votivi e gabbie del pensiero, la ricerca di Marco Petacchi ruota da una decina d’anni attorno al tema della memoria, che si esplica nella predilezione per una materia densa e stratificata, nella scelta del soggetto, ma anche nel recupero di immagini e simboli che appartengono all’inconscio personale e collettivo.

Tutti elementi che si ritrovano trasversalmente nei tre diversi cicli di opere presentati nelle sale del Mauriziano: Internati, Testamento e I guardiani della notte.

L’immagine si pone, infatti, come saldatura tra materia e memoria, luogo di incontro tra i volti straziati degli Internati nei campi di concentramento e le paste alte al silicone, prima incise e poi inchiostrate col catrame. Singole tele che si fanno sequenza, ricordando gli Otages di Foutrier così come le danze macabre tardo-medievali o le mummie conservate nella Chiesa dei Morti ad Urbania.

I legni, gli altari e le gabbiette della serie Testamento costituiscono, invece, un vero e proprio atlante della memoria di dimensioni ed ordinamento variabile, un po’ come i libri nella celebre  biblioteca di Aby Warburg.  Opere che traggono tutte origine da materiali poveri (vecchi strumenti agricoli, sgabelli per la mungitura, finestre e cassetti di fòrmica anni Sessanta), recuperati dall’artista ed innervati di nuovi significati. Da un lato i legni, che diventano lapidi di persone solitarie, diverse ed emarginate, insomma delle Anime salve cantate da Fabrizio De André; dall’altro gli altari, nei quali il quotidiano e i ricordi di famiglia vanno a mescolarsi ad immagini sacre, offerte votive ed elementi organici, ovvero alle forme e ai miti di una memoria collettiva di matrice junghiana, comune a tutti gli uomini. Ex voto e talismani con valore apotropaico ai quali si aggiungono anche le gabbiette: luoghi di reclusione per intellettuali, anziani, anarchici, vedove e bambini.

Come nelle opere della serie Testamento l’artista riabilita i reclusi dei bagni penali di fine Ottocento e i soldati dei battaglioni d’Africa, i condannati a morte e gli omosessuali, tutti tatuati, bendati e invecchiati col catrame, così i soggetti delle recenti carte sono I guardiani della notte:  gufi, civette ed uccelli rapaci, troppo spesso associati alla malasorte e alla sventura.

Proprio in questi ultimi disegni, il catrame, trait d’union dell’intera produzione e veicolo della memoria, completa i profili degli animali, tracciati con segni netti e decisi, quasi xilografici, aprendo ad una dimensione “altra”, magica ed alchemica che, ancora una volta, ci rimanda al passato e all’inesauribile tradizione medievale.

 


 

 

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