SPETTACOLO INTERCITY
PLUS - Pozzuoli (NA)
Art Garage
presenta
INTERCITYPLUS
La Via Crucis di un povero
Cristo
scritto e diretto da
Carmine Borrino
con Anna Moriello,
Rosario D’Angelo,
Noemi Coppola
e Carmine Borrino
Musiche eseguite dal vivo
da Mariano Bellopede
da giovedì 14 a domenica
17 ottobre - ore 21
sabato 16 ottobre - ore 18
presso Art Garage – sala Moliere
via Solfatara - P.co Bognar, 21
Pozzuoli (Na)
Quest’anno ricorre il 150°
anniversario dell’Unità d’Italia. Eppure l’Italia non
sembra né unita, né moderna. Lo spettacolo INTERCITYPLUS
mette in scena una storia tanto contemporanea quanto
antica: la questione dell’emigrazione.
Salvatore, giovane ragazzo
meridionale, compie il lungo viaggio da sud verso nord
alla ricerca di una vita più dignitosa. Un viaggio di 14
stazioni come le stazione che Cristo compie nel suo
calvario. Accompagnato dalla madre Maria, dalla
fidanzata Maddalena e dal cugino Giovanni, arriva a
destinazione “stanco-morto” per la meritata resurrezione
a vita migliore.
«Un viaggio
dall’esasperazione. Una fuga verso una vita migliore. Un
percorso lungo 14 stazioni, come quelle percorse da
Cristo nella via Crucis, che diventano 14 stazioni di un
Intercity che da Napoli arriva a Treviso. Sette ore di
viaggio lungo il quale si consuma la disperazione di un
povero cristo meridionale. Disperazione che diventa
morte e, ovviamente, resurrezione», Carmine Borrino,
autore, regista e interprete dello spettacolo, introduce
così il suo lavoro.
La stesura del testo se da
un lato prende ispirazione dalle Sacre Scritture
utilizzando parole e significati come figlio,
padre, sacrificio, portare la croce,
uomo, che pronunciate da un semplice ragazzo di
periferia si caricano di ancor più sacralità, dall’altro
risente del linguaggio della comunicazione moderna:
veloce, schietta, risolutiva.
Interessante poi la
struttura della messa in scena, costituita da: prologo –
partenza; viaggio – via crucis – crocifissione; epilogo
– resurrezione. Drammaturgia che “tenta” un superamento
della forma popolare napoletana per eccellenza da cui
prende spunto, la sceneggiata, e che ne propone la
ri-abilitazione, confermandola genere teatrale vivo e
ancora efficace per emozionare. «La canzone popolare –
dichiara infatti Borrino – si fa cellula drammaturgica,
sbriciolandosi tra le battute, ma è pronta a ri-comporsi
nel momento importante per il climax scenico,
liberandosi poi in una “sentimentale” catarsi».
Uno spettacolo fortemente
politico, a testimonianza di quanto la politica sia
entrata prepotentemente e in maniera “sporca” nella vita
di ciascun italiano. Condizionandone il destino,
influenzando amori e umori, ostacolando la crescita di
ragazzi che, se pur uomini, non riescono a maturare, e
inducendo madri ad esercitare un affetto iperprotettivo
nei confronti di figli sempre più precari, sia dal punto
di vista sociale e lavorativo che da quello emotivo,
affettivo, sessuale.
Un testo che racconta la
fragilità economica, sociale e culturale del meridione
rispetto al Nord industriale e operoso: «Migliaia di
persone l’anno si trasferiscono ancora da sud verso
nord, un’emigrazione che non si è mai arrestata. Tutti
si mettono in viaggio verso una vita più dignitosa,
attraversano l’Italia tentando l’ultima carta, sperando
di ottenere, lavorando, ciò che fa di un uomo un Uomo».
Al pubblico, che si
riconoscerà nei personaggi messi in scena perché
estrapolati dalla quotidianità, non resterà altro che
lasciarsi andare a quella sensazione di “riso amaro”
tipica della dialettica partenopea: la tendenza a
lamentarsi da un lato, ma anche la propensione a nutrire
speranza e fiducia nel futuro.
Note di regia
Un viaggio
dall’esasperazione. Una fuga verso una vita migliore. Un
percorso lungo 14 stazioni, come quelle percorse da
Cristo nella Via Crucis, che diventano 14 stazioni di un
Intercity che da Napoli arriva a Treviso. Sette ore di
viaggio lungo il quale si consuma la disperazione di un
povero cristo meridionale. La disperazione che diventa
morte e, ovviamente, resurrezione.
Migliaia di persone l’anno
si trasferiscono ancora da sud verso nord,
un’emigrazione che non si è mai arrestata. Tutti si
mettono in viaggio verso una vita più dignitosa,
attraversano l’Italia tentando l’ultima carta, sperando
di ottenere, lavorando, ciò che fa di un uomo un Uomo.
Ho scritto questo testo
pensando e dedicandolo ai tanti conoscenti che hanno
fatto questa “scelta-non scelta”, dal momento che chi ha
poche alternative non ha altra scelta, appunto, che
partire, andare via, abbandonando una terra che ormai
non merita più il sacrificio e il sentimentalismo di chi
le perdona tutto il male che ancora oggi continua a
commettere.
Quello che verrà messo in
scena è il viaggio di un “povero cristo” che sotto il
peso della propria croce (l’“essere meridionale” non
come condizione patetica, ma come effettiva condizione
sociale) percorre il lungo calvario verso la
morte-resurrezione, un addio a tutto ciò che è stato e
una scoperta a tutto ciò che sarà. Salvatore, il povero
cristo protagonista di questa Via Crucis contemporanea,
sacrifica tutta la sua esistenza per inseguire il
desiderio di una vita modesta e dignitosa, in termini
concreti (casa, macchina, famiglia) ed emotivi
(realizzazione personale, auto-stima).
1861 – 2011. Centocinquant’anni
dall’Italia unita.
Unita?
Uguale? Moderna come dovrebbe essere? Non credo. E
insieme a me non lo credono in tanti.
Il sacrificio lo compie
sempre chi non ha più “né cielo ‘a vedè, nè terra ‘a
cammena’”, si dice dalle mie parti. E dalle mie parti è
sinonimo di periferia, basso livello sociale e
culturale, assenza di ambizione nei giovani. Dalle mie
parti la gente vive con meno di mille euro al mese,
crearsi una famiglia diviene impossibile e possedere una
casa propria è il sogno di una vita. Qui la generazione
degli anni Cinquanta continua ancora a sacrificarsi: da
giovani hanno lavorato per aiutare genitori, fratelli e
sorelle; da vecchi ci rimettono la pensione per
mantenere i propri figli.
INTERCITYPlus è “il
treno del sole”, quello che ancora oggi la domenica sera
viaggia in direzione nord stracarico di gente e va in
direzione sud durante le feste natalizie, sempre
stracolmo. Quello che ospita gente che sembra avere
sempre la stessa faccia, immutata negli anni, con lo
stesso accento, lo stesso modo di fare, le stesse
necessità, gli stessi sogni di sempre.
Carmine Borrino
organizzazione:
Veronica Grossi
assistente:
Federica Nuovo
disegno luci:
Ettore Nigro
intervento artistico
su costumi e attrezzeria:
Daniela Politelli
comunicazione e
grafica: Arturo Altero
Si ringrazia
particolarmente Martina
Sperotto
Per info e prenotazioni:
081 13031395
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