MOSTRA: IL MONDO IN
PRESENZA DI COSE - Perugia
INAUGURAZIONE STAGIONE
ESPOSITIVA 2010/2011
SPAZIO CULTURALE COMBO
con il progetto espositivo
IL MONDO IN PRESENZA DI
COSE
A CURA DI ALBERTO
ZANCHETTA
FRANCESCO
BOCCHINI
| JUAN CARLOS CECI
| MARCO
DI GIOVANNI
| ANDREA FACCO
NERO
| LUCA PIOVACCARI
| ANDREA SCOPETTA
| GIOVANNI TERMINI
INAUGURAZIONE SABATO 9
OTTOBRE H19
e a seguire
performance musicale del quartetto
This Harmony
l’esposizione continuerà
fino al 31 ottobre 2010, dal martedì alla domenica, ore
15.00 – 02.00
Una cosa detta con
altre parole, o in altre lingue, rimane sempre la
stessa? Oppure cambia a seconda della cultura e della
società che la nomina e la giudica? Ma soprattutto,
cos’è questa “cosa”?
Edgar Allan Poe definiva
la Cosa come l’incarnazione del terrore.
Lo scrittore cercava di spiegarci che l’apparizione di
questa Cosa sarebbe stata (sia per i
lettori che per i protagonisti delle sue storie) una
liberazione. Sennonché la Cosa si lascia
sempre desiderare, prolunga la sua attesa e alla fine
non si rivela quasi mai. Se potessimo toccare il fondo
del terrore – o se preferiamo dire del “perturbante”,
terminologia che ben si attaglia alle arti visive degli
ultimi secoli – sicuramente la nostra ansia svanirebbe.
La cosa
intesa nella sua piena materialità lenisce quindi la
paura, ma non per questo riesce a rassicurarci
completamente. Pensiamo alle
arti visive, le quali rendono concrete le “cose”
dispensandole dall’obbligo di appartenere veramente al
mondo fenomenico. Di fronte a certe opere, lo sguardo
estraniato ed esterrefatto dello spettatore, e talvolta
la sua incapacità di relazionarsi con esse, è un
evidente segnale di pervertimento. Vale a dire: benché
il mondo sia il contenitore, non vale qui il processo
metonimico, il contenuto non è cioè la sua diretta
espressione. Ne è semmai un’alterazione,
un’altercazione, un’interdizione…
L’arte è un mondo a sé,
specchio de-formato o ri-formato della realtà. La
cosa/oggetto/opera c’è, esiste, ma non deve
necessariamente render conto al mondo in cui viviamo, e
a cui chiediamo continuamente delle risposte. Nell’arte
la Cosa non è mai ciò che crediamo che
sia: la Cosa è un’entità proteiforme.
Il mondo in
presenza di cose offre una
selezione di opere che interrogano la loro
“cosificazione” così come il loro rapporto con il mondo
reale. Il primo spunto ci è offerto da un polittico di
Juan Carlos Ceci, paesaggio viscerale-sessuale, più
ontologico che floreale; l’installazione di Luca
Piovaccari si interroga invece sui cascami dell’ambiente
naturale in rapporto all’inurbamento selvaggio; Andrea
Scopetta progetta la casa perfetta per sé,
immagine utopistica che non può (né dovrà) trovare
corrispondenza nella realtà; Marco Di Giovanni crea
ribaltamenti percettivi all’interno di sculture
domestiche, mentre gli oggetti defunzionalizzati di
Giovanni Termini e di Nero offrono una risignificazione
alla normale destinazione d’uso; infine, un piccolo
omaggio a Giorgio Morandi, alle sue bottiglie dai vetri
dipinti, che in Francesco Bocchini diventano un
simulacro doppiamente sur-reale, e che in Andrea Facco
vengono smaterializzate in “immagini di immagini”.
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